Capitolo 2: Amore e odio

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Le mani ben salde al volante, gli occhi attenti alla strada da percorrere, sento le tenebre impossessarsi della mia mente. Cerco di mantenermi lucido ma non riesco a non pensare a ciò che davanti ai miei occhi stava per consumarsi. Una sviolinata vecchio stile, con tanto di sdolcinatezza negli occhi di entrambi, che rendono il tutto insopportabilmente odioso. La gelosia ha il colore tetro della notte e senza chiedere il permesso si impossessa del mio cuore. Trema la foglia della mia anima al vento gelido della steppa che mi si sta preparando. Odio me stesso e la mia debolezza. Odio Nazli e la sua malvagia bellezza. Odio Deniz e la sua tracotante follia. Passo dopo passo, si consuma in me il sacrificio estremo. L'uomo Ferit è messo alla croce da un amore tanto impossibile quanto folle. Perché di follia si tratta!  Ma la cosa che mi fa rabbia è che pur avendo contezza di tutto, io non riesca a liberarmi di questa catena. Sono ostaggio della mia caparbia ostinazione per una donna che non sarà mai mia, incatenato da un sentimento che, seppur doloroso, non riesco a domare, meno ancora a soffocare. Sento il petto incendiarsi sotto il passo graffiante della bestia che è in me, un ruggito feroce che fa tremare per la disperazione più che per la potenza. Scuotere la criniera è inutile, se gli artigli affondano nella melma. Il fango allaccia i malleoli e intorpidisce le membra. L'immobilità mi assale. La fissità della notte è dentro di me. Il buio mi riempie e mi ritrovo nuovamente solo e spiazzato. Poi...improvvise sopraggiungono le parole di Alya, sempre più sibillina, sempre più minacciosa. Che senta Nazli come una temibile rivale è evidente, così come comprensibile sarebbe il suo tentativo di riportarla a me per lasciarle Deniz, ma io conosco Alya e la sua lealtà. Quelle parole risuonano come gocce da un rubinetto in una cella delirante di libertà. Un crivello potente che rende vano ogni tentativo di rimanere sobrio. Ubriaco di tristezza mi concedo alla donna di turno. Che sia gelosia, o noia o tristezza poco importa, perché quel che conta è la mia volontà di prostituirmi ad essa pur di affogare la rabbia. Inebriato dal nulla immortale, cerco con le prime luci dell'alba di recuperare un minimo di dignità e con essa la ragione. Il tempo è un gran medico dell'anima e riesce a trovare sempre la medicina giusta. Faccio fatica in realtà a restare sobrio, perché oggi più che mai sento dentro di me un'insolita irrequietezza. Un ululato sommesso mi si presenta davanti agli occhi dell'anima ma la belva immonda che ben conosco questa volta fa meno male nel suo incedere. Direi che quasi trovi posto stabile e senza fatica in me. Mi riscopro così incredibilmente svuotato di una parte di me e solo con fatica mi rendo conto che quella parte di me non c'è più. Possibile che nel vagabondaggio di questa notte io abbia perso la sola bestia che merita di essere mantenuta in vita? Avevo sacrificato il mio orgoglio, la mia dignità, la mia fierezza sull'altare dell'amore e senza avere nessun risultato. Solo ora capisco quanto abbia amato quella parte di me di cui mi scopro ora privo. È così che deve sentirsi un orfano e più ancora un mutilato. L'assenza rende prezioso ciò che normalmente non apprezziamo perché scontato. Non avrei mai immaginato di dover sentire tanto dolore per la perdita del mio leone. Come chi perde un braccio e sente nel contempo una gran voglia di abbracciare. Come chi perde una gamba e mai come in questo momento desidera correre a piedi nudi sulle verdi radure. Una parte di me non c'è più ed è quella più solida. Il lupo prende possesso del trono e stringe le mie viscere con la sua coda. Spalanca le fauci e inizia a sbavare reclamando la sua preda. Il sole è ormai alto e la mia mente sembra ritrovare man mano la luce. Mi torna in mente la scena della sera appena trascorsa e la staticità di Nazli mi fa rabbrividire. Preso dalle circostanze, accecato come un toro dalla gelosia, solo ora apro bene gli occhi della mia mente lasciando emergere la reale portata di quella presenza. Una donna che ama non resta così indifferente davanti ad una canzone scritta e dedicata a lei. Come ho fatto a non pensarlo prima? Perché ho permesso alla mia mente di accecarsi a tal punto da perdere completamente la visuale della realtà? Forse non è detta ancora l'ultima parola. Forse ho ancora qualche carta da giocare. Forse...forse...forse...Ferit Aslan non è l'uomo dell'ipotesi. Ferit è certezza, obiettività e successo. Lasciare spazio a Deniz ieri sera è stato un grande errore, ma forse necessario per farmi comprendere qualcosa di più grande. Nazli non può non essere mia. Se Deniz la corteggia con la musica, io lo farò con il lavoro. L'occasione va cercata o addirittura creata. Nazli non avrà scampo. Come una piovra la avvolgerò con le spire della mia presenza, senza insistere ma nemmeno senza lasciare spazio a nessuno di entrare nella sua vita. Come il sole all'improvviso, balena in me l'idea di proporre al socio del ristorante di Nazli la vendita della propria quota. Mettere sul bancone un bel mucchio di soldoni rende possibile ogni cosa. Il socio non può rifiutare la mia proposta. Pregusto già l'idea di condividere con Nazli non una passione o un oggetto, ma una dimensione che è linfa vitale per lei e stimolo per me. L'affare viene portato a termine e ora non resta che affrontare la mia leonessa. Man mano che mi avvicino al ristorante, avverto una strana sensazione di pienezza, come un qualcosa che, sorseggiata, mi riempie dentro. Le mie dita affondano in una massa di peli ruvidi al tatto, mentre sulla schiena sopraggiunge inaspettata una graffiata poderosa. Riconosco la firma e più ancora la forza con cui essa viene impressa. Varcata la soglia, ritrovo il mio leone faccia a faccia con la mia donna. È uno scontro tra pari, nel quale nessuno è disposto a cedere terreno. Solo ora mi rendo conto che quella parte di me che credevo perduta aveva semplicemente superato i confini dell'essere per portarmi al solo punto in cui dovrei essere con tutto me stesso: davanti all'abisso del mio tormento. Con tutta la pienezza di me, fronteggio colei che rende vana ogni mia strategia. Depongo le armi e decido semplicemente di lasciarmi trafiggere dalle sue. Occhi negli occhi. Silenzio contro silenzio. Bocche serrate eppure urlanti ribellione, soffocate per le orecchie ma ben visibili agli occhi. È arrabbiata, furiosa. Non sopporta sicuramente che io non gliel'abbia detto prima e più ancora non vuole sentirsi braccata. Nazli non ama certi imprevisti e in questo noi due ci somigliamo più di quanto entrambi possiamo immaginare. Gode la fiera che è in me e per la prima volta fierezza e ingordigia, orgoglio e infamia siedono in un connubio perfetto, godendo della conquistata vicinanza. Le gote di Nazli si stirano mentre i suoi occhi sgranati si fissano nei miei. Braccia conserte e l'aria di chi vuole farmela pagare...impazzisco a vederla così combattiva. Mai nessuna è riuscita ad avvinghiarmi come lei. L'idea di riprendere l'antica lotta mi eccita e trasuda la passione che è in me. Cerco di mantenere un'aria professionale ma le mani in tasca fremono e chissà quale pazzia compirebbero se non ci fossero altre persone. Sorrido agli ospiti con piena soddisfazione ma non posso ignorare il fascino che l'anima di Nazli ha su tutto me stesso. Il pensiero torna fisso al suo perno e impazziscono i sensi per la padrona ritrovata. Camminando sui viali delle mie arterie, come impazzito, il sangue pulsa tingendo la pelle di quel vivido colore che richiama alla passione. Un cuore che ama non è domabile...il mio meno che mai. I venditori vanno via e il trovarmi solo con lei mi riporta ad antiche atmosfere mai dimenticate. La rincorro come il cacciatore quando incalza la gazzella appena stanata. Passiamo di stanza in stanza e non sono solo i nostri corpi a farlo. Avverto di nuovo la presenza dell'anima di Nazli in me. Una sensazione meravigliosa. L'incedere dei suoi piedi sul mio suolo mi fa tremare di gioia. Una familiarità che è sostanza del mio essere. Torna la domina nel suo castello, oltrepassa la corte per giungere nella sala del trono. Trema il leone nel timore di perdere lo scanno faticosamente conquistato. Il lupo si trastulla nella sua vogliosa bramosia. Mai ritorno fu più paventato. Il sibilo delle sue bianche carni scuote l'atmosfera della mia anima. Impazzisco all'idea che ella possa continuare a penetrarmi fino all'alcova del mio cuore. Non sa cosa l'aspetta. Il leone scuote improvvisamente la criniera e segna con gli artigli dell'orgoglio la nostra conversazione. Mi diverto a girarle intorno. Giochi di parole che affondano le intenzioni di entrambi. Nazli vuole essere alla pari. Piccola...non sa che lei è ben al di sopra di me! Una dichiarazione di intenti che tradisce un protocollo di intesa che va al di là di ogni umana ragione e a sottoscriverlo sono entrambe le nostre anime. Il gioco del rinfaccio prende il posto delle dimostranze, ma a dominare veramente è ancora una volta il nostro rapportarci. Le parole non dette al momento giusto, le fughe inspiegabili pesano come macigni sulla bocca di entrambi rendendole mute. Certo, Nazli muta è impensabile e in effetti dopo poco riprende la sua raffica di perché alla quale decido di mettere fine nel modo più bello che conosco. Ho scelto di stare al suo fianco perché credo in lei, nelle sue capacità, nella sua tenacia. Ho scelto di scendere in campo con la guerriera più audace che io abbia mai conosciuto. Stare al suo fianco è non solo un piacere ma un onore. Mi inorgoglisce fronteggiarla e più ancora lasciarmi soggiogare. Cavalca come una vergine amazzone la mia anima, tirando le redini della mia mente, speronando la carne e lasciando che il mio essere schiumi voglioso dalla bocca. Con la scusa di ispezionare il locale, mi stacco da lei. Pelle da pelle...è forse questo il dolore che un serpente prova nella sua fase di muta. Così l'anima. Il distacco da ciò che ci riveste non è mai indolore. Prende fiato il leone, ma di riprendersi il trono non è proprio cosa. Il lupo infingardo se la ride beato, assaporando già la succulenta vivanda che la mia audacia sta preparando. Passando in rassegna il locale, la professionalità che mi caratterizza non può non farmi notare le cose che non vanno. È evidente che, per quanto determinata, la mia signora resta fuori dall'universo edilizio e imprenditoriale. Sorrido, pensando a quello che avrebbe combinato se non fossi intervenuto io al suo fianco. Quasi quasi mi convinco da solo che Nazli senza di me non potrebbe non mettersi nei guai. È quell'istinto primordiale di protezione nei suoi confronti che mi fa trasalire ogni volta che la vedo avvolta nei problemi. Vorrei si fidasse di più di me. Vorrei che mi considerasse degno delle sue confidenze. Vorrei che capisse che sono al suo fianco non per soffocarla ma per affiancarla e lasciarle vivere serena la sua indipendenza. Ma questo è chiedere troppo ad una donna che non riesce ancora a capire cosa prova. La confusione danza intorno al suo cuore con ritmi sfrenati. Ora si abbandona, ora si erge altera e riluttante. Questa ambiguità mi sfianca e eccita allo stesso tempo. Quando mi raggiunge, mi trova alle prese con un condizionatore malfunzionante...uno dei tanti problemi, ai quali Nazli non sembra dare molta importanza. Se fosse per lei, un ristorante si ridurrebbe alla cucina, alle padelle, ai tegami e agli ingredienti...un tavolo e quattro sedie e il gioco è fatto. Ahhh! La mia signorina deve farne di strada! Irritata per aver scoperto il