☪ 03 - 𝑫𝒆𝒔𝒊𝒅𝒆𝒓𝒂𝒓𝒆 𝒅𝒊 𝒗𝒐𝒍𝒆𝒓 𝒎𝒐𝒓𝒊𝒓𝒆

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Taehyung batteva il piede a terra trepidante, e impaziente dall'arrivo dell'amico.

Aveva appena passato parte delle sue ore pomeridiane seduto allo stesso tavolo di un ibrido.

Da piccolo ne sentiva parlare molto spesso dai suoi genitori e crescendo, diventando sempre più curioso fece delle ricerche - al quale partecipò anche Yoongi - per dare un nome a quell'essere diverso dai soliti e noiosi vampiri e alfa, e finalmente lo trovò.

Jungkook si chiamava, ancora non sapeva il suo cognome, ma avrebbe fatto sicuramente un indagine anche riguardo quell'informazione e tante altre.

Non sapeva ancora che farci con lui, ma escluse subito di andarlo a dire in giro, a rischio di mettere in pericolo il più piccolo. Non era tanto spregevole da poterlo fare.
Ma una cosa era sicura, voleva a tutti i costi andare a fondo, scoprire come fosse possibile tale fenomeno.

Gli sarebbe sicuramente piaciuto scoprire tutto ciò col protagonista, ma come? Magari lui era già a conoscenza di tutto o non gli interessava minimamente nulla.

«Tae, allora?» Finalmente Yoongi si fece vivo e non perse tempo a chiedere cosa fosse successo quel pomeriggio, data l'enorme impazienza con il quale lo aveva contattato.

«Era davanti a me, il suo odore dolce lo distinguevo con molta fatica, ma sono sicuro che c'era» spiegò velocemente il più piccolo elettrizzato dalla situazione.

Yoongi sorrise vedendo l'altro così pieno di vita.
Si conoscevano dà quando erano molto piccoli, grazie ai loro genitori molto amici dai tempi del liceo.

«Bhe? Perché sei così felice di ciò?» Chiese in modo provocatorio il maggiore.
«Ma che cazzo vai a pensare? L'ho conosciuto solo per poco tempo. E poi non è il mio tipo» spiegò.

Yoongi annuì non credendo minimamente alle parole di Taehyung.

«Non mi racconti nient'altro? Di che avete parlato? È di Seoul? Ha subito ammesso di essere ibrido o ha fatto finta di niente?»
«Abbiamo parlato di tutto e di niente. No, è di Busan e quando gli ho detto che io fossi un vampiro è stato semplicemente zitto non ricambiando.
Mi è sembrato un tipo piuttosto silenzioso, e sempre sulle sue. Avrei giurato di aver visto i suoi occhi diventare lucidi solo a vedermi avvicinare verso lui»

Yoongi sorrise semplicemente.

Jungkook si dirigeva di nuovo verso il mezzo che lo avrebbe riportato verso la sua città natale.

Si era divertito, aveva sorriso più di due volte, aveva letto il suo libro preferito sotto un albero, aveva mangiato una ciambella, aveva conosciuto il vampiro Taehyung e aveva pensato che non avesse mai visto un ragazzo tanto bello.
Cose mai successe prima di allora e tutte nuove per lui.

Durante il tragitto cercò di prepararsi mentalmente per la ramanzina dei genitori.
È vero che era all'università, ma il padre aveva - fin dalle scuole medie- istallato l'applicazione del suo registro elettronico per controllare sempre e ossessivamente i suoi voti, assenze e presenze ed eventuali note, che in realtà non aveva mai avuto. Ma con l'inizio del nuovo anno scolastico arrivava anche a fare un interrogatorio al figlio sulla giornata scolastica, e se solo vedeva una piccola esitazione nella risposta era la fine. Spesso la sua rabbia si sfociava in parole taglienti da sputargli addosso.

Prese un grosso respiro e si avviò verso casa.

«Jungkook» si sentì chiamare da qualcuno, e purtroppo sapeva di chi si trattasse.

Nonostante ciò non si girò, strinse a sé lo zaino e continuò a camminare cercandolo di ignorare la voce.

«Jungkook ehi, perché non eri a scuola oggi?» Seokjin gli si presentò avanti con una busta della spesa in una mano e il telefono nell'altra.
Ora che ci pensava anche lui era molto bello, pensò che doveva assolutamente perdere peso per essere almeno decente e arrivare al suo livello e a quello di Taehyung. Quella consumazione al bar era stato un grave sbaglio, ma avrebbe rimediato nel bagno di casa sua.

Era vestito con una maglia bianca con una piccola scritta a lato e dei pantaloni della tuta. Non era abituato a vederlo in quei panni, di solito si vestiva sempre di tutto punto, come se i suoi voti dipendessero da cosa indossava.

«Sono solo stato in giro» rispose vago. Non voleva fare pena a Jin. Era sicuro che quello fosse l'unico motivo per cui gli rivolgeva parola.
«Ma stai bene? Sta mattina ti hanno fatto qualcosa? Ho sentito delle voci, ma non voglio dargli retta se non sei tu a confermarmi» Bene la scuola era venuta di nuovo a conoscenza di tutto. Si stufò molto di tutte quelle attenzioni e sbuffò.
Lui non si meritava tutto quello, non si meritava che qualcuno gli parlasse, non se lo meritava.

«Non mi hanno fatto niente, ora devo tornare a casa, scusa» e subito scappò dalla presa dalla presa del maggiore.

Prese un grosso respiro e fece per aprire la porta.

«Bentornato Jungkook, com'è andata a scuola?» Chiese con voce vipera il padre.
«Come tutti i giorni» cercò di apparire in tutti i modi più sciolto e disinvolto di come in realtà era in quel momento.

«E perché sei tornato più tardi del solito?» Ecco che arrivò la domanda che lo avrebbe fatto sicuramente cascare nelle grinfie dell'uomo davanti a lui ancora a braccia conserte.

«Sono solo andato a casa di un amico del corso» deglutì pesantemente e pregò chiunque lo volesse ascoltare in quel momento di tornare in camera sua sano e salvo.
«Toglimi una curiosità, da quando precisamente hai amici? Da che mi ricordo tu sei sempre stato da solo» Chiese con tono divertito e ironico.

Voleva piangere, ma cercò di trattenersi. Non avrebbe mai dovuto mostrarsi debole davanti al padre perché ciò avrebbe portato solo altre prese in giro.
Come poteva resistere a violenza fisica a scuola e violenze mentale e psicologica a casa?

La sua mente gli stava imponendo che tutto ciò fosse normale: farsi picchiare era normale, farsi sgridare ogni giorno senza aver fatto nulla di sbagliato era normale, desiderare di voler morire perché era diverso era normale.

Non rispose alla provocazione del padre e si girò per andare in camera, ma una mano si schiantò con forza sulla sua guancia lasciando un evidente segno rosso.

Come farò a coprirlo questo?
Il dolore passò in secondo piano, quello che li preoccupava era come nasconderlo agli altri.

Corse le scale senza prestare attenzione alle parole del padre e si chiuse in bagno piangendo tutte le lacrime che aveva da versare.

Si maledisse mentalmente per essere sempre così debole.
Una volta aveva letto in un libro di un ragazzo che dopo la morte dei suoi aveva fatto di tutto per tenere le persone lontano da sé creandosi una corazza. Gli venne in mente quella particolare scena perché voleva tanto fare come lui. Avrebbe tanto voluto che le persone lo lasciassero in pace ignorando la sua presenza, avrebbe voluto non provare più sentimenti.

Chibi si trovava davanti la tomba dei suoi genitori, a Tokyo.
Non poteva essere vero, aveva sempre avuto un rapporto fantastico con loro, era sempre stato rispettoso nei loro confronti. Perché doveva succedere proprio a lui? Sembrava una specie di maledizione: la sua ragazza lo aveva lasciato da poco portando ad abbassare la sua media scolastica, cosa che non poteva proprio permettersi dato che aspirava ad entrare nell'università più prestigiosa di Tokyo. E ora questo..
Si chiese cosa avrebbe dovuto e potuto fare per non sentire più tutto quel dolore.
[...]
«Chibi, come stai? Ho saputo della tua perdita, ti faccio le mie sentite condoglianze, mi dispiace tanto. Se ti serve qualcosa non esitare a contattarmi per favore» rise quasi alle parole della sua ex ragazza. Sembrava tutto una presa in giro, uno show.
[...]
Da allora l'animo di Chibi si colorò di nero, non volle parlare più con nessuno.
E piano piano, senza che nemmeno lui se ne rese conto, la depressione gli bussò alla porta, e lui lasciandola entrare non vide più la luce del giorno.

Era andato tutto bene prima di allora, ma a Jungkook andava bene così in realtà. Gli sembrava solo una giornata come un'altra mentre era accasciato a terra mettendosi due dita in gola sperando di sentirsi più leggero.

ᵘⁿᵈᵉᵃᵈ ʰʸᵇʳⁱᵈ † 𝖙𝖆𝖊𝖐𝖔𝖔𝖐Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora