Ripresi fiato varie volte, quando mi accorsi di essere ridicola gli andai incontro. Quando ero abbastanza vicino da vederlo bene mi accorsi che era con un suo amico, non so se era un bene o un male, ma mi feci coraggio e lo salutai con un bacio sulla guancia che fece un piccolo schiocco. Il suo amico mi allungò una mano: «Piacere Sam!». Sembrava un ragazzo simpatico, quasi timido, mi sembrava di averlo già visto ma gli allungai anche io la mia mano: «Piacere Emily» dissi intimidita dalla presenza di Andrew.
Iniziammo a camminare per il centro, loro davanti e io dietro. Andrew non mi aveva più rivolto la parola dopo quel saluto, davvero non lo capivo. Dopo mezz’ora di camminata mi stancai di essere la terza in comodo «Io vado! Mi sono ricordata di aver dimenticato il cane fuori casa…» Dissi con un velo di tristezza. Andrew alzò lo sguardo e mi guardò un po’ insospettito «Ma tu non hai un cane!». Aveva ragione, non ho mai avuto un cane, ma che scusa era? «Ehm.. E’ nuovo, non te lo aveva detto Cassy? Scusa ma ora devo proprio andare..» Rimase interdetto, io mi voltai e me ne andai.
Non appena voltai l’angolo due lacrime mi rigarono il viso. Come era possibile che non mi avesse rivolto neanche mezza parola? Di cosa aveva paura? Quando cercai di darmi una calmata e di comparire il più decente possibile sentii il cellulare vibrarmi in tasca, lo estrassi e vidi che i messaggi erano da parte di Andrew “Ho capito che era solo una scusa, ma almeno potevi salutarmi! Io sto andando a comprarmi un nuovo cappello se vuoi raggiungimi dove mi hai lasciato, ti aspetto lì”.
Quando ripresi fiato, decisi che forse era meglio riprovare perché alla fine una seconda opportunità va data a tutti. Lo vidi di nuovo là, sentii che il naso pizzicava e gli occhi si riempivano di nuovo di lacrime ma mi dissi “non qui, non vuoi che se ne accorga, non qui!”. Mi avvicinai a lui, cercai di sorridere anche se i miei occhi rossi li avrebbero notati chiunque, tranne lui. Non si accorse di nulla.
Si avvicinò e mi disse: «Allora mi accompagni a comprare il cappello?». Ogni volta che mi si avvicinava era come se entrassi nel fantastico mondo dei pony parlanti, annuii, non riuscivo a fare altro. «Adidas o Nike?» disse mentre io ero ancora imbambolata. Dopo circa due minuti mi degnai di rispondergli «Ehm Nike.. Scusa..» dissi imbarazzata. Ci dirigemmo verso il negozio della Nike. Entrammo, era davvero grande, non sapevo dove andare quindi seguii lui. Salimmo al secondo piano del negozio, si provò vari cappellini, mi piacevano tutti, avrebbe portato bene anche un cappello con una cacca sopra. «Nah, di questi non me ne piace nessuno andiamo dall’Adidas.» Aggiunse con un tocco di arroganza.
Uscimmo dal negozio e entrammo nel negozio accanto, di nuovo un piano di scale, caro ragazzo ma non lo sai che odio le scale? Ci trovammo davanti ad una parete di cappelli, ne provo tanti. Alla fine ne prese due, mi guardò e disse: «Dimmi quale tra questi due ti piace di più!» Ne mise prima uno, tutto nero con la scritta Adidas praticamente all’altezza della fronte, poi mise l’altro che era rosso. «Quello nero!» gli dissi con timidezza. «Allora prenderò questo!» Ammiccò.
Uscimmo dal negozio e decidemmo di continuare a fare un giro. Come prima io rimasi dietro, lui e il suo amico continuavano a ridere e a scherzare mentre io ero là dietro come un’asociale. Andrew e il suo amico entrarono in un altro negozio, io sta volta rimasi fuori, c’era un venditore ambulante che faceva braccialetti, volevo comprarne uno. «Mi scusi può scriverci Erik.» dissi al venditore ma proprio in quel momento uscì Andrew che si avvicinò a me e disse «Chi è Erik?» Sobbalzai per lo spavento. «E’ il mio calciatore preferito, ma non voglio più questo bracciale.» gli dissi. «No prendilo, è un bel pensiero, quasi quasi lo prendo anche io e ci faccio scrivere Cassy!» Esclamò con felicità. Sentii di nuovo il naso pizzicare e le lacrime salire.
Mi girai verso di lui e con un filo di voce, per non far capire che stavo per piangere gli dissi: «Ora devo davvero andare, scusa..» Me ne andai, ma anche lui aveva deciso di andare via e quindi di fare la mia stessa strada.
Arrivai alla macchina e tirai fuori tutte le lacrime che avevo trattenuto per tutto il pomeriggio. Quando mi calmai o meglio, quando la mia vista si spannò, misi in moto la macchina e andai verso casa. Quando ero quasi arrivata sentii il cellulare vibrare, ma decisi che avrei controllato tutto quando fossi arrivata.
Parcheggiai la macchina nel garage come sempre, entrai dalla porta sul retro. Quando fui dentro trovai tutta la famiglia riunita sul divano, ma non avevo voglia di giocare alla famigliola felice quindi salutai tutti con un cenno della mano e andai in camera mia. Finalmente potevo stare da sola.
Mi ricordai dei messaggi da controllare, erano tutti di Andrew. “Potevi almeno salutarmi” gli risposi molto acida “potevi farlo anche tu”. Mi ricordai che Nicole mi aveva chiesto di raccontargli come fosse andato il pomeriggio. La chiamai, e scoppiai in lacrime, capi che forse non era stato uno dei migliori appuntamenti. Le raccontai tutto, ogni singola cosa, ovviamente piangendo. Cercò varie volte di farmi smettere ma non ci riuscì, disse varie volte che erano lacrime sprecate e che uno così era meglio perderlo che averlo, ma niente riusciva a farmi stare meglio.
SAALVE, CI TENEVO MOLTO A PUBBLICARE QUESTO CAPITOLO OGGI PERCHE' E' UN ANNO CHE CONOSCO IL VERO ANDREW, SI SONO UNA FISSATA CON LE DATE. HO CERCATO DI SCRIVERE IL MEGLIO POSSIBILE NONOSTANTE AVESSI GLI OCCHI PIENI DI LACRIME QUINDI SCUSATE GLI EVENTUALI ERRORI GRAMMATICALI. COME AL SOLITO VOTATE E COMMENTATE! BACINI
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New friend or love?
Teen FictionLei non sapeva cosa significava perdere un amore e trovare un amico ma lo scoprirà presto...