Ti ho amato, per un secondo, ma era amore.

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La ragazza era appena uscita dalla libreria e non si era accorta di niente. Iniziò a camminare a passo spedito, di fretta verso il parco che era lì accanto.

I suoi capelli ondeggiavano fluidi, lisci come spaghetti, roteavano nell'aria per poi ricadere dritti sulle spalle adagiandosi alle pieghe della sua camicetta rosa perla. Fece una tappa al bar e comprò il suo gelato preferito, salutò il barista, che ogni volta che entrava lì si precipitava a chiederle aiuto solo per guardarla sorridere. Quel sorriso che ti lascia senza fiato, a bocca aperta e pieno, pieno di lei.

Lydia, non si era accorta di niente ma da quella libreria uscì un ragazzo, subito dopo di lei, che rischiava di essere accusato di furto tanto era preso a guardarla. La seguí a passo svelto con le gambe avvolte dai suoi skinny neri ed ai piedi, che quasi correvano, portava delle vans, di quelle larghe, di quelle che si usano per fare skate. Si fermó poco più lontano dal bar con le pareti a vetri guardandola acquistare il suo gelato e provó un profondo sentimento di gelosia verso il barista. Alzò le maniche della felpa giallo ocra e la seguí impegnato, con il libro nella mano, all'entrata del parco della quale varcó la soglia.

Lei, mangiava lenta il suo gelato mentre incuriosita leggeva qualche riga del suo nuovo libro. Si posò con leggiadra su una panchina e la sua gonna a pieghe fece una mezza giravolta prima di venir schiacciata sulla pietra marmorea. Lui, era rimasto fermo sul vialetto a fissarla, non ci credeva quasi che fosse vera. Doveva fare qualcosa ma con quell'aria che sembrava fluorescente, lei lo aveva disarmato. Luke, infine, si decise. Riavvió i capelli corvini mettendoli in disordine ma facendogli riacquistare leggermente un po di vita. Ora erano più dritti di prima ma immobili per la cera che ci aveva applicato. Camminó piano sentendo le parole venirgli meno e poi se la trovò di fronte, così vicina da poterla toccare, esplorare. Lei dalla sua parte, non si era accorta di niente. Si era persa in un mondo fatto di parole di uno scrittore neozelandese di cui nessuno sapeva l'esistenza ma quando lui fu lí, inevitabilmente alzò lo sguardo rendendosi, da subito, naufraga dei suoi occhi.

- C'è qualche problema?

Chiese lei, piano, in modo aggrazziato, con la voce che le aveva portato via il respiro per quei occhi blu mare in cui navigava senza bussola.

- A dire il vero, si.

Rispose lui dopo aver curvato le labbra in uno sghembo sorriso.

- Un problema c'è.

Disse fissando quei suoi occhi gialli ambra che sorridevano al posto delle labbra.

Lei lo trovò buffo e stava per esplodere in un eccesso di risa che tenne incastrato fra le costole.

- Mi sono accorto di non averti mai parlato, questo si che è un problema. Posso porre rimedio?

Sorrise sotto i baffi, annuendo mentre si sedeva accanto a lei su quella panchina piena di ricordi che ora era piena, delle loro anime.

Lui continuava a guardarla e non resisteva più, doveva farla sua mentre lei aveva uno sguardo triste pieno di non so cosa ma sembrava dolore. Spostò lo sguardo su una coppia di signori anziani che ancora si tenevano mano nella mano e pensò che forse avrebbe dovuto tentare, accantonare i problemi per un attimo e buttarsi.

Lydia si giró verso Luke, lui sorrise e lei lo guardò. Chiuse il libro e riempì d'aria i polmoni, stava per parlare ma poi scosse la testa.

- No...

Concluse con un filo di voce mentre ancora puntava lo sguardo negli occhi feriti del ragazzo.

- Credo di non poter aiutarti a porre rimedio al tuo problema, non sono io quello che cercavi.

Si alzò e prese a camminare, raggiunse il viale e con un vuoto dentro si giró a guardarlo. Era rimasto fermo, distrutto, con il sorriso a terra che ora lei stava calpestando.

- Ciao.

Gli disse e lui pensò che anche in quella circostanza ebbe una voce perfetta.

Alzò una mano a ricambiare il saluto e poi la guardò andarsene. Lui rimase lì per il resto della giornata e decise di non mettere più piede nè in quel parco nè in quella libreria. Lei tornò a casa e rimase di fronte allo specchio per parecchio prima di farsi una doccia cancellandosi da dosso il trascorso di quella giornata. Quel giorno entrambi persero qualcosa, quel giorno entrambi acquistarono un vuoto incolmabile nell'anima. Lei se ne pentí ma lo decise, per il suo bene, mentre lui non se ne capacitó e ci impazzí dietro a quelle parole. Quel giorno entrambi si persero ma lei avrebbe deciso, un giorno, di suicidarsi e lui, invece, sarebbe dovuto partire per la Russia. Entrambi si persero ma si evitarono ulteriore dolore, così si fecero del bene, inconsapevolmente. Non sempre può finire tutto nel migliore dei modi, purtroppo.

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