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𝗚𝗜𝗨𝗡𝗧𝗔 𝗔 𝗤𝗨𝗘𝗟 𝗠𝗢𝗠𝗘𝗡𝗧𝗢, Miyako non poté che ringraziare chiunque fosse lassù per non averle dato una sorella gemella. O una versione di lei tascabile.
Delle volte ci pensava, forse sarebbe stato anche bello avere un fratello o una sorella. Qualcuno a cui confidare quel suo segreto, qualcuno che l'avrebbe capita. Che forse l'avrebbe aiutata a scoprirne di più.
Ecco, si era rimangiata tutto.
Non ci era neanche voluto tanto per capirlo, all'incirca sette minuti e dodici secondi.
Ma forse se lo sentiva anche che non doveva essere bello avere un fratello o una sorella, soprattutto se questi avevano la sua stessa faccia. Forse avrebbe preso a pugni la sua gemella, guardandosi allo specchio le veniva voglia di farlo a volte. Aveva un qualcosa di bastardo, che le dava fastidio. E già quello era abbastanza per scartare l'idea della gemella.
Non osava immaginare sentirla parlare, forse l'avrebbe spinta dalle scale.
Era anche per questo che capiva la lotta che stava avvenendo di fronte a lei.
I gemelli che aveva conosciuto qualche giorno prima, che aveva scoperto si chiamassero Haruyuki il maggiore e Morioki il minore, li aveva incontrati quella mattina, mentre stava andando al parco giochi.
Aveva instaurato un buon rapporto con loro, il maggiore era davvero sarcastico, delle volte neanche lei lo capiva, il minore in realtà non era nemmeno così timido com'era apparso. Era solo un po' chiuso con gli sconosciuti, ma era vivace quanto il fratello.
Quindi sì, aveva ottenuto ben due amici. Si sentiva come se stesse giocando un videogame e avesse appena ottenuto degli alleati.
Anche se non sapeva nulla della loro forza, beh, più o meno. Le avevano dimostrato di saper difendersi. Spaccandosi la faccia a vicenda.
Ma la verità era che era anche un po' colpa sua se erano arrivati a questo punto. A quanto pare i gemelli avevano la tendenza ad affezionarsi facilmente, e ora la loro vittima era proprio Miyako. Si erano quindi dichiarati guerra per avere Miyako.
Non li capiva i ragazzi.
Come non capiva perché anche Kazu - il bambino che aveva tentato di ucciderla - cercasse di uccidere i gemelli. Forse aveva un parente che era un serial killer. Non era tipo da giudicare.
Cosa avrebbe dovuto fare? La sua parte non razionale le diceva di intervenire, quella razionale di non farlo perché non sapeva cosa sarebbe potuto accadere. La sua parte pigra invece le diceva di farsi una dormita. L'ultima opzione le sembrò quella più sensata. E così fece.
Andò sul suo scivolo prediletto, sedendosi alla fine di esso e sdraiandosi. Poggiò un braccio dietro la testa e l'altro sulla fronte per ripararsi dal sole. Era una calda giornata di agosto e sentiva che sarebbe stata anche più calda. L'estate non era male, ma lei preferiva l'inverno. Era più calmo, e poi le piaceva la neve. Ricordava uno scenario che le aveva fatto venire la pelle d'oca. Era l'alba, lei era uscita da un edificio, non c'era rumore. Nessuna persona, nessun traffico, niente di niente. E poi lo vide, l'esatto momento in cui la luce del sole illuminava tutto, la neve che risplendeva. Forse quello era uno dei pochi ricordi belli che aveva. Guardò il cielo.
Non c'erano nuvole, ma era azzurro. Un sorriso si formò sulle sue labbra, trovando la pace tanto desiderata. E anche il suo riposo.
I tre bambini si accorsero dopo della scomparsa di Miyako, trovandola appisolata sullo scivolo. Fu proprio quello a farli calmare.
I ragazzi proprio non li capiva.
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