8.

78 5 0
                                    

Lui non poteva essere morto, non poteva essersene andato così.

Mi ritrovai rannicchiata in posizione fetale sul frastagliato e sconnesso terreno ricoperto e cosparso da ramoscelli e foglie secche.

I miei occhi si focalizzarono istintivamente sul corpo inerme e apparentemente incosciente di un ragazzo: Blake.

Mi alzai freneticamente e, cercando di non inciampare nei miei stessi passi, mi avvicinai precipitosamente a lui.

"Corri." un bisbiglio lasciò le sue secche e screpolate labbra. Parlava lentamente, come se facesse fatica ad interagire con me.

Ma io non l'ascoltai. Mi inginocchiai davanti a lui, le ginocchia cedute senza nessun comando, le labbra dischiuse in cerca d'aria per i polmoni vuoti e la gola in fiamme.

"Non ti lascio." Mormorai dolcemente, ma pur sempre mantenendo un tono di voce fermo e deciso.

Il suo petto nudo e tonico era macchiato da rivoli di sangue. La sostanza rossastra proveniva dal punto in cui la clavicola e la spalla creano un incavo.

"Ti ho detto di andare, starò bene. Ma tu devi andartene. Ora." disse digrignando i denti e serrando la mascella. Era irritato, sempre più irascibile.

"Non sono una bambina a cui puoi dare ordini! Sono abbastanza matura da decidere se rimanere oppure andarmene, anche se penso proprio che metterò in atto la seconda opzione visto che desideri essere ucciso definitivamente a colpi di proiettili.
Perché, come esattamente tu possa immaginare, mia madre ci è alle calcagna." ribattei ad alta voce, attirando solo più l'attenzione della donna di cui avevo appena discusso, la cui voce echeggiava tra ogni singolo albero della foresta.

"Non posso muovermi."

"C-cosa? Come sarebbe a dire che non puoi muoverti?!"

Non rispose, si girò solamente a pancia in giù gemendo per il dolore quando il rumore di rami spezzarsi, sotto il suo peso, fu udibile alle mie orecchie.

Piccoli, appuntiti, ramoscelli erano infilzati nella pelle delicata della sua schiena, anche se ormai spezzati quasi tutti alla base.

"Senti, ho un'idea, infantile, ma è pur sempre una fonte di salvezza."

"Veloce." ribattè con voce soffusa e dolorante.

Ma io non aprii bocca, camminai con passo svelto e deciso verso colei che aveva precedentemente puntato la canna del fucile nella nostra direzione.

I miei piedi si muovevano da soli, avanzando all'unisono. La caduta dalla groppa di Blake mi aveva causato alcuni, doloranti, lividi violacei sparsi lungo il mio corpo. Non ero ancora a conoscenza di quante "segni" erano presenti su di me.

Riconobbi subito la postura di mia madre, la quale si stava affrettando a venirmi in contro. Un fucile era stretto nella sua salda presa, pronta a sparare e a mettersi in guardia per un altro ipotetico avvistamento di lupo.

"Bimba cara, stai bene? Per l'amor del cielo, guardami. Ti ha fatto del male? Hai idea di quanto pericolosi possano essere i lupi, tesoro? Oh cielo, quando ho visto che ti stava portando via..." mormorò, la voce rotta e spezzata da un pianto, forse di sollievo forse di disperazione.

"Mamma, sto bene. Io sto bene." alzai leggermente le braccia dal corpo, in segno di rassegnazione al fatto che credesse che fossi ferita. Ma io non ero ferita.

"Oh, figliola... Mi hai fatto così tanto spaventare."

"Cosa ci facevi quì?" sbottai, infastidita dalle sue continue e ripetitive frasi dolci nei miei confronti e cariche di ansia a causa del fatto appena accaduto.

A Tear of WolfDove le storie prendono vita. Scoprilo ora