CAPITOLO 13

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Il giorno seguente andai a scuola molto presto, volevo evitare di incontrare Cassy in giro per casa. Quando arrivai notai che sul solito muretto c’era anche Nicole, così mi avvicinai a lei e le dissi: . «Hey, anche tu presto questa mattina?». Mi sorrise, come se fosse davvero felice di vedermi.  «Sono arrivata prima perché volevo parlarti, ieri sembravi cosi giù.. Raccontami per bene, senza piangere cosa è successo».  Le raccontai tutto quello che era successo, le raccontai ogni minimo particolare di quel pomeriggio che doveva essere un pomeriggio sereno.

Alla fine del mio racconto, vidi che era rimasta perplessa: «Ma com’è possibile che questo ragazzo sia così bipolare? E soprattutto come ha fatto a non accorgersi che avevi pianto, insomma chiunque noterebbe due occhi rossi e lucidi! Ti prego lascialo perdere a quanto pare è l’ennesimo coglione che ci prova con tutte!» L’abbracciai forte. La conoscevo da soli tre mesi eppure mi sembrava di conoscerla da una vita, gli volevo molto bene e a quanto pare anche lei ne voleva a me.

Entrammo a scuola dove trovammo vicino agli armadietti Cassy e Megan, stavano parlando di Andrew ma si bloccarono non appena andai al mio armadietto che purtroppo era vicino a quello di Cassy.  Quando stavo andando verso la classe Cassy mi afferrò per un braccio: «Sai, io e Megan ci stavamo organizzando per fare un pigiama party a casa nostra solo che ci servirebbe la tua stanza perché è la più grande e soprattutto perché Andrew sarà li e sai com’è .. ci serve spazio» Disse con un tono quasi di sfida. «Pigiama party? Ma scherzi? Cresci! E poi mi dispiace ma la mia camera mi serve!». Dissi molto incazzata. Lei mi guardò con uno sguardo scocciato e se ne andò sbruffando.

Dopo 5 ore di lezioni non vedevo l’ora di tornarmene a casa e stare un po’ sul mio letto a non fare niente come piace a me, erano gli ultimi giorni di scuola, non vedevo l’ora che finisse questa tortura.

Tornai a casa, non c’era ancora nessuno, c’era un silenzio tombale ma a me piaceva. Quella casa era diventata troppo caotica nel giro di pochi mesi e quando c’era un po’ di silenzio volevo godermelo. Ma la calma durò ben poco.. Sentii una chiave entrare nella serratura, sperai che fossero o mio padre o Eleonor ma, a giudicare dai schiamazzi che sentivo da fuori si trattava di Cassy e sicuramente era in compagnia di qualcuno, ancora più sicuramente di Andrew. Mi sbrigai a salire le scale che in quel momento sembravano un’infinità, mi chiusi in camera mia e da sotto sentii: «Fortunatamente siamo soli, non c’è neanche Emily, possiamo andare in camera mia e fare quello che avevamo deciso ieri..». Mi vennero i conati, ero quasi decisa ad uscire dalla mia stanza e vedere la loro faccia ma decisi di rimare in camera mia, non volevo rivedere Andrew.

Pochi minuti dopo sentii provenire dalla stanza di Cassy strani versi, sicuramente stavano facendo qualcosa che non avrebbero potuto fare con qualcuno in casa. Dopo circa un’ora le urla si fecero più forti e non capivo più se stessero facendo l’amore, per quanto fosse possibile chiamarlo così visto i soggetti, o se si stessero picchiando. In ogni caso fu mio padre a salvarmi rientrando in casa. Quando entrò sentii anche lui le urla quasi demoniache e andò ad aprire la porta di Cassy, trovando così quei due completamente nudi nel letto. Ora le urla erano di paura, non potei evitare di osservare la scena, vidi Andrew uscire fuori dalla camera di Cassy ancora nudo, aveva solo una maglietta che gli copriva le parti intime. Mio padre intanto cercava di far calmare Cassy per poterle parlare. Intanto io, sulla soia della porta della mia camera ridevo osservando quei tre che sembravano psicopatici.

Quando fu ristabilita la calma Cassy bussò alla mia porta e sembrava molto incazzata. «Si può sapere perché non mi hai detto che eri a casa? Ora tuo padre penserà che sono una troia!» Tesoro caro, lo sei! «Beh perché mi piaceva pensare all’effetto sorpresa che ha fatto mio padre entrando in casa all’improvviso» Le dissi soddisfatta. Mi guardò fisso negli occhi, ci odiavamo a vicenda, lo avrebbe intuito chiunque. Andò in camera sua, non uscì neanche per la cena, forse per la troppa vergogna o per paura di essere nuovamente sgridata sta volta anche da sua madre.

Dopo cena, tornai in camera mia, e decisi di prenotare i biglietti per andare da mia madre ad agosto. Non vedevo l’ora di riabbracciarla, era strano ma mi mancava. Non la vedevo da solo tre mesi eppure mi mancava tanto, era molto strano visto che io e mia madre non siamo mai andate d’accordo, ma lei è una tipa che non va d’accordo neanche con se stessa figuriamoci con gli altri.

Prima di andare a dormire controllai il cellulare che non avevo toccato per tutta la giornata, nessun messaggio da Andrew, questa cosa mi sollevava molto. Non avevo voglia di parlargli, soprattutto dopo il casino del pomeriggio e poi Nicole con quelle parole mi aveva convinta a lasciarlo stare, come diceva lei “è solo un coglione”.

**

La mattina seguente mi svegliai alle nove e ormai una giornata di scuola era persa, non che mi dispiacesse, anzi, avevo più tempo per uscire e andare a fare un po’ di shopping che era tempo che non facevo. Mi vestii velocemente, indossai un top e dei shorts, mi truccai e misi le prime scarpe che trovai. Poi controllai il cellulare giusto per essere sicura che fossero davvero le nove e non le sette. Ebbi la conferma che fossero le nove e poi lessi un messaggio di Nicole “mi dispiace ma oggi ti lascio da sola mi sono svegliata tardi”. A volte le coincidenze mettono paura, le scrissi un messaggio di risposta: “anche io mi sono svegliata tardi, sto uscendo per andare a fare un po’ di shopping ti va di fare colazione insieme?”. Pochi minuti dopo Nicole mi rispose quindi passai a prendere anche lei.

Decidemmo di andare a fare un giro per negozi in centro, era una bellissima giornata di primavera e il sole splendeva senza neanche una nuvola.  Mentre passeggiavamo per il centro vedemmo Andrew con una ragazza che non sembrava affatto Cassy. La ragazza era mora, alta e snella. Decidemmo di seguirli. Passeggiavano tranquilli mano nella mano sicuri che nessuno li avesse notati. Sembravano quasi una coppia. «Che bastardo, fa così con tutte!» disse Nicole schifata dall’orribile visione che avevamo davanti. Io non riuscivo a dire niente ero troppo schifata per fare o dire qualsiasi cosa.

Entrammo in un negozio lasciando così i due “piccioncini” a spasso per il centro. Ero felice di non essere io l’alce, ma mi faceva ribrezzo lui e le sue parole dolci che a quanto pare usava con tutte, forse anche con il suo cane.

Eiei, secondo me questo capitolo fa schifo ma non avevo idee quindi ho dovuto inventare la maggior parte delle cose. Inoltre ho capito che scrivo di merda yeee e quindi forse finirà qui.

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