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𝗚𝗨𝗔𝗥𝗗𝗔𝗡𝗗𝗢𝗦𝗜 𝗔𝗟𝗟𝗢 𝗦𝗣𝗘𝗖𝗖𝗛𝗜𝗢, riuscì a capire di più sul suo aspetto. Quel ciuffetto di capelli che le incorniciavano il volto erano neri, il viso tondo e rosato. Gli occhi la preoccuparono, non solo erano di due colori diversi, ma uno di essi era di un giallo dorato, mentre l'altro di un azzurro acceso, sembravano due gemme. Ritrovò varie somiglianze con la donna che ancora la teneva in braccio, confermando che effettivamente fossero parenti. Data l'età molto probabilmente doveva essere la nonna della proprietaria originaria del corpo.
Ma allora la madre di quella bambina dov'era? Provò a muovere la testa per guardarsi intorno, ma non vide nessun'altra persona. La donna anziana continuò a cullarla nelle sue braccia, canticchiando una melodia a lei sconosciuta. Era molto tranquilla, forse una di quelle per far addormentare i bambini.
La melodia sembrava così triste e malinconica Voleva piangere, non sapeva neanche più cosa stava provando. Aveva addirittura paura, quello non era il suo posto, ma allo stesso tempo era contenta di starci.
Si sentì ancora peggio, saper di star "rubando" il posto a una bambina innocente, che non le aveva fatto nulla, di cui non conosceva nulla. Le aveva tolto la possibilità di vivere una vita serena, di crescere, studiare, innamorarsi. Perché proprio quella bambina, un essere senza colpe, aveva dovuto rinunciar a capire chi sarebbe potuta essere nella sua vita? Non lo trovava giusto.
Ma si sentiva un'ipocrita, per un attimo era stata quasi felice di aver cambiato vita.
Le emozioni che stava provando erano tutte così diverse e cercavano di imporsi a vicenda l'una sull'altra. I pensieri sconnessi, non sapeva neanche più cosa stava pensando. Le sembrava di star impazzendo, lentamente. Provava a ricordare anche un solo pezzetto della sua vita precedente, ma non accadde nulla. C'era solo il vuoto, un vuoto che la stava strangolando. Man mano che il tempo passava, la stretta si stringeva. Nei polmoni l'aria non entrava, il cuore non batteva, sentiva la stanchezza appesantirle le palpebre, il cervello spegnersi.
Doveva preoccuparsi di non riuscir a sentire e percepire nulla, ma la calma che ci fu in quei secondi la tranquillizzò. Il silenzio l'avvolse e per una volta - da quando aveva aperto gli occhi - era serena. Felice. Perché tutto era diventato tranquillo.
L'aria poi entrò nei polmoni, il cuore iniziò a battere, diede vita al suo cervello e i suoi occhi scintillarono di vivacità. Non sapeva cosa fosse appena successo, non le interessava. Voleva solo riprovarlo, ancora una volta. La donna non si accorse di quello che stava cominciando a formarsi nella mente della bambina e, sinceramente, era meglio così.
Quella sensazione era stata così bella che non voleva condividerla con nessuno, ne era quasi gelosa. La sentiva come sua e unicamente sua, come un qualcosa di speciale. Tutte quelle preoccupazioni che giusto un momento prima volevano mettere fine alla sua vita erano scomparse. Certo, non sapeva ancora come ci fosse finita, chi fosse in realtà o cosa avrebbe fatto d'ora in avanti.
Ma sapeva di fidarsi ormai ciecamente di quella sensazione, per cui avrebbe dato qualsiasi cosa.
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