十 who is he?

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𝗘𝗥𝗔 𝗦𝗧𝗥𝗔𝗡𝗢, fin troppo

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𝗘𝗥𝗔 𝗦𝗧𝗥𝗔𝗡𝗢, fin troppo. I suoi amici sembravano di gran lunga più forti di lui, eppure lo seguivano e si fidavano di lui ciecamente.

Miyako non capiva.

Com'era possibile?
Il tipo con i tatuaggi- com'era che si chiamava? Bankai? Bunkai?
Ah, Benkei, ringraziò Kazu per averla aiutata a ricordarlo.
Benkei sembrava una montagna, non arrivava ai due metri ma per due bambini come Miyako e Kazu sembrava così.
Era anche molto rumoroso a volte, però non era male e a discapito del suo aspetto minaccioso, ci sapeva fare anche con i bambini.
Beh, Miyako e Kazu non rientravano nella categoria di quelli normali, se n'erano accorti.
L'altro - "com'era, Kazu?" - ah, Wakasa, anche lui era un tipo apposto.
Parlava poco ma si era rivelato un'ottima compagnia, una che metteva a proprio agio.
E le piacevano i suoi capelli, a sorpresa di Shinichiro che invece ci era rimasto male sentendosi dire che i suoi erano stupidi.
L'ultimo - sì, se lo ricordava lui - era Takeomi, anche lui era simpatico e la cicatrice che gli percorreva l'occhio destro era cazzuta.
Per di più era intelligente.

Da quello che aveva detto Shin - lui voleva che lo chiamassero fratellone, idea stroncata sul nascere - Takeomi aveva il ruolo di decidere le mosse nelle battaglie e le strategie.
Inutile dire che i tre si erano guadagnato l'ammirazione incondizionata di Miyako e sorprendentemente anche quella di Kazu.
Anche se neanche degli adolescenti erano riusciti a fermare la furia omicida del suo amico, che aveva mollato un calco proprio lì dove non batte il sole a Shinichiro.

Gli amici di quest'ultimo erano tutti scoppiati a ridere, congratulandosi poi con Kazu, che era rimasto indifferente.

Le aveva copiato la sua cazzuta mossa segreta.
Ora Miyako non avrebbe più potuta farla a lui, si promise di non condividere più i suoi dolci con Kazu.

Era anche più strano come lei fosse finita a parlare con dei delinquenti.
Forse era l'influenza di Kazu, era sicura che lo avrebbe visto in futuro a fare qualche bella scazzottata.
Beh, avrebbe avuto il supporto di Miyako, poi sembrava divertente.

Ma la cosa più strana era che Shin le aveva provocato quella sensazione quando poi era tornata a casa.
Ricordava di aver visto un ragazzo, le stava sorridendo e Miyako sentiva delle lacrime percorrerle le guance.
Perché stava piangendo in quel ricordo?
Cosa voleva dire?

E perché ora stava piangendo?
Con la manica del pigiama si strofinò con forza gli occhi, cercando quasi di cancellarle e cercando di dimenticarle proprio.
Le provocava un senso di disagio piangere.
Non lo sapeva il perché, solo che nei momenti in cui le veniva voglia evitava sempre di farlo.
La nonna poi si sarebbe preoccupata, non voleva questo.

I gemelli non avrebbero capito, erano troppo piccoli, loro se volevano piangere lo facevano.
Anche se ora avevano smesso dopo che Kazu gli aveva detto che non era da uomini piangere, Miyako non ci pensato due volte a rimproverarlo.
Piangere era per tutti, indipendentemente dal genere, aveva affermato.

Kazu poi, neanche lui avrebbe capito, non lo aveva mai visto piangere.
Raramente lo vedeva sorridere, ed era stato strano.
Sembrava il sorriso di un pagliaccio assassino, i gemelli si erano talmente spaventati che lo avevano evitato per una settimana, credendo che volesse fare loro del male.
Da allora solo Miyako lo aveva visto sorridere, anche se in effetti, sembrava strano il suo sorriso.
O forse non ci era abituata a vederlo sul suo viso.

Neanche lei poi sorrideva tanto, Shin ci aveva provato a farla ridere, con scarsi risultati.
Solo la nonna era riuscita a farla ridere, quando mentre cercava di prendere la farina dallo scaffale le era finita tutta sul viso.
La nonna poi si era messa a ridere con lei.

Era strano, ma non le sembrava così male.

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