VI.

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(Sabato, 21 Febbraio)

L: So che probabilmente starai dormendo, dopotutto è sabato. Ma sento il bisogno di dirti grazie per queste settimane. Mi hai tenuto compagnia fino a notte fonda quando Ernest e Doris mi davano del filo da torcere, mi hai lasciato parlare, o meglio scrivere, ininterrottamente per ore quando avevo un estremo bisogno di sfogarmi. Semplicemente, ci sei stato. E... grazie. Non credo nemmeno sia abbastanza, ma sul serio, grazie. Lo so, l'ho ripetuto tre volte e... niente. Davvero.

Harry: Sono sveglio, L. A dire il vero stavo per scriverti perché mi mancavi.

L: Oh?

Harry: ...sì. Comunque, non devi ringraziarmi, lo sai. Ti ascolto volentieri e mi fa piacere farlo. Quindi, non preoccuparti. Sono qui, sono qui e basta. Per te. Sempre.

L: Sempre?

Harry: Sì, per te sì.

L: Quanto vorrei fossi qui, ora.

Harry: Potrei, lo sai...

L: Lo so...

Harry: Ma non vuoi.

L: Lo sai che non è così, Harry. Te l'ho già spiegato. È solo che... non mi sento pronto. Ma voglio, davvero. Voglio vederti, parlarti, abbracciarti, baciarti.

Harry: Baciarmi?

L: Uh, sì?

Harry: Beh...

L: Ho esagerato, scusa.

Harry: No, è che non so nemmeno come sei fatto. Perciò, non so se potresti mai piacermi?

L: Oh, beh, sì. Certo. Hai ragione... Devo andare. Ciao, Harry.

Harry: Uhm, okay... A dopo?

L: Non lo so, forse...

Si morse forte un labbro e si diede dello stupido. Sicuramente aveva ferito i sentimenti di L e... si sentiva tremendamente in colpa. Non intendeva dirgli che potrebbe non piacergli. Voleva solo fargli capire che magari, nella realtà, non sarebbe stato il suo tipo. Non è mai stata una persona a cui interessa l'aspetto esteriore dei ragazzi, per niente. S'innamorava delle parole, dei gesti e degli occhi. Dio, certi occhi l'avevano fatto letteralmente impazzire, in passato.

Silent love ⚓︎ l.s. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora