Capitolo 4: C'è ancora speranza!

742 26 8
                                    




La strafottenza di Deniz brilla nei suoi occhi con la stessa intensità di una fiamma nel buio. Mi acceca, mi confonde, mi rende folle. La mente recalcitra come un cavallo a cui forzatamente vengono messe le briglie. Il suo piano è stato perfetto. Deniz ha saputo tessere una tela degna di una tarantola e ora con i denti adunchi affonda nella mia carne insinuando il suo veleno. È un liquido melmoso, opaco e amaro che striscia prima debolmente e poi sempre con maggiore pressione tra le mie fibre, rendendo impossibile perfino respirare. Nazli, il pomo della discordia? Forse! È innegabile, in realtà, quanto l'atteggiamento di lei abbia dato un contributo non indifferente a questa tela. Mentre Deniz mi sta davanti, dentro sento ribollire la mia belva sovrumana. Ha le fauci spalancate e i denti insalivati. Ha fame, terribilmente fame. Da troppo tempo a digiuno, il leone e il lupo, superbamente fusi e resi un corpo solo dalla rabbia, fanno stridere gli artigli sulle mie ossa. Ne avverto il dolore, ne subisco il sibilo. Ogni volta sempre più dilaniante la loro reazione. E non hanno torto. Come custode della loro riserva, non mi sono preso abbastanza cura di loro, lasciandoli di volta in volta in balia dei miei sentimenti e soprattutto di lei...Nazli! Un nome, il nome! Eppure, ogni singola lettera di questo nome mi fa trasalire ancora di desiderio. Stringo le mani a pugno, affondando le unghia nella carne per buttare indietro il piacere provato poche ora prima, quando percorrevo la curva delicata della sua schiena, sfogliavo le sue vesti, alla ricerca del punto più aderente al suo corpo. Deniz continua la sua folle elucubrazione e nemmeno si rende conto che la mia mente è altrove, fissa alla sera in cui Nazli si è concessa al mio petto, mentre le mie braccia, dapprima spalancate, la avvolgevano. Il profumo dei suoi capelli sottili, ma soprattutto le sue labbra, corpose e pronte per essere assaporate mi fanno ancora impazzire. Strofino le mani dell'anima sulle sue guance e il velluto di quella pelle diventa un letto di morte nascosto sotto i cuscini del piacere. La licenziosità dei miei pensieri, nonché la lussuriosa voglia di godere di lei trovano un freno solo davanti alla constatazione del torto subito. Ed è qua che si scatena l'inferno. Mente e cuore, anima e corpo...un duello senza esclusione di colpi che consuma la mia vita, rendendomi una larva. Un insolito inarcamento della voce di Deniz mi richiama alla realtà. E' ancora davanti a me con le sue pretese. Non