☪ 02 - 𝑫𝒂𝒏𝒄𝒆 𝑫𝒂𝒏𝒄𝒆 𝑫𝒂𝒏𝒄𝒆

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«Prossima fermata Seoul»

Quelle parole di una registrazione dette con tono metallico fecero tornare alla realtà Jungkook, ancora incredulo riguardo ciò che aveva fatto.

Era la prima volta in assoluto che si allontanava di casa, per di più da solo.

Si alzò dal suo posto e uscì dalla stazione più felice che mai.

Si sentiva bene, eccome se si sentiva bene.
Si guardava intorno e vedeva solo persone in smoking, con una valigetta nera in mano e un telefono nell'altra che correvano per andare a lavoro, sembrava tutto così finto.

Scena da film girati nelle grandi città, e Jungkook adorava quei film. Una realtà completamente diversa da quella abituato a vivere, che forse nemmeno esisteva.
Non si era mai sentito tanto libero.

Durante la sua adolescenza - che stava ancora vivendo - non aveva fatto molte esperienze, conosceva ciò che vedeva, ovvero tutta la monotonia che era la sua vita.

Camminò tanto, si perse per le strade e trovò un enorme e bellissimo parco dove prese posto sotto un albero e incominciò a leggere Dance Dance Dance di Murakami, aveva la camera piena di libri di quest'ultimo e anche di molti altri autori, gli piaceva spaziare e sentire cosa le persone di tutto il mondo volessero raccontare ai lettori.

A Jungkook piaceva molto leggere, delle volte dei libri lo impressionavano così tanto da arrivare ad assumere comportamenti - nella vita reale - degli stessi personaggi di cui leggeva.

Dopo qualche ora cominciò ad avvertire una leggera fame ed entrò nella prima caffetteria che vide, Angel-in-us.

Si avvicinò al bancone e cercò di parlare senza balbettare. In fondo non aveva molta esperienza a rapportarsi con le persone, di solito "parlava" solo con i bulli, con Jin e con i suoi genitori, nulla di serio.

«Salve, vorrei un caffè freddo e una ciambella al cioccolato» ordinò all'anziana signora seduta dall'altra parte del bancone. Aveva stranamente fame. Da quando aveva preso il treno il suo stomaco non aveva mai smesso di brontolare.

Come ogni mattina, prima di uscire di casa, si era preso cinque minuti per cercare di tenere a bada il suo lupo interiore. Così facendo avrebbe tenuto nascosto l'odore dolce, facendo quindi credere alla gente che lui fosse un semplice vampiro. Ovviamente far scomparire completamente il profumo era logicamente impossibile, per questo sperava ogni giorno che nessuno gli chiedesse qualcosa.
Certo, in Corea si era molto sentito parlare di un ibrido, ma nessuno conosceva il suo volto o nome - fatta eccezione per coloro che purtroppo l'avevano scoperto e continuavano a farglielo pesare, vale a dire i suoi compagni di università.

Era stato davvero grato del fatto che la sua identità non era stata scoperta da molti, ed era in un certo senso grato anche alle persone, che pur conoscendolo, non avevano spiattellato i suoi dati da qualche parte.

«Arrivano subito, nel frattempo puoi andarti ad accomodare dove vuoi ti porterò io tutto» e con un leggero inchino e un sorriso accennato di sedette all'unico tavolo che dava su una grande finestra per osservare il panorama che probabilmente non avrebbe mai più rivisto.

Vide, insieme a quella che aveva individuato come proprietaria un ragazzo giovane che sembrava essersi voluto nascondere, dato che si trovava sul lato posteriore del bancone, per cui poco visibile ai clienti. Era davvero un bel ragazzo per quello che era riuscito a vedere e sembrava anche star lavorando parecchio sodo. Osservarlo mise di buon umore Jungkook che si fece spuntare un sorriso fugace.

Sentì il campanellino della porta, segno che qualcuno era entrato, e curioso - dato che non aveva granché da fare, perché leggere nei posti affollati non gli era mai piaciuto e continuare a fissare uno sconosciuto non gli sembrava opportuno - si sporse per vedere chi fosse. Chiunque sia mi piace molto il suo odore, pensò Jungkook, era un misto tra limone e vaniglia, dove ovviamente l'aspro predominava.

Quando si accorse che il ragazzo che aveva varcato la soglia stava venendo proprio nella sua direzione iniziò ad andare in panico.

Chi era?
Voleva fargli del male?
Aveva capito fosse un ibrido e voleva insultarlo o peggio ancora picchiarlo?

A quei pensieri gli vennero subito gli occhi lucidi, ma cercò di restare calmo e non piangere davanti allo sconosciuto che ormai era arrivato davanti il suo tavolo.

«Ehi, di solito mi siedo sempre io lì, sai vedere la città mentre bevo qualcosa mi rilassa. Ti dispiace se mi accomodo con te?» Jungkook rimase completamente pietrificato.

Che avrebbe dovuto fare?

Cominciò a respirare più affannosamente e lo sconosciuto accorgendosene si affrettò a riprendere parola.
«Scusami, non volevo metterti a disagio, se per te c'è qualche problema posso andare altrove» e Jungkook ridacchiò rilassandosi alla reazione dell'altro.

In fondo cosa sarebbe potuto accadere se avrebbero parlato per solo cinque minuti ed essere sicuro di non rivederlo mai più nella sua vita? Niente.

«Scusami tu per la reazione troppo eccessiva, puoi sederti certo» gli indicò con la mano la sedia di fonte alla sua facendo sorprendere anche se stesso. Da quando aveva messo piede in questa città non sembrava più lui, aveva sorriso più di una volta e aveva permesso ad un ragazzo che non conosceva di sedersi insieme a lui, usando addirittura un tono cordiale.

Nel frattempo arrivò anche il suo ordine che ora si vergognava anche a mangiare con gli occhi dello sconosciuto che ora lo guardavano con attenzione.

«Non mi sono ancora presentato, scusa. Sono Kim Taehyung, vampiro»
Che cazzo era uno scherzo che nella presentazione doveva metterci anche la categoria?

«Io sono Jungkook» disse semplicemente sperando che l'altro non avrebbe provato a chiedere altre informazioni.

«Jungkook, sei di Seoul?» chiese allora.
Di sicuro non l'aveva mai visto, poi sicuramente se Jungkook avrebbe saputo chi fosse Taehyung non si sarebbe mai seduto nel suo stesso tavolo.

«No, Busan»
«Oh, capisco»

«Hai un odore molto aspro, sei un vampiro?»

Che avrebbe dovuto fare ora? Di certo non poteva dirgli la verità, quindi di limitò ad annuire.

Un silenzio imbarazzante prese il posto delle poche parole pronunciate poc'anzi. Taehyung consumava tranquillamente il suo pasto con gli occhi increduli del più piccolo a fissarli.

Davvero qualcuno mi ha parlato senza insultarmi? Questo era il pensiero nella testa di Jungkook dalla prima frase detta dal ragazzo di fronte a lui.

Dall'altra parte della città Yoongi aspettava annoiato il bus mentre consumava la sua sigaretta già a metà, accesa solo qualche istante prima.

Il suo amico Taehyung gli aveva dato appuntamento a uno dei tanti parchetti di Seoul, che si trovava circa a mezz'ora dalla sua attuale posizione, ma partì presto perché aveva appena consumato a casa di uno sconosciuto e di rimanere ancora con lui non ne aveva voglia.

Yoongi era un tipo che si stancava molto, sempre, e troppo velocemente delle cose, delle persone e delle situazioni.

L'unica persona che era sempre rimasta era il suo amico.

Ripensando al suo sorriso rettangolare gli spuntò un tenero sorriso sulle labbra, che subito si spense alla notifica arrivatagli.

sono stato molto bene con te, ma non pensare che ti libererai facilmente, io ti conosco min yoongi, occhi sempre aperti

A questo punto rise solo di più, pensando che fosse solo un pazzo squilibrato con qualche ovvia deviazione mentale, era bravo a letto, però.

La sua attenzione venne catturata dal mezzo rosso da dove scendevano un po' di persone. Provò a salire prima degli altri per prendere posto. Solo Dio sa quanto Yoongi odiasse stare in piedi per più di dieci minuti.

Durante il tragitto si perse a pensare perché Taehyung voleva vederlo con tanta urgenza, non poteva semplicemente chiamarlo o aspettare il giorno dopo?

dove cazzo sei? ti sto aspettando.
l'ho trovato.

Cosa? Era davvero riuscito a trovarlo?
Era davvero intento ad andare dall'autista e urlargli in faccia di muoversi.

Era troppo nervoso, si impose di calmarsi.

Ma da adesso le loro vite erano totalmente cambiate.

ᵘⁿᵈᵉᵃᵈ ʰʸᵇʳⁱᵈ † 𝖙𝖆𝖊𝖐𝖔𝖔𝖐Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora