«Vedi, io e te non possiamo stare insieme» gli feci notare, cercando di capire a cosa stesse pensando. Guardava davanti a sè, giocherellando con l'accendino e fissando il vuoto. Quando si girò nuovamente a guardarmi, dopo alcuni secondi che mi sembrarono un'eternità, aveva gli occhi lucidi.
«Lo dici come se fosse la cosa più normale del mondo.» mi accusò; una lacrima gli rigò il volto.
«Perchè lo è,» gli spiegai io «se ci pensassi, te ne accorgeresti anche tu.»
Scosse la testa. «No, non è vero» aggiunse dopo poco.
Ma io ero irremovibile. «Non è che non riesci, è solo che non vuoi: decidi tu stesso cosa ricordare, solo per non vedere la verità. E non vuoi vederla perchè non ti sta bene.»
«Invece a te sì?» mi aggredì; un'altra lacrima «tutto quello che abbiamo passato non conta niente?»
Io esitai un attimo, per la prima volta in quella sera «Non lo so. Non so se mi sta bene. Voglio quello che è giusto. E sì, tutto quello che abbiamo passato conta eccome, mi ha fatto capire che siamo sbagliati io e te insieme.» E in quel momento, nel momento stesso in cui lo dissi, capii che non c'era niente di più falso . Ma non potevo tornare indietro, è la cosa giusta, mi dicevo. Mi ero preparata tutto, avevo le giustificazioni, mi ero promessa che quella sarebbe stata l'ultima serata che avrei trascorso guardandolo. Senza amore non avrai sofferenze, mi ricordai ancora una volta. Ormai avevo scelto: dovevo rispettare la mia decisione.
«Sbagliati» ripetè con disprezzo, distogliendomi dai miei pensieri. Il fatto che sembrasse arrabbiato mi aiutava a rimanere fedele alle mie scelte. Lui si accese una sigaretta «E perchè?» mi chiese, fissando i suoi occhi nei miei. Quegli occhi avevano sempre reso tutto piú difficile. No, stavolta no, mi dissi. Decisi di guardare altrove, e mi misi a osservare il cielo. Sospirai, e iniziai il mio racconto: «La prima volta che ci siamo incontrati» mi schiarii la voce e ricominciai. Non dovevo pensare a lui, dovevo essere decisa. «La prima volta che ci siamo incontrati tu eri ubriaco, mi hai guardata, mi hai puntato un dito sul petto e mi hai detto "tu, tu sei fottutamente bellissima". Il giorno dopo, mi hanno chiesto di scegliere un ragazzo con cui non mi sarei mai trovata bene, e io feci il tuo nome. Poi però mi invaghii di te, e questo perchè l'amore, o anche solo il principio di esso, annebbia i pensieri, l'amore è un sentimento sbagliato, Matthew.»
Pensò qualche secondo e poi, con calma, disse: «È passato quasi un anno da quel giorno... Le persone, così come le opinioni, cambiano. Forse ti eri fatta un'idea sbagliata di me»
«Credo in realtà che l'amore sia sbagliato».
Lui scosse la testa e sorrise. Era un sorriso malinconico, triste. «Questo non mi basta, come giustificazione. Un cattivo inizio non è sempre segno di una brutta storia»
«Forse ti basta la notte dell'incidente. Quando eravamo in moto e ci siamo schiantati. Mi hai lasciata sola di notte, mezza svenuta!»
«Avevo paura, ed ho sbagliato, lo so, lo so, e non ho scusanti. Ma avevi detto di averlo superato, non era vero?»
«Sì, era vero, ma non è solo questo, è per tutto. Siamo sbagliati perchè a te piace il calcio e io non ci capisco niente, sbagliati perchè io adoro la musica classica e tu no, sbagliati perchè tu sei uno che cambia una ragazza alla settimana, che salta la scuola, che fuma, e io mi sono sempre detta che mai sarei stata con un ragazzo che fuma. Sbagliati perchè tu ami il mare e io la montagna, sbagliati perchè tu sei il tipico cattivo ragazzo mentre io sono una 'per bene', sbagliati perchè ti piacciono le bionde e io sono mora, sbagliati, sbagliati sbagliati!» dissi, più per convincere me stessa, che non lui.
«Stronzate!» urlò. «Tutte stronzate! Stai dicendo che siamo sbagliati solo perchè siamo diversi. Ma non c'è niente di sbagliato. Da quando sto con te ho ascoltato almeno 5 concerti di musica classica e camminato in montagna più volte. Ho smesso di saltare la scuola e sto provando a non fumare più. Tu invece hai capito la regola del fuorigioco e imparato come catturare un granchio tra gli scogli. È questo l'amore, l'amore è prendere pezzi dell'altro e aggiungerli alla propria vita. Quello che dici non ha senso.»
E aveva ragione, quanto aveva ragione. Ma non potevo riconoscerlo, quindi non risposi e abbassai lo sguardo sulle mie scarpe.
«Guardami negli occhi.»
Scossi la testa.
«Anna, guardami»
«Non voglio baciarti» dissi, quasi piagnucolando.
«Non ho nessuna intenzione di baciarti» mi rassicurò.
«Ma il nostro primo bacio è stato così: su un muretto come questo, in una notte come questa.»
«Anna per favore guardami.» Lo guardai. «Mi vuoi lasciare, e io non te lo impedirò. Se è questo che vuoi, ok, rispetto la tua scelta. Ma almeno dimmi perché. Dimmi cosa ho sbagliato.»
E a quel punto tutte le ragioni che mi avevano spinto alla mia scelta mi tornarono in mente: avrei potuto dirgli che era perchè il nostro amore mi faceva star male, perchè i miei genitori non lo approvavano; avrei potuto dirgli che era perchè con lui mi sentivo sempre insicura, che era perchè sapevo che la notte dopo l'incidente, quando credeva di avermi persa, mi aveva tradita con un'altra, avrei potuto dirgli che era perchè così avrei risparmiato a entrambi la tristezza di perderci. Ma non lo feci. Al contrario, mi alzai, senza dire niente, gli voltai le spalle e mi incamminai.
«Anna!» urlò. La sua voce era distorta dal pianto, ma chiara, perchè a quel muretto non giungevano rumori, se non il frinire dei grilli. «Non me lo vuoi dire. Va bene, rispetterò anche questa scelta. Ma lasciati dire una cosa» Mi fermai, senza però guardarlo, e lui proseguì: «Io ti amo, Anna. Ti amo perchè quando sei dubbiosa arricci il naso e quando ragioni strizzi gli occhi. Ti amo perchè sei l'unica persona che conosco a cui piace la nutella ma solo con le crepes. Ti amo perchè nel cappuccino metti sempre una bustina e mezza di zucchero e poi giri in senso antiorario. Ti amo perchè sei così folle da voler diventare mancina, ma ti dimentichi sempre e usi comunque la mano destra. Ti amo perchè metti sempre gli altri prima di te. Ti amo perchè quando sei preoccupata ti arrotoli una ciocca di capelli attorno al dito. Ti amo perchè per convincermi a smettere di fumare hai deciso di smettere di mangiarti le unghie. Ti amo perchè se non hai lo smalto abbinato alla maglietta non esci di casa. Ti amo perchè quando hai i capelli spettinati sei bellissima. Ti amo per le tue lentiggini e per il modo in cui mi baci. Ti amo perchè, pur di non farmi soffrire, non vuoi dirmi il vero motivo per cui mi lasci e preferisci dirmi che 'siamo sbagliati'. Ma ti assicuro che non è vero. Io sono sbagliato, e tu sei l'unica ragazza che ha saputo rendermi giusto. E io ti amo per questo. Ti amo, Anna, e continuerò a farlo.»