CAPITOLO 5

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Lo vidi seduto allo stesso posto del giorno precedente, stava parlando con un ragazzo, probabilmente un suo amico. Mi avvicinai di poco a lui e gli sussurrai, quasi intimidita, un semplice: «Ciao». Senza aggiungere altro. Inizialmente non mi sembrava il tipo che avesse voglia tanta di studiare, quindi ci andai cauta.

Studiammo la letteratura inglese, o meglio, io studiavo, lui aveva deciso di giocare con il suo cellulare. Dopo circa un'ora di studio intenso per me, Andrew si alzò e andò a parlare di nuovo con il suo amico, quando questi si degnò di andarsene tornò da me e iniziò a fissarmi, come se stesse cercando qualcosa in me. Alzai per sbaglio la testa, lo sbaglio più rischioso della giornata. Lo guardai per non più di cinque secondi negli occhi, aveva gli occhi marroni, erano di un marrone intenso, quasi cioccolato fondente. Abbassai la testa quando vidi che abbozzò un sorriso. Inizia ad arrossire quindi con voce flebile gli dissi: «Forse è il caso che io torni a casa, sono già le sette». Annuì «Ci sentiamo dopo!» Aggiunse.

Tornai a casa e ad attendermi all'uscio c'era mio padre, sembrava molto preoccupato: «Tua sorella Tessa non torna a casa da ieri notte! Tu ne sai qualcosa?». Rimasi quasi sconvolta quando udii quelle parole, mi sembrava strano, prima si era aperta con me e poi era scomparsa, avevo subito pensato al peggio.
Corsi in camera mia, sullo specchio c'era un bigliettino attaccato con dello scotch. Nella parte a me visibile c'era scritto con un inchiostro nero "PER EMILY". Lo aprii, all'interno c'era una lettera da parte di Tessa, davvero non capivo quando era entrata in camera mia senza farsi vedere dai nostri genitori. La lettera recitava: "Cara Emily
Non sono scomparsa, sono andata a New York con Cassy, mia sorella. Tornerò tra due giorni, avevo bisogno di una pausa.
Ti voglio bene.
Tessa"
Corsi da mio padre, gli diedi la lettera, quando la lesse la sua espressione facciale cambio da: preoccupazione a arrabbiatura in meno di tre secondi. Inizio ad urlare: «Eleonor! Questa volta non la passerà lascia, quando tornerà se la vedrà con me!». Lasciai mio padre e la sua incazzatura in salone, io tornai in camera mia.

Tirai fuori il cellulare dalla tasca dei miei Jeans, trovai un messaggio di Andrew, aveva scritto un semplice "Hey" accompagnato da un emoticons con un bacino. Gli risposi allo stesso modo.
Parlammo per tutta la notte e il giorno seguente. Alla fine del secondo giorno ci scambiammo i numeri, iniziammo a parlare ogni giorno a ogni ora. Iniziavo a tenere a lui, stavo iniziando a volergli bene, nonostante le pessime voci che giravano sul suo conto, forse dovevo ascoltare quello che gli altri mi dicevano su di lui. Ma ho preferito ascoltare il mio cuore, così, ci incontravamo ogni martedì e giovedì in biblioteca per "studiare". Ma ogni volta che alzavo la testa mi perdevo nei suoi occhi, mi davano sicurezza

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