Capitolo 25 - L'occhio della Signora dell'Equilibrio

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Alex e Hiss erano un po' ai ferri corti da dopo gli eventi di Elizabeth City.

Il serpente era sparito nel nulla, abbandonandolo a sé stesso mentre combatteva quel demone in una lotta che sembrava impossibile da vincere, ed era tornato a farsi vedere soltanto dopo che la testa di Cropfield aveva smesso di rotolare sulla sommità del palco della commemorazione.

Ad Alex non ea proprio andata giù; loro avevamo sempre fatto tutto insieme e avevano affrontato ogni sfida fianco a fianco. Nell'esistenza del giovane bibliotecario di Filadelfia non c'erano pochi punti fermi: uno era composto da Theresa e da Darren, l'altro da Hiss.

Ora Theresa lo incolpava perché si era fidato di Tracy e Annabelle e Hiss gli aveva voltato le spalle nel momento più buio. Gli sembrava di essere rimasto solo, l'ultima forma di vita al mondo, proprio come in quel vecchissimo romanzo dove un uomo rimaneva da solo a combattere una piaga di vampiri a New York.

Quando si erano incontrati nei sogni, Alex aveva provato a interrogare il serpente, ma Hiss era stato vago e distaccato; sembrava turbato, ma se lo era davvero aveva provato a far finta di nulla.

Non avevano più parlato e anche nelle notti successive non avevano esplorato alcun sogno, ma si erano limitati a restare all'interno del subconscio di Alex, in silenzio e scambiando poche frasi di circostanza. Era stato come ripiombare all'indietro di quindici anni, quando le notti erano buie, solitarie e spaventose.

Eppure, malgrado fosse ancora offeso con lui, l'istinto continuava a suggerirgli di tornare dal suo amico rettile. Era come un bisogno, come se non fosse più capace di vivere in modo normale senza interagire con lui.

Osservando zio Darren afferrare le chiavi delle camere e seguendo gli intricati filamenti di magia che si distaccavano dalla nuca del receptionist, Alex sentì il bisogno di chiedere il parere di Hiss.

Il rettile del sogno fluttuava a pochi centimetri dalla sua spalla e osservava il ragazzo mantenendo un silenzio immoto, del tutto estraneo alla sua solita allegria. Non si rotolava nell'aria, non sibilava con aria canzonatoria e non gli si avvinghiava intorno alle braccia. Che cos'era successo a Elizabeth City per farlo cambiare così tanto?

Era un incantesimo, quello? Una persona non poteva essere così felice senza una spintarella. Forse della droga? E allora la magia che gli usciva dal corpo? Sembrava, però, un incantesimo complesso e potente... paurosamente potente. Nulla che un receptionist di quell'età avrebbe potuto gestire in autonomia.

«Proseguite lungo il corridoio e poi prendete le scale in fondo, le vostre camere sono al secondo piano.»

Il ragazzo sputò quelle parole con foga e gioia, sporgendosi dal bancone per indicare la porta aperta nella parete alle sue spalle. Era persino più felice di un bambino nel giorno di natale.

Darren ringraziò e imboccò il passaggio senza indugio, seguito da una stranita Theresa che continuava a fissare il receptionist più felice del mondo.

«Secondo voi era drogato?» sussurrò Jacob.

«No, è sotto l'effetto di un incantesimo,» rispose subito Alex.

Amanda si bloccò all'improvviso a metà del corridoio per voltarsi a fissarlo.

«Quale incantesimo?» chiese con voce roca.

Alex fece spallucce e distolse lo sguardo. Perché sembrava arrabbiata? Mica era colpa sua.

«Non so, ma credo che stia condizionando il suo umore.»

Hiss sibilò sommesso vicino al suo orecchio e Alex fece un mezzo passo di lato, corrugando la fronte. Non era il momento migliore per tentare di attirare la sua attenzione! Ci mancava soltanto che la presidentessa lo vedesse litigare con un'entità invisibile.

Il Divoramondi - L'altra GemellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora