1. First Meeting

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Era un classico giorno d'inverno, tutto era completamente bianco, gli abeti annegati nella neve, il terreno interamente ricoperto da migliaia di fiocchi che cadevano dolcemente mentre svanivano nell'oscurità delle tenebre.

Vegliavo nel bel mezzo del cuore della notte.

Improvvisamente non ebbi più sonno, come se qualcuno o qualcosa mi avesse svegliato, ma niente.

Tutto era perfettamente al proprio posto.

Mi rannicchiai sotto le coperte, il freddo era pungente e forse era stato proprio quello a svegliarmi, tuttavia ero troppo stanca per poter ragionare e pensare.

Volevo soltanto chiudere gli occhi e catapultarmi in un altro mondo, sebbene non fu una delle migliori idee.

Mi risvegliai singhiozzando, stranamente non ricordai nulla del mio incubo, come se non l'avessi mai sognato, anche se le lacrime sul mio volto erano più che evidenti.

Decisi di alzarmi, non volevo di certo riaddormentarmi e sognare di nuovo il mio incubo, almeno in questo modo non avrei dovuto preparare in fretta lo zaino di scuola rischiando di dimenticare qualcosa.

Non volevo aspettare ancora mezz'ora prima che l'autobus sarebbe passato davanti casa, decisi così di avviarmi a piedi verso il college.

Scrissi un biglietto a mia madre scarabocchiando con la mia pessima calligrafia.

Quasi mi vergognavo di quanto potesse scrivere male la mia mano.

L'accartocciai e lo misi sul tavolo da pranzo, poi uscii senza fare rumore chiudendo la porta lentamente.

Avevo una gran voglia di ascoltare un po' di musica, d'altronde con tutto quello che avevo passato durante la notte un po' di svago ci voleva proprio, sfoderai il mio iPod dalla tasca e mi misi le cuffie.

La musica fu proprio una grande soluzione! O almeno fino a quando non arrivò una chiamata, era mia madre... immaginavo già cosa mi avrebbe detto, mi avrebbe fatto la solita ramanzina... e così fu.

Era terribilmente spaventata dal biglietto che le avevo lasciato in cucina, così cercai di tranquillizzarla.

"Tranquilla mamma, sto bene. Sto andando al college a piedi perchè non avevo voglia di aspettare il bus..."

"Signorina Catherine non farmi mai più spaventare così tanto!"

"Mamma ma sono solamente una ragazza di 16 anni, ho tutto il diritto di godermi la vita. E poi non stavo abbastanza bene per stare ad aspettare quel maledetto bus!" replicai.

Improvvisamente la sua voce si fece più calma, come se avesse capito che ero soltanto un'adolescente e che avevo bisogno dei miei spazi.

"Ok, ma torna a casa appena finisce la scuola"

"Mamma..."

"Niente ma, signorina!"

"Ok... ci vediamo dopo, ciao..."

Attaccai subito, non volevo che sorgesse un'altra discussione.

Mentre ancora impugnavo furiosa il telefono, scorsi una ragazza in lontananza, mi sembrava famigliare, ma ero ancora troppo lontana per riconoscerla.

Quando finalmente fui abbastanza vicina non potei credere ai miei occhi, era Samantha! Proprio lei! Non potevo crederci!

Mi sembrava di non averla vista da anni, quando in realtà erano passate solo tre settimane.

Gettai lo zaino a terra, le corsi incontro gridando il suo nome e l'abbracciai forte.

"Sam! Ciao mi sei mancata tantissimo!"

A Tear of WolfDove le storie prendono vita. Scoprilo ora