fianco della sua inesperienza nel settore, Nazli sente la necessità di ribadire la parità dei nostri ruoli. Teme il confronto...piccola. Ancora non sa che il gigante tra noi è proprio lei...l'idea di farla bruciare nel suo complesso di interiorità solletica il mio amor proprio. Gode il leone non meno del lupo, seppur per motivi diversi. E gongolando l'abbandono, imbroccando la strada verso l'azienda. C'è molto da fare e ora ho un interesse e un affare in più. A passo deciso entro in azienda e...diciamo che non poteva andare peggio. Deniz è venuto in ufficio e ora mi è dinanzi con la solita aria di sfida. Credo che qualcosa non sia andata bene ieri sera. Non leggo la felicità di chi si è dichiarato e ha avuto appagamento nello sforzo. Le sue parole tradiscono un'irrequietezza accentuata. Sento il lupo che è in me digrignare i denti, famelico. L'idea di fronteggiare un rivale non solo alletta ma sprona a infierire. Deniz provoca i miei sensi dicendo di andare da Nazli, ma soprattutto stuzzica la mia intelligenza asserendo di saper bene quello che fa. Mi spiace vederlo così disadattato perfino a se stesso. Sembra una foglia ingiallita appesa a un ramo in autunno. Il vento è sempre più minaccioso. Fatico non poco a mantenere la mia calma quando mi provoca sulla canzone. Sono abituato a far parlare i fatti e anche questa volta sarà così. Porre fine alla conversazione toglie entrambi dall'imbarazzo del confronto. Lo saluto ma non sa che la mia ombra lo seguirà ovunque. Con gli occhi di un falco che vola alto, lo vedo raggiungere Nazli...vedo il suo pressing, ma so anche che questo è per me il segno evidente che non ha ottenuto ciò che sperava. Questo mi regala terreno e mi fa ben sperare. Ora più che mai devo essere al fianco di Nazli. Sistemate le ultime cose in azienda, chiamo i miei manovali. Bisogna mettere a posto il ristorante e questo solo io posso farlo. Raggiungo nuovamente il locale e ciò che appare alla mia vista non è il massimo. Deniz è ancora qua. Nazli davanti a lui. Decido di mantenere una linea di sobria indifferenza, rivestendo il ruolo del socio e dell'esperto edile. Dopo aver dato le direttive agli operai, mi avvicino a entrambi, certo della reazione della mia leonessa, reazione che non tarda a venire. Nazli si erge sulle punte e ancora una volta rimprovera il mio modo di fare arbitrario. Tutto inutile perché farò così all'infinito, fosse solo per vederla bruciare di passione e orgoglio ferito. Amo vedere i lampi di ribellione nei suoi occhi e il modo in cui apre le sue labbra mi fa impazzire. Ma non voglio tradirmi e nemmeno farle vedere quanto sono geloso ora per la sua vicinanza a Deniz, così taglio di netto la conversazione e la lascio nel suo tormento di donna in carriera incompresa. Fisicamente lontano, ma dentro ancora irrimediabilmente attaccato alla sua carne. Un'ombra leggera ma palpabile che non riesco a riattaccare al mio corpo. Il mio amore per Nazli non conosce limiti. Seguire gli operai che lavorano è routine per me. Mi diverte e nello stesso tempo mi entusiasma perché amo il mio lavoro. Il sangue nelle mie vene è lo stesso di mio padre e lavorare mi fa sentire meno orfano. A volte mi sorprendo a pensare che cosa avrebbe fatto lui al mio posto in determinate situazioni. Ricordo il suo rigore, la sua correttezza, il suo perfezionismo che riscopro in molti tratti di me. Mi commuovo al ricordo di lui ogni volta che metto piede in un cantiere. Troppo poco il tempo trascorso insieme, ancor più quello perso a poter scoprire le rispondenze caratteriali. L'orgoglio di essere un Aslan è adesione ad uno stile di vita che non ammette remore né tanto meno ripensamenti. Determinazione e impegno, questi gli dei a cui votare il proprio modo di vivere. Una preghiera costante che il DNA ha trasfuso nelle mie cellule e che non può essere cancellato senza farmi violenza. Immerso nei ricordi, sento il cuore stillare le gocce di un antico dolore e riempire il lago del mio io. Cupo, sordo, cieco il dolore prende pian piano il sopravvento e nemmeno il confrontarmi con Nazli riesce a liberarmi. La rassicuro sulla struttura. Ora è tempo che lei svolga il suo ruolo. Il menù deve essere perfetto. Mi fido di lei e so che non deluderà le mie aspettative. La accarezzo dolcemente con gli occhi e forse, per la prima volta, la vedo cedere alle pressioni delicate della mia anima. La divoro sotto gli occhi indispettiti di Deniz. Anche questo è orgoglio. Mentre assisto per l'ennesima volta al tentativo disperato di affermare la parità dei sessi tra noi, Nazli diventa sempre più naturale. Il suo modo di rapportarsi è cambiato. Certo sono ancora il "signor" Ferit per lei, ma c'è qualcosa che tradisce familiarità, che sussurra intimità e che riporta entrambi alla serata a Sapanka. Non voglio illudermi e con ferocia faccio retrocedere in me ogni spiraglio di speranza. Sono sprofondato nel baratro già una volta, non voglio si ripeta. Affondo le mani sul dorso del mio leone per riconquistare quel po' si superbia necessaria per superare il distacco da Nazli. La pelle del felino è stranamente fredda, a tratti ispida di gelo. Languisce la belva allo spirare del vento della passione. Sul suo altare Aslan sacrifica se stesso per amore, il mio leone non ne vuole sapere di amore, anzi, corrucciato mi richiama all'ordine o forse dovrei dire alla realtà. Ferit, temo che ti stia facendo male di brutto questa volta. Le carte sono tutte sul tavolo e la posta in gioco non è solo Nazli, ma tutto il tuo mondo. Deniz non ha intenzione di mollare la presa e questa cosa fa fremere le bestie che sono in me. Discordanti ma capaci di allearsi contro il comune nemico...questa duplice forza mi dilania le membra che a stento riescono a contenerla. Si gonfiano e si tendono. Sento a tratti la pelle lacerarsi e un dolore cupo mi percorre tutto. L'amore e la sofferenza sono due facce della stessa medaglia che tanto ostinatamente continuo a portarmi addosso. Nazli è così vicina da poterne inalare il profumo. I suoi occhi brillano di una luce viva che non lascia scampo. Il pallore della sua pelle fa trasalire il cielo e mai Via Lattea fu più luminosa. Rapito e confuso, recupero un briciolo di serietà e mi riapproprio della mia persona. Ad aiutarmi Manami che su internet ha trovato un titolo di gossip che mi riguarda. Un articolo di giornale riferisce di una presunta relazione tra me e Nazli. Volesse il cielo fosse vero! Non così per Nazli. La vedo trascolorare e capisco che la sua preoccupazione è grande. Teme il giudizio dei genitori. Vederla così mi fa montare in furore e come sempre questo ha una sola fonte: Demet e Hakan! Solo loro sono capaci di una tale bassezza, anzi, direi che la bastardata è proprio nel loro stile. Deniz ovviamente non perde occasione per contrariarmi, ma questo poco importa...con lui, ormai, è guerra e dissenso a vita. Cerco di tranquillizzare Nazli, che si abbandona allo sconforto. Poi a passo deciso esco dal locale. La meta è ovvia. Il modo di fare di Demet mi irrita e non poco. Una piovra che ha perso la preda anni fa e cerca di vendicarsi per il pranzo mancato. Ma non ha fatto i conti con me. Non permetterò a nessuno, meno che a lei, di mettersi tra me e Nazli. Affrontare Demet non è un problema. Alzo la voce, la incalzo e so bene che dietro ogni sua negazione c'è un'ammissione di colpa. La vedo cedere e quando inizia a farsi schermo con il nome di Bulut, lo stomaco mi si rivolta a tal punto da capire che con lei è fiato perso. Per fortuna intanto sono riuscito a bloccare la propagazione delle foto e non mi resta che correre da Nazli per tranquillizzarla. La mia piccola era davvero angosciata e preoccupata questa mattina. I suoi occhi si erano spenti affogando in un mare di lacrime che non riusciva a trovare un varco tra le ciglia. Non sopporto l'idea che possa essere infelice e più ancora che qualcuno possa trovare un modo per farle del male. La raggiungo a casa e...imbarazzante trovarsi faccia a faccia con il padre di Nazli. Un uomo semplice ma non sprovveduto che ovviamente cerca in me spiegazioni. Armato di calma e soprattutto di cautela, mi siedo a completa disposizione. L'uomo ha una flemma innata e parlare con lui mette tranquillità anche a me. La nostra conversazione diventa quasi piacevole. Con fare delicato si informa di me e dei miei rapporti con Nazli, della nostra società e soprattutto della nostra vicinanza. Cerco di tranquillizzarlo il più possibile, ma a mescolare le carte già abbondantemente mischiate sopraggiunge Deniz. In due alle strette con tanto di spiedo e brace. Scopro ora che Deniz e il padre di Nazli si conoscono già. La cosa mi toglie per un po' il terreno sotto i piedi, ma è necessario ora recuperare tutto me stesso per non distruggere il velo di fiducia così faticosamente sceso prima. Con uno scatto rabbioso, chiamo a raccolta entrambe le belve che sono in me. Fatico a imbrigliare il lupo che al solo nome di Deniz diventa sempre più ferocemente assetato. E come dargli torto? Una bestia che giace da tempo senza mangiare minimo azzannerebbe chiunque osasse toccare la sua preda. Deniz è questo chiunque. Imbrigliate, le fauci si tendono nervosamente e sbavano di rabbia famelica. Non è il momento giusto per ululare. Chiedo aiuto al leone, che per la prima volta sembra essere proteso in aiuto del lupo. La rivolta e l'insubordinazione interiore sono evidenti. Deniz mi è nell'anima allo stesso tempo come fratello e rivale, amico e nemico e questa ambivalenza si traduce in un intimo tormento che uccide più di qualunque altro dolore. Raccontare dei nostri padri, delle nostre vite improvvisamente allacciate e stravolte dal destino, mi fa recuperare fiato. La verità è che nonostante tutto Deniz è parte di me e non riesco a odiarlo. La sua irrequietezza mi stringe il cuore e vorrei davvero darle un argine di sicurezza. Ma testardo com'è non me lo permetterà mai. La genuinità dei nostri racconti e più ancora dei nostri sentimenti fa breccia nel cuore del padre di Nazli che sembra aver inteso perfettamente quali siano i nostri ruoli nel circuito della vita di sua figlia. La cosa mi solleva e mi permette di allontanarmi con una certa tranquillità. La mia Nazli ha ritrovato il sorriso e questo basta a calmarmi. A casa, finalmente più rilassato, ritrovo un minimo di lucidità per lavorare e programmare la giornata di domani. Ma dentro, ululati e ruggiti mi riempiono la testa, facendo di volta in volta tremare e ribollire il mio sangue. Una lotta interiore tra l'uomo che ero e quello che potrei diventare che non lascia spazio a nessuna immaginazione perché vissuta brandello per brandello sulla mia pelle. Nudo rivedo le cicatrici sul mio corpo, partendo da quella di mio padre...ognuna porta il segno di chi l'ha provocata. Ce ne sono tante, alcune penose e ancora grondanti di sangue, altre in rimarginazione ma basta poco per farne emergere ancora il siero. Un corpo agli occhi umani perfetto, per cui le donne impazziscono, ma che ne sanno i più del corpo della mia anima? Nulla e in fondo è meglio così. Per anni mi sono impegnato a costruire la più bella corazza che si possa ammirare ad occhio nudo e i livelli raggiunti sembrano essere soddisfacenti se riescono a illudere anche chi, come Deniz, ha libero accesso alla mia anima. La notte trascolora e i colori dell'alba invadono la villa. La giornata sarà impegnativa ma le prime ore saranno calde. Nazli e Manami saranno qui per una riunione di lavoro. Sul tavolo molte cose, come la promozione, i menù...il loro arrivo mi sorprende in giardino. Il sole sulla terra, sul prato di casa mia. Amo il modo semplice con cui mi affronta...non ha paura di fronteggiarmi