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𝗦𝗘𝗧𝗧𝗘 𝗔𝗡𝗡𝗜 𝗡𝗢𝗡 𝗦𝗘𝗠𝗕𝗥𝗔𝗩𝗔𝗡𝗢 𝗖𝗢𝗦𝗜̀ 𝗧𝗔𝗡𝗧𝗜, certo, non erano nemmeno pochi. Qualche volta ci pensava, a come il tempo volasse senza che se ne accorgesse. Scorreva troppo in fretta e lei non riusciva a stargli dietro, il mondo era troppo veloce perché lei riuscisse a vivere.
Miyako ne parlava spesso con Kazuaki, forse perché era più grande dei gemelli, che erano un anno più piccolo di lei, o forse perché non avrebbero capito. Kazu invece si era rivelato essere una buona compagnia e qualcuno con cui parlare. Anche se parlare del senso dell'esistenza e della vita con un bambino di otto anni non le sembrava proprio adatto.
Ma Kazu rispondeva comunque, forse era quello a lasciarla perplessa, ma era meglio che parlare da sola.
Certo, di tanto in tanto provava ancora ad uccidere i gemelli, e i gemelli a uccidere lui - anche se non aveva ancora capito il motivo - ma di solito andavano d'accordo.
Parlavano molto anche a scuola, era ormai passato un anno da quando aveva iniziato le elementari e non sapeva se voleva suicidarsi o fare uno sterminio di massa nella sua classe. Erano troppo rumorosi.
Perché dovevano urlare in quel modo? Non gli faceva male la gola?
Non capiva neanche i bambini.
Aveva scoperto un insano amore per la lettura, i libri le piacevano e non perdeva mai l'occasione di leggerne uno. La nonna in quei momenti le preparava del tè, lo amava durante le giornate piovose.
Forse lo amava quasi quanto il caffè. Nella sua vita precedente ricordava di averne bevuto un sacco, era dipendente dalla caffeina. Forse era anche per questo che aveva un problema con la dipendenza. Non che le importasse, in realtà, non voleva neanche cambiare.
I libri erano quasi come quella sensazione, poteva sentire la sua mente liberarsi, riusciva a immaginare una realtà diversa, una lei diversa. In ogni storia provava ad immaginare cosa avrebbe fatto lei in quelle situazioni. E sentiva i brividi correrle lungo la schiena quando accadeva, perché si sentiva più "lei".
La maggior parte delle lezioni a scuola le passava a leggere, e a guardare la finestra immaginando vite completamente diverse dalla sua. Nella sua vita precedente non aveva mai fatto nulla di emozionante, non lo ricordava almeno. Non era sorpresa, in quella vita non avrebbe potuto fare altrimenti, era incolore.
Le pagine erano più colorate.
Di solito gli insegnanti la guardavano perplessi, forse preoccupati. Miyako non ascoltava mai le lezioni, né le dritte che le venivano date. Forse perché credevano che fosse preoccupante che non ascoltasse mai, o che fissasse la finestra senza emozioni.
Non era vero che in lei non ci fossero emozioni, certo, non le mostrava, ma c'erano. Poi quei bambini compensavano per la sua mancanza. Era troppo stancante far sapere in ogni momento agli altri come stava, neanche lei sapeva come stava. La maggior parte delle persone mentiva sulle proprie emozioni, forse per sentirsi più vicini agli altri, forse perché per non esser visto come diverso. Forse per non creare problemi.
La sua faccia non era neanche così terribile, era solo... incolore. Le sue emozioni si trovavano in quelle pagine inchiostrate. Nell'odore della pioggia e nel profumo del tè.
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