Capitolo 5: Un compromesso doloroso

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Gli occhi di Nazli sono spalancati sui miei. Sento il suo respiro affannoso, non meno del mio. Ha sicuramente intuito che sto per dirle qualcosa di importante. In realtà fatico non poco a restare lucido. La disperazione, l'idea di non poter fare niente per riavere Bulut con me mi toglie lucidità e per certi versi inasprisce il mio essere, già di suo poco restio al dolce. Un miscuglio di rabbia, paura e delusione pervade il mio cuore, mentre il corpo sembra cedere alla spossatezza dell'anima. Mai come ora mi sento impotente davanti ad un nemico. Ferit Aslan non ha mai avuto una sensazione simile nel corso della sua vita...o forse sì, ma appartiene ad un passato così remoto e così dolorosamente accantonato da sembrare vissuto in un'altra vita. Dentro di me la belva scalcia, strisciando una zampa sul terreno reso friabile perchè senza acqua. L'aridità che ho sperimentato dopo la rottura con Nazli ha aperto solchi profondi, crepe nell'anima che spirerebbe polvere al minimo soffio di vento. E quello che si è abbattuto su di me è un vero tornado. Mi sento sfilacciare nell'intimo mentre Hakan e Demet disperdono nel vuoto le mie ceneri. Sento le vene diventare così sottili che a stento l'aria stessa potrebbe penetrarvi. La voce viene meno, i toni si aggrovigliano in un mugolio sordo, a metà strada tra un ululato e un ruggito. Immobile davanti a me, lei, origine e fine di ogni mio pensiero. Lei il porto sicuro in cui rifugiarmi ma anche l'isola delle sirene da cui fuggire. Se penso a come sarebbe potuta andare la nostra storia e la vita di Bulut se solo mi avesse confidato la verità su Asuman...al solo pensiero, torna a ribollire il sangue, che incendia nuovamente le vene gonfiandole di sete di vendetta. Perché tutta la mia sofferenza e quella del mio leoncino hanno avuto origine da lei, la bella Medea che ci impietriva con il suo dolce saper fare, mentre tesseva, seppure inconsapevolmente, la tela insieme a Hakan. Come posso togliermi dalla testa questo tradimento? Come posso io perdonare chi ha barattato tanta felicità con il tornaconto personale? Non ha avuto fiducia in me e io dovrei averne in lei? Certo che no! Sono qui non per accordare fiducia ma per esigere ora il pagamento dell'imposta. Nazli me lo deve. La disperazione cede il posto all'arroganza e questa trova nell'orgoglio ferito un grande alleato. Le faccio sentire tutto il peso della sua azione. Vedo il suo volto contrarsi e i suoi occhi tremare. Le gote leggermente arrossate impallidiscono come al tocco della mano gelida della morte. E già...Nazli sa bene che è morto tra noi ogni sentimento e ciononostante, al mio sussulto, non smette di tremare come in attesa dell'ultimo soffio vitale. Anche ora non posso fare a meno di pensare che è bella, tremendamente bella e...muoio un po' anche io con lei. Un debole tentativo di trovare comprensione ammettendo la propria colpa, non fa che scatenare una nuova tempesta in me. Torno ad infierire senza pietà su di lei, facendo scempio della sua coscienza. Mi vergogno di me stesso in questo momento ma è ciò che provo. Istinto puro. Mi chiede perdono. Quella richiesta mi attanaglia la gola. Deglutisco a stento. Ma la risposta tanto attesa resta serrata in me. Vedo Nazli vacillare. Capisco quello che sta provando ma ora è più urgente portare l'acqua verso di me. Non voglio arrendermi. Odio perdere. In questo mio nuovo gioco lei deve esserci e sarà la mia pedina principale. Ora il mazziere sono io e le carte le gestisco io. Ed è proprio prendendo in mano la carta della regina che fuoriesce dalle mie labbra qualcosa che mai avrei creduto di dover pronunciare in questo modo.

Nazli, devi diventare mia moglie!

C'è in queste parole tutta la vita di Ferit Aslan. Il ruggito di un leone che impone obbedienza. L'ululato del lupo che ha fame di piacere. La sigla di un uomo che ha sacrificato sempre tutto sull'altare del senso del dovere e che ora reclama la sua parte da chi ha profanato il suo tempio. Eppure una strana sensazione mi attraversa mentre le parole prendono consistenza nella mia bocca. Un lieve venticello sembra improvvisamente spirare su quella che un tempo era una brughiera lussureggiate. Prova ristoro il terreno, ma è solo questione di attimi, perché poi la belva riprende nuovamente possesso di me e sigla l'affondo.

Non ti illudere, Nazli...non ti ho perdonata. Questo è solo un contratto tra te e me. Saremo una coppia per tutti, meno che per noi.

So di averla ferita come donna e come persona. Ma mi merito anche io di vedere nel crogiolo della delusione chi me lo ha preparato per prima. A buon rendere. Perché la vita paga sempre e spesso con i dovuti interessi. Fatico a riconoscere questa vena di cattiveria in me. Mi sento quasi estraneo a me stesso. La mia anima sembra sdoppiarsi come davanti ad uno specchio dove il riflesso sfugge ad ogni controllo del corpo reale. Perché si vive di riflessi e su questo non ci sono dubbi. Quello di questa sera è il riflesso di un Ferit che dopo aver amato perdutamente si è ritrovato nel baratro della delusione. Vedo Nazli tentennare. Certo, non si aspettava una proposta del genere e soprattutto una motivazione così vergognosa alla base. I suoi occhi lucidi e le sue labbra improvvisamente gonfie e rosse stemperano la mia brama di giocatore d'azzardo. È vero, seduto al tavolo, sono il mazziere ma nelle mie mani le carte che gestisco hanno un'anima. Strofino le dita sulla carta della Regina che sto cercando di giocare. Come le ali di una farfalla perdono la capacità di volare al tatto, così vedo Nazli languire. Nessun volo per lei, ma lo stesso identico letto per entrambi. Ferma, davanti alla porta del mio essere, vedo l'anima di Nazli. Non c'è più il piede leggero e sicuro che incedeva e si appropriava delle mie stanze. È molto lontana l'immagine della domina che teneva al suo cospetto entrambe le mie belve. Questa storia ha fatto scempio di me come di lei e forse questa è un'opportunità che il destino sta dando ad entrambi per tornare a vivere. Mentre mi parla, cercando spiegazioni più dettagliate, non posso fare a meno di scivolare con lo sguardo su di lei. Esile eppure viva, debole eppure inflessibile...di lei ho amato tutto. I miei occhi si soffermano sul candore della sua pelle, scendono lungo la linea flessuosa del suo collo e...avvampa improvviso il desiderio di lei. Non sono ancora guarito del tutto. Ciò che le mani vorrebbero fare, lo fa la voce, che passa dall'arroganza alla dolcezza. Fatico non poco a tenere le mani al loro posto. La verità è che ora ho una voglia matta di sfiorarla e di rivivere anche solo per un attimo la gioia di un amplesso. Cedo alle lusinghe del piacere e mostro il fianco ad una donna che, per quanto amareggiata, resta una leonessa. La sento avanzare e guadagnare terreno nella mia anima. Riconosco quel passo e godo al contatto di quel piede sul mio suolo. Indietreggiano loro malgrado le due belve, non senza aver segnato con le unghie il loro passaggio. È evidente che una nuova guerra sta scoppiando, tutta da giocare sul territorio della mia anima. Rafforzare i bastioni, rinsaldare le mura non servirà davanti ad una simile guerriera che io stesso sto armando. Perché? Perché adoro quando mi fa guerra. Le sue armi sono di una portata micidiale per la mia mente prima ancora che per il mio cuore. Starle dietro difficile, tenerle testa impossibile. La sua irruenza cozza con la mia clama proverbiale, ma dentro entrambi avvampiamo dello stesso fuoco. Io lo so. Lei lo sa.  E quando cerca di divincolarsi, è in quel momento che più mi si lega al petto. Recalcitra come una puledra selvaggia a cui si cerca di mettere il freno. I suoi dubbi sono in realtà tutte richieste di conferme. Si agita e i suoi capelli ondeggiano in sintonia con i suoi fianchi. Le sue mani sempre indaffarate frugano il mio corpo senza sfiorarlo. Davanti alla mia fermezza, Nazli si lascia cadere. So che non si arrenderà e che probabilmente tornerà alla carica, ma per stasera può bastare. Mi chiede tempo per pensarci. Ci sta tutta. Ma il tempo stringe e io non accetto né rinvii né rifiuti. Il sopraggiungere di Fatosh mette fine al primo round. Lascio Nazli seduta sul muretto. Un'ultima occhiata prima di mettere le mani sul volante e sfrecciare via. Non ho scampo. Ora ne sono più che mai consapevole. Il rientro a casa è duro ma l'arrivo di Engin rende la solitudine meno pressante. A lui posso confidare tutto. Le sue perplessità sono anche le mie. Ma dentro di me c'è qualcosa che mi spinge ad andare oltre. È qualcosa di non ben definibile ancora. A volte ha le sembianze della determinazione, quella di riprendermi Bulut. Altre volte assume l'aspetto terribile di una donna velata che graffia la mia anima e ne beve il sangue, al grido di vendetta. Molto spesso poi ha le parvenze di un soldato reduce dalla guerra che si ostina a fasciarsi da solo le ferite. Immagini queste che di volta in volta si avvicendano e affollano le mie notti. Lo sguardo previdente di Engin mi solleva l'idea di poter scegliere un'altra donna, qualora Nazli dovesse rifiutare. Questa osservazione mi spiazza. Solo ora mi rendo conto che non ho alternative a Nazli e non perché non ce ne siano, ma perché non ne voglio io. Ferit Aslan, sei in una morsa le cui ganasce le hai forgiate proprio tu! Sotto l'immagine del piano perfetto, della combinazione di elementi evidenti per il giudice, si nasconde forse la più cruda verità, quella di un uomo che malgrado tutto non si è ancora arreso alla fine di un amore. L'idea di un finto matrimonio assume sempre più i connotati di una trappola in cui la vittima è tutta da decidere. Per il momento la sola cosa certa è che molti si stupiranno e qualcuno soffrirà sicuramente. Ma è il prezzo necessario da pagare per poter riavere il mio Bulut. La sera si incupisce, la notte prende il sopravvento anche sulle mie membra, ma il mattino sopraggiunge inevitabile con il suo frenetico rincorrersi delle ore. Una giornata impegnativa mi aspetta in ufficio e già la presenza di Deniz accelera i battiti del mio cuore. Con lui non sai mai dove guardare e i colpi bassi sono a portata di mano. Mentre gli parlo dei risultati delle indagini, Deniz cammina nervosamente per la stanza. È incredibile il modo in cui questo ragazzo riesca a trasmettere inquietudine anche a me. Mi agita, mi punzecchia nel vivo e devo fare una fatica enorme per domare le belve che di lui farebbero scempio in un colpo solo. La verità è che a volte Deniz è incontrollabile nelle sue reazioni e io non sono più l'uomo equilibrato di un tempo. Celal e Resul sono stati dichiarati colpevoli ma io non ci credo affatto. Inoltre non credo che si siano sparati tra loro, quanto piuttosto che siano stati uccisi dai sicari di Hakan. Hakan...maledetto! Sempre lui. Voglio vederci giusto, indipendentemente dalle indagini. Troverò prima o poi le prove della colpevolezza di Hakan. Ciò che più innervosisce è la cecità ostinata di Deniz. Perso tra le nuvole dei suoi pensieri, è sempre stato un tipo stralunato. La musica lo ha forgiato piegando la sua mente alla labilità delle note, che neppure la rigida struttura di un pentagramma riesce a limitare. La sua mente vaga e atterra ora su pianeti isolati, ora su agglomerati stellari. Ma è il tipo capace di passare dal riso al pianto, dalla gioia la dolore in un attimo. L'amore per Nazli sta esasperando il suo carattere, rendendolo labile e instabile ancor più. Temo un'implosione. Allora davvero sarà difficile raccogliere i suoi pezzi sulla strada. Vorrei tanto si ravvedesse prima di arrivare a questo, anche perché non ho nessuna intenzione di lasciargli campo libero su Nazli. Campo libero! A volte mi illudo delle mie stesse capacità da stratega per poi capitolare miseramente ai piedi di lei. Nazli, non è terra di conquista. Nazli è terra da vivere. Più la si stringe, e più ti sfugge. Più cerchi di contenerla e più ti scorre addosso, irrefrenabile corso d'acqua a cui invano e da tempo cerco di abbeverarmi. Ho sete di lei e non frenesia o bramosia la mia. Una tempesta di sentimenti sconvolge i miei sensi e a nulla è valso ogni mio tentativo di togliermela dalla mente. Lei mi possiede. Lei mi cavalca come la più ardimentosa delle amazzoni. Vergine tra le mie mani profane. Come la luna, innalza il mio mare, per poi farlo precipitare nella fossa delle Marianne di turno. Ormai ho conosciuto tutte le gole e ancora mi sorprendo davanti a tanta mia ostinata pazienza. Come quella che sto sperimentando ora. Chissà quanto ancora mi farà aspettare per avere una risposta. Mi libero momentaneamente di tutti per chiamare Nazli e chiederle se ha deciso. La mia ansia cresce e il tono di voce diventa più cupo, ma a lei poco importa. Ribelle come o più di prima, riesce a imporre la propria indipendenza anche davanti ad una necessità come questa. In realtà, ha ragione. Un matrimonio finto non è il sogno nemmeno della donna più stolta del mondo. Provo un certo rancore nei miei confronti, mentre la guerra imperversa in me tra le mie due nature. Se fosse stato possibile, avrei certamente risparmiato a entrambi questo sacrificio. Il mio orgoglio mi inalbera. Ma è anche vero che Nazli non si è fatta tanti scrupoli quando ha nascosto il misfatto della sorella. Quindi, perché dovrei farmi tanti problemi ora io? E' giusto che paghi per quello che ha fatto. E il lupo che in me si trastulla al suono di queste parole. La sua natura famelica gli impedisce di provare orgoglio. È questo il punto di non ritorno. Una lotta senza fine che ha un solo movente: Nazli. Il sopraggiungere di Deniz mi costringe a chiudere la telefonata non senza ribadire la necessità di una risposta immediata da parte di Nazli. Con mille dubbi e il cuore a rotoli, mi reco a casa di Celal. Deniz mi accompagna. La povertà della casa è illuminata dalla dignità composta della moglie dell'uomo. Ci accoglie e ci parla con grande serenità e garbo. È gente che ha sofferto e che sperimenta quotidianamente il peso di una vita per niente facile. Non riesco ad aggiungere altri tasselli alla storia. Ma dentro me ho quasi la certezza che l'incidente in cui morirono Demir e Zeynep non è stata opera di Celal. Esco da quella casa con l'amaro in bocca. Sono ancora in alto mare, sballottato dalle onde delle mille supposizioni che affollano la mia testa. Difronte a me Deniz che con la sua faccia sembra dirmi: hai visto? Non hai avuto risultati. Sono sicuro che se parlasse, non esiterei a vomitare tutta la mia rabbia davanti al suo comportamento aggiogato e arrendevole. Purtroppo l'impulsività e più ancora la gelosia per Nazli arma la lingua di Deniz che finisce col provocarmi nel modo peggiore che potessi immaginare. Mi dà del testardo, dell'ostinato e fin qui ci sta pure. Sono sempre state caratteristiche della mia indole che in realtà in una situazione normale sarebbero addirittura qualità positive. Ma quando tocca il tasto Nazli, intimandomi di perdonarla e di porre così fine al suo tormento...beh...non ci sono argini così potenti da riuscire a contenere la mia rabbia. Continua ad intromettersi tra me e Nazli, ma la cosa che mi urta è che lui crede che io la tenga legata facendo leva sui suoi sensi di colpa nei confronti di Bulut. In un lampo di lucidità, mi rendo conto che Deniz non ha torto. È quello che in questo momento sto facendo. Ruggisce il leone che è in me, mentre mi sottolinea la necessità di recuperare credibilità per non far crollare il castello di carta che sto faticosamente mettendo su. La verità violentemente spiattellata sulla mia faccia fa tendere i miei nervi. Il collo mi si contorce e la pelle si stira lasciando emergere il livore intorno ai miei occhi assatanati. La furia mi percorre gonfiando le vene. Sono al capolinea di me stesso. Nella sua visionaria follia Deniz ha aperto un varco alla mia avida sete di possesso. E quasi mi vergogno di essere arrivato a tanto. Il verbo "perdonare" più volte declinato mi atterra, perché interpella direttamente la mia coscienza. Il matrimonio proposto a Nazli è una vendetta, un risarcimento? Se fosse solo questo, non mi sentirei così male. Non proverei tanto dolore. Cupo e sordo, il pensiero di lei infelice per causa mia mi sotterra. Perfino il lupo prova pietà. Non così il mio leone, che prontamente scuote la criniera, affila gli artigli e sigla la risposta per Deniz. "Ci sono delle cose che tu non sai!" Caro Deniz, tu non sai cosa è stato il mio amore per Nazli. Tu non sai le veglie alla flebile luce della speranza di lei. Non sai la fame provata mentre il mio cuore ululava. E cosa dire poi dello strazio con cui ogni volta atterravo il mio orgoglio, limando le sue unghia e serrando i suoi denti? Caro, Deniz...tu non sai niente di niente. Non sai nemmeno del trastullo della mia anima quando si spalancava al dolce incedere dell'anima di lei. E le volte in cui i nostri corpi sono stati così vicini da fondersi in un amplesso più soave di qualsiasi altro gesto? No, caro Deniz! Tu non sai niente e quando ti renderai conto di quello che so io, tremerai come una foglia ingiallita appesa la ramo rinsecchito. Con un moto improvviso dell'anima, io, Ferit Aslan, recupero la piena consapevolezza di me, di ciò che ero, sono e sarò. La guerra in corso ha già due contendenti. Non voglio intromissioni e sono certo che anche Nazli non ne voglia. Perciò...spostati, Deniz. Nazli sarà mia e non per il motivo che tu insinui. Nazli è libera di scegliere e io...io resto comunque ingabbiato nelle sue volute. Io la amo e solo la rabbia riesce a farmi essere lucido. Dentro di me, però, questo amore fa male...tanto male. Mi destruttura, mi distrugge e sfoglia la mia pelle mettendo a nudo la carne viva. Ho imparato, certo, a fasciare da solo le ferite, ma ci sono alcune che sanguinano nonostante gli sforzi di rattopparne i lembi. Ed è questo il mondo dell'uomo Ferit Aslan, quello inaccessibile a tutti...Nazli compresa. Ancora ansimante, lascio Deniz e corro il più lontano possibile da quel posto. In una folle corsa, raggiungo Nazli al ristorante. Il mio punto fisso, in una città immensa come Istanbul. Ho voglia di vederla, di sentire da lei la risposta. In realtà, la paura mi fa tremare, ma questa parola ora deve essere bandita dal mio vocabolario. La mia determinazione è fondamentale. Nazli deve essere braccata e messa alle strette. È la sola donna con cui sarebbe credibile un mio matrimonio e così sarà. Il mio obiettivo prima di tutto. Mi ritrovo mio malgrado a fare discorsi che mai avrei potuto concepire dentro di me. Il mio stato di tensione è evidente così come la mia disperazione. Bulut non può più vivere in quella casa e...Nazli, lei, sempre e solo lei torna a ingombrare la mia mente. A volte mi ritrovo a pensare cosa sarebbe stata la mia vita senza di lei. Quello che ero ormai è solo un ricordo mentre dentro di me tutto si sta trasformando in attesa della signora. Perché, nonostante la mia rabbia, Nazli continua ad essere la signora indiscussa della mia anima. E forse la mia trepidazione non è solo legata al patto che ho necessità di stringere con lei. Sento che è qualcosa di molto più forte. Un sorta di vincolo di sangue che urla nelle mie vene, pretendendo il compimento. Immerso nei miei pensieri, sono giunto al ristorante. La strada è scivolata sotto le gomme della mia macchina come una stola di seta su una statua di marmo...marmo, ecco la parola giusta per la Nazli che mi ritrovo davanti. Ancora non riesce a darmi una risposta. Torna a tormentarsi e a tormentarmi con la lista delle mille domande che ha intenzione di pormi. Non voglio nemmeno immaginare cosa ne verrà fuori. Il siparietto sa di tragicomico e noi siamo perfetti attori su una scena che nonostante tutto stiamo già calcando e costruendo insieme. Nazli è bellissima. I suoi occhi spalancati mi catturano e mi fanno dimenticare tutto, compresa l'incazzatura di prima con Deniz. Il sopraggiungere di Alya trasferisce la scena su un altro set e qui...beh. La mia calma si contrappone perfettamente alla sua febbrile necessità di capire. L'universo femminile è davvero imponderabile per noi uomini. Ciò che per noi ha una sola legge, per le donne ha un intero codice. Se poi la donna in questione è Nazli...ok...stiamo parlando di tutto il sistema giuridico messo insieme. Mi sottopone ad un vero e proprio terzo grado e, a dire il vero, mi stupisce il modo in cui lei riesce a tenere il filo dell'interrogatorio e io la calma necessaria a rispondere. Alcune domande sono comprensibili. Devo ammettere che non capita tutti i giorni di sposarsi per finta. Diciamo che stiamo sulla soglia del surrealismo puro, ma...il suo imbarazzo nel cercare di capire cosa sarà la nostra unione nell'intimo mi solletica i sensi e un po' mi intenerisce. Essere uniti senza mai unirsi è una tortura perfino per un bugiardo incallito. Seppure ancora lontana come realtà, il mio cuore non può non sobbalzare nel dare una risposta che la tranquillizza ma di fatto mortifica non poco lei e me. Rispondere non è facile perché conosco le belve che sono in me e so bene che la fame del mio lupo sarà difficile da domare con la sua preda sotto gli occhi. C'è dentro di me un senso di frustrazione nel rispondere a questa domanda, un dolore cupo, come lo sciabordare di un'onda costretta a chiudersi in una bottiglia. Come può un'onda continuare ad essere chiamata tale, quando viene privata della sua azione più vitale? Come posso io continuare ad essere uomo, privandomi da solo del piacere di possedere e fare mia la donna che ho sposato? Rispondo solo per tranquillizzare Nazli, ma dentro...brucia...e come se brucia! L'incalzare di Nazli mette benzina sul fuoco già acceso e l'incendio diventa reale quando mi chiede, determinata, di non avere relazioni con altre donne durante il nostro matrimonio. Orgoglio o amore latente? La facilità con cui faccio mia la sua richiesta, in realtà, non mi sorprende affatto. Dopo aver subito l'ennesimo colpo basso proprio da lei, aprirmi ad altre donne, anche solo per una notte, non è nelle mie intenzioni primarie. Ma non è solo questo il motivo. La causa giusta spinge con forza dentro di me, impossessandosi dei circuiti delle mie vene e irrorando col suo nuovo sangue la mia mente. Prorompe con forza la mia richiesta che lei faccia altrettanto e questo non ha nulla a che fare con il contesto che stiamo vivendo. Il leone ha scosso la sua criniera mentre i suoi artigli segnavano le mie carni di una immagine insolita di orgoglio maschio. Il timore di Deniz? No, no...assolutamente no! Deniz è lontano anni luce da Nazli, anche se lui è convinto del contrario. È qualcosa di molto più intimo, più profondo. È l'idea stessa del possesso esclusivo di lei che riemerge con tutta la sua potente carica distruttiva. Sbaraglia ogni argine e atterra le torri di guardia che inutilmente e con fatica avevo ricostruito. Non è gelosia ma la forza di un uomo che sente sua la donna e ne vuole l'anima. So bene che questo non potrà accadere, anche perché a mettere il limite sarò proprio io. Non ho ancora perdonato Nazli e soprattutto non mi fido più di lei. Mentre dentro di me le due belve si lacerano intimamente confuse, assisto impotente allo sdoppiamento della mia anima dal corpo. La tranquillità con cui accolgo la richiesta e ne chiedo il contraccambio mi dipinge sul volto una strana serenità che non rispecchia affatto ciò che dentro di me sta avvenendo. Ma anche gli occhi di Nazli tradiscono un tormento interiore che non può essere legato solo all'incertezza difronte all'insolita situazione. Anche se per un attimo, infatti, mi sono sentito camminare dentro. Una presenza velata ha attraversato i corridoi della mia anima, giungendo non molto lontano dal cuore. Una donna dal passo leggero ma non al punto da non sentirlo. Nella penombra dei miei sentimenti, la vista si è offuscata rendendo miope la mia anima. Ma il sussulto delle belve non lascia margine di dubbio. Era lei. Una sortita fugace che lascia nel mio cuore un varco e sulle mie labbra l'amaro di un incontro mancato. Guardare altrove non serve. Lo stesso sorseggiare le bevande trasuda ben altro desiderio. Lo svincolarsi di Nazli e il rimandare ancora la risposta, però, lasciano cadere nel dubbio ogni pensiero fin qui elaborato. Sono nuovamente sospeso alla sua corda, ma non mi pesa e questo rende Ferit Aslan un estraneo a se stesso. La riaccompagno al ristorante. Io, invece, preferisco tornare a casa. È stata una mattina intensa e desidero soltanto restare da solo nella mia reggia. Rimettere insieme i pensieri. Elaborare una nuova strategia. Pensare a un piano b. Tutto questo affolla la mia mente mentre sorseggio il caffè, cercando di fare chiarezza in un groviglio di concetture. Mi manca, in realtà, la lucidità necessaria per dare il giusto flusso alle idee. Per ora, la sola direzione che conoscono è quella da cui dovrei tenermi distante. Sì...iniziare a prendere distanza dal piano originario è la prima cosa da fare, per poter elaborare con più lucidità la nuova mossa. Certo...ecco che ritorna lo spirito di sopravvivenza di Ferit Aslan! Ecco la visibile capacità dell'uomo d'affari che pianifica per evitare spiacevoli sorprese. Ecco ... Nazli! Come una folata di vento impetuoso, Nazli fa irruzione nella mia cucina. Il ponte levatoio del mio castello si abbassa in modo improvviso e fragoroso al suono delle sue parole. Nazli dice sì alla mia proposta di matrimonio. La cosa mi lascia inizialmente perplesso, ma la sua risposta mette via ogni dubbio. Bulut è passato dal ristorante e la sua tristezza ha vinto la ritrosia di Nazli. Il senso di colpa per essere stata complice di Hakan e Demet misto all'amore indiscusso che prova per Bulut hanno potuto più delle mie risposte alle sue mille domande. Anche Nazli si è resa conto che Bulut non può continuare a vivere con gli assassini dei suoi genitori e che il solo posto sicuro per lui è a casa mia. Un sospiro di sollievo attraversa il mio essere. È come quando l'asino si scrolla di dosso la sua soma. Reggere questo delirante circo mi ha letteralmente spossato. Quello che accadrà d'ora in poi è materia facile per me. Chiedo ulteriore conferma della risposta data e lei ribadisce il suo sì. Mi siedo sul trono della mia sala imperiale, affondando le dita nella criniera irsuta del mio leone. Una ventata di orgoglio attraversa entrambi, inebriando i sensi e riempiendo di forza nuova le membra. Vedo il lupo far capolino. Ha le fauci socchiuse e non osa avvicinarsi. L'orgoglio non gli appartiene e spesso, anzi, gli fa guerra. Ma il piacere sotteso a questa conquista...beh, questo è campo suo. Si acquatta, in attesa. Per quanto ingordo, il mio lupo non si accontenta dei brandelli di carne, ma esige sempre il pezzo intero. Ma le danze si sono appena aperte e forse arriverà il boccone succulento anche per lui. Le mie dita trasudano e fremono mentre il sangue fluisce veloce dalla testa al cuore. L'idea che potrò finalmente vincere su Hakan mi elettrizza a tal punto da scendere a compromessi con Nazli. Atto dovuto, in realtà, visto che ha accettato di farmi da partner nel mio piano. Nazli vuole mettere su un racconto per rendere credibile la nostra storia d'amore. Cerco di starle dietro mentre elabora stramberie di ogni genere, mescolando storie di romanzi adolescenziali. La osservo tessere la storia e devo dire che è un'abile narratrice. Prova persino emozione in alcuni punti. Accetto quasi tutta la storia che mette su, ma riguardo ad alcuni punti non posso non dissentire. Non farei mai certe cose da romanzo rosa. Voglio dire: Ferit Aslan non si è mai messo in ginocchio e mai lo farà davanti ad una donna. Mentre parla, però, mi rendo conto di quanto grande sia il gesto che ha appena compiuto. Nel suo racconto, ci sono tutti i sogni di una donna, ancora ragazza per molti aspetti. I desideri, le proiezioni su quello che avrebbe voluto fosse il giorno del suo sì. C'è nella sua voce un'insolita emozione. In alcuni momenti sento le parole venir meno e tremare, mentre anche la sua anima sperimenta lo smarrimento e la confusione tra sogno e realtà. Vorrei dirle: "Benvenuta, mia Regina, nel limbo. Finalmente sperimenterai anche tu cosa vuol dire vivere sospeso tra desiderio e certezza di non poterlo mai saziare." Ma l'improvvisa vicinanza di Nazli mi coglie del tutto impreparato e le mie labbra a fatica si trattengono dal mordere le sue. I nostri occhi, però, hanno come sempre accorciato i tempi e varcato i limiti nostro malgrado. Un sorso intenso che non può non essere segno di un'arsura che brama solo essere rimossa. Il ritornare con i piedi per terra diventa necessario quanto doloroso. Per un breve momento, entrambi abbiamo assaporato i sogni più intimi. Ma quanto male fa constatare che la realtà non potrà mai rispecchiare i nostri sogni. La tristezza negli occhi di Nazli, appena velati di un leggero imbarazzo per l'improvvisa vicinanza dei nostri corpi, mi raschia l'anima. Piano piano sento sgretolarsi quella corazza di ferro che la sua menzogna aveva forgiato. È una donna. Posso io disporne in modo così insolente? Cosa sto facendo? Se Bulut non fosse stato affidato a Demet e Hakan, non mi sarei mai sognato di forzare così la volontà di una donna. Un nuovo scenario di guerra si apre ora in me, ben più terribile degli altri perché i guerrieri scesi in campo sono le rispettive coscienze e i valori in cui da sempre si rispecchiano. Il suo andar via ha la stessa potenza di una sberla sonoramente impressa sulla faccia dell'anima. La lascio andare, ma la stringerei volentieri a me per cercare di attenuare almeno un po' la sua delusione. Forse...se avesse potuto appoggiare anche solo per un attimo il suo viso sul mio petto, mentre descriveva la nostra storia...forse, avrebbe sentito un ritmo insolito del mio cuore e avrebbe capito che le sue parole non cadevano nel vuoto. Forse, avrei potuto anche cedere alla tentazione di una carezza, per poi accorgermi che non era dettata da compassione, ma dall'istinto di sfiorare anche solo per un attimo la sola donna che ho desiderato bere fino in fondo. Ma ormai è tardi. Nazli è andata via e con lei, tutto di me. Come un crivello, l'immagine dei suoi occhi improvvisamente smarriti davanti alla realtà, mi corrodono l'anima, stanando i miei mille rimorsi. Spinto da questo più che dall'idea di vivere quella storia, organizzo per lei la dichiarazione sognata. Poche parole al telefono, il suo "rapimento" dal ristorante e un tratto di strada separano il sogno dalla realtà. Messa davanti al fatto compiuto, Nazli resta visibilmente sorpresa. Afferro la sua mano e la conduco nella serra. È tutto come aveva immaginato: i palloncini, i petali di fiori e la luce...tanta luce che filtra attraverso le vetrate riscaldando corpi e anime. Nazli trema davanti a me. Si commuove e al suono delle mie parole sembra sciogliersi come neve al sole. I suoni fuoriescono dalle mie labbra come sibili di vento. Hanno un senso o no...non so dirlo. Vero è che sembrano far presa su Nazli che appare sempre più arrendevole. La voce inizia a venir meno e la vicinanza di lei mi fa sciogliere. I suoi occhi chiusi, mi invitano al piacere mai dimenticato delle sue gote. Le mani fremono al desiderio di poter percorrere nuovamente i suoi fianchi. Le labbra si avvicinano e i respiri si fondono, in una danza di passione mai terminata. Il fuoco divampa tingendo le guance di Nazli, mentre le scintille del piacere avvolgono i malleoli delle nostre gambe. Immobili, una addosso all'altra, le nostre anime si ritrovano nell'alcova dopo aver schiacciato la coda delle due belve. Si intrecciano le dita della mente, incastrandosi perfettamente ai pensieri. L'anello è pronto e le dita di lei si allungano, quasi assottigliate dal desiderio. È una lotta dei sensi e dei ricordi. Emerge ogni singolo momento vissuto per lei e con lei. Sorrido, mentre lei mi guarda con ritrovata fierezza. Forse crede che sia tutto passato e che io l'abbia perdonata. Perdono...la parola risuona improvvisamente nella mia mente, sbaragliando l'esercito dei ricordi e facendo scendere in campo il suo cavaliere più forte. L'orgoglio ruggisce e graffia con violenza le dita di Nazli. Sanguina la sua ferita. Lo so. Lo vedo. Ma con una forza inaudita il leone si ricompone e riconquista il trono. Fine della farsa. Siamo stati entrambi degli ottimi attori. L'improvvisa rottura scenica da parte del mio orgoglio fa vacillare Nazli. Cerca di riprendersi ma la ferita appena inferta è fresca, profonda e grondante di sangue.

Ora sai, Nazli, cosa vuol dire illudere una persona. Mi hai illuso e piegato. Ora bevi anche tu acqua e aceto. Per quanto insopportabile, è un ottimo disinfettante soprattutto sulle ferite più profonde, che sanno di tradimento.

La riconduco al ristorante. Ma non sono certamente fiero di quello che ho appena fatto. La sera sopraggiunge ponendo fine ad un giorno orrendo. Le ore sembrano non passare mai. Ho esagerato con Nazli. Non avrei mai dovuto farle così male. Ma...lei non ha avuto pietà di me e di Bulut, quando ha protetto sua sorella. Il dover fronteggiare questi e simili confronti mi fa sentire ancora più meschino. Fortunatamente il giorno apre i suoi occhi sul mondo e mi offre l'opportunità per rimediare e più ancora per sondare il terreno. Capire quanto in profondità sono andato ieri nell'anima di Nazli diventa fondamentale. Tra il dire e il fare solo pochi chilometri e sono già davanti ai suoi occhi, che, grandi e scuri come le fiancate delle montagne, mi scrutano ancora. Nazli è arrabbiata e delusa. Si sorprende a non fidarsi di me e non posso biasimarla in questo. Le parlo di una conferenza e le impongo di venire come socia del ristorante. Seduta sul divano, la sua sagoma imprime le sue forme alla stoffa, delineando nella mia mente pensieri proibiti. Il desiderio di andare con gli occhi oltre il visibile mi rende pazzo. Il dubbio che quanto vissuto ieri non fosse solo finzione serpeggia sempre più visibilmente. Ma, si sa, il serpente e il leone non vanno d'accordo e la sgraffiata della belva non tarda a farsi sentire. Sono così avvezzo alle sue unghiate, che ormai anche il dolore è diventato usuale. È proprio vero, il guerriero impara ad amare le sue ferite. Io ho imparato ad amare la mia a tal punto da prenderla in sposa. Ancora confusa, Nazli cerca di dire qualcosa, ma finisce col capitolare davanti alla perentorietà della mia richiesta. Guardarla negli occhi mi pesa terribilmente. Il Ferit che ti ha amata è davvero così lontano da questo Ferit? Lascio la sua casa per ritrovarla in azienda. La conferenza stampa è sempre un momento importante nella promozione dell'immagine di un'impresa. Demet ha fatto un ottimo lavoro. Non sapendo ha collaborato all'inizio della sua sconfitta. Davanti a me la mia Nazli.

"Nazli non è solo la mia socia. Non volevo innamorarmi, ma l'ho fatto. Non volevo sposarmi, ma lo sto per fare. Io e Nazli siamo una coppia e tra due giorni ci sposeremo."

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