la mia guerriera. La sua spavalda sicurezza è pari al terreno che le concedo nella mia anima. Le lascio parlare ma è evidente che sono entrambe anni luce distanti dal mondo degli affari. Lo dico apertamente certo che non avrebbe tardato ad arrivare la reazione di Nazli. L'ennesima ribellione a cui inevitabilmente pongo un argine. Eh, cara mia signora...qui sei nel mio regno e le leggi le faccio io...vuoi o non vuoi! Godimento puro per i miei nervi che restano incredibilmente attivi e ricettivi. L'arrivo della colazione con le famose omelette mi porge il coltello dalla parte del manico per infierire su quello che era stato il nostro precedente rapporto. Complimenti inevitabili che addolciscono lo spirito della mia signora. Lo sguardo lanciato di sottocchio non lascia dubbi. Nazli è pronta. Le sue gote rosee e le sue labbra rosse diventano il cibo più ambito per la mia bocca che non desidera altro che averne a sazietà. E stasera...sì, stasera le avrò! Interminabili ore di lavoro separano la mattina dalla sera. Le ombre della notte non sono mai scese così desiderate. La riunione organizzata da Demet è stata rovinata dall'arrivo di Hakan. La sola cosa bella è stata la vista del mio Bulut. È diventato un ometto. La sofferenza fa crescere prima e il mio leoncino deve soffrire parecchio. Le sue braccia mi avvolgono e un calore insolito percorre il mio essere. Una febbre improvvisa mi assale facendomi vergognare di me stesso. Non mi perdonerò mai per avermi fatto sottrarre in modo così banale Bulut. La sofferenza di questo bambino è tutta opera mia e pesa sulla mia coscienza come il macigno sul sepolcro. E ciò che mi distrugge di più, schiaffeggiandomi, è l'amore unico che Bulut nonostante tutto continua a provare per me. La gratuità dei sentimenti e la capacità di perdonare rendono questo bambino un gigante al quale non posso che inginocchiarmi. Per tutta la giornata mi porto dietro il calore delle sue braccia intorno al mio collo e più ancora i suoi occhi luminosi nonostante tutto e tutti. Nulla ci separerà perché io riuscirò a riprenderti con me, Bulut! La sera scende e quello che mi sono prefisso stamattina va fatto. Arrivo al locale di Nazli, apparentemente con una scusa, ma la realtà è che voglio riprendere il dialogo che le nostre anime hanno iniziato questa mattina con gli occhi. Testarda, ha deciso di aprire tra due giorni il locale, ma mancano tante cose e c'è molto da fare ancora. La vedo affaccendata e la mente viaggia nel tempo. Torno indietro, ricordando le serate in cui Nazli si prendeva cura della mia casa. Corro avanti, immaginandola immersa nella nostra casa. Una familiarità che desidero con tutto me stesso e che accarezzo con la stessa delicatezza con cui blocco la sua mano intenta a pulire una mensola. Ed ecco i suoi occhi di nuovo infiammati nei miei. Le propongo di uscire, di distrarci...ma lei non accetta. Decido di dargliela vinta su tutto questa sera e la cosa la entusiasma. Si scende in cucina e...correrle dietro e afferrarla tra le braccia preoccupata perché mi sono scottato è un attimo, intenso, bellissimo, interminabile. Nazli cede alle mie pressioni e mai ho visto il suo corpo così incredibilmente docile alle mie mani. Mi tiene testa ma questa volta i suoi occhi non mi fanno guerra. È come un fronteggiarsi ma su un piano nuovo per entrambi. Seduti alla stessa tavola, la musica di sottofondo, da soli e in quello che è ormai il nostro locale finalmente le nostre anime si ritrovano una di fronte all'altra. Distinte sì, ma con il desiderio di fondersi. Vedo sul viso di Nazli stanchezza, ma anche determinazione e un velo di rassegnazione che mi rendono dubbioso. C'è qualcosa che la turba ancora e non ha a che fare con il locale. Riguarda me e di questo ormai ne sono certo. La invito a confidarsi, a liberarsi...mi promette che presto lo farà. Non voglio incalzarla. Voglio che si distenda e che deponga finalmente l'ascia di guerra. Mano nella mano, un lungo fissarsi negli occhi. Un uomo e una donna nudi e liberi finalmente di potersi percorrere. La accarezzo e nelle mie mani c'è tutto il mio desiderio per lei. Nazli cede e il suo abbandonarsi tra le mie braccia mi fa sentire un dio. Mi stringe con le sue esili braccia mentre io la avvolgo con le mie più possenti. Mi stendo su di lei con tutta la potenza della mia ombra, la avvolgo come la tenda il sacrario dell'anima. Il mio godimento è pieno e la gioia per una volta realmente assaporata. Il nostro ondeggiare nella solitudine della sera riproduce nelle nostre anime il fluttuare delle onde del mare sulla battigia. Un andirivieni di sentimenti che irrorano e prosciugano i cuori di entrambi. Un delirio dei sensi che non può essere descritto. La mia Nazli...la mia donna. Una strana pace pervade il mio corpo. Il sangue, prima fluito rabbiosamente, addolcisce la sua corsa. Nessun ruggito e nessun ululato. Ritrovo le due fiere ammansite al tocco delicato di una mano di donna. Il trono è libero. Il leone si trastulla sul gradino più alto, mentre il lupo giace ai piedi di colei che con i capelli al vento e la pelle di luna domina la sala. La notte avvolge la città. I tempi degli umani cozzano con quello degli dei. Io e Nazli sospesi tra l'umano e il divino non possiamo che sottometterci al tempo. La separazione è breve ma necessaria. L'alba porta un nuovo giorno...i preparativi fervono e ad aiutare ci sono proprio tutti. Nazli sembra essere serena e padrona della situazione e io non posso che godere della sua ritrovata serenità. Il ricordo di ciò che siamo stati la sera prima ci accarezza ancora e gli occhi tornano spesso a sfiorarsi. Il desiderio si fa strada nei modi più impensabili e finisce col travalicare i confini rendendosi visibile a tutti. L'inaugurazione, il clima di festa e la passione trovano un degno alleato nel bicchiere di champagne. E le nostre mani tornano ad intrecciarsi, i nostri corpi si annodano nuovamente e gli occhi...oh, quegli occhi...brillano e gridano al mondo una conquistata felicità. È l'inizio dell'amore, di ogni amore. Ma come sarà il nostro, Nazli? Esile germoglio, lo vedo ancora tremolante e spaesato sulla zolla del mondo. Determinato a crescere, questo arbusto riuscirà a fronteggiare le battaglie che inevitabilmente ci saranno? Riuscirà a resistere alle intemperie che la vita gli riserverà? Resisterà a quanti vorranno soffocarlo? Mentre la musica procede, il sorriso trascolora in angoscia e questa in una certezza. Non avremo vita facile. Gli occhi del mondo puntati su di noi, quelli di Deniz in primis, non ci saranno di aiuto. Ma se ho te, Nazli, al mio fianco, io sopporterò tutto. Sei parte di me...l'alcova del mio cuore è pronta ed è privilegio solo tuo, mia signora. L'uscita plateale di Deniz interrompe l'idillio. Nazli è visibilmente triste. È evidente che non ama avere vittime sul suo cammino. Ma d'altra parte Deniz ha fatto tutto da solo, né si può dire che Nazli lo abbia illuso e che io non l'abbia mai messo in guardia. Ma l'amaro resta perché volendo o nolendo, Deniz è parte della nostra famiglia. La serata volge al termine. Augurare a Nazli la buona notte è impresa da folli, ma necessaria. Il nostro incontro trasuda desiderio e la separazione è solo fisica. Lasciando il locale, torno a casa sentendomi ancora più solo di prima. L'idea però di poter vaneggiare di lei nella mia sera mi alletta. Preparo dentro me il licenziamento per le mie solite donne. Ormai c'è lei. Sedotto dall'idea di trascorrere ormai ben altre sere, entro in casa...un'atmosfera sinistra accompagna la consegna da parte del guardiano di una missiva. Apro la busta che contiene una pennetta USB..., il tempo necessario per visualizzare una foto...da amore a odio è un attimo!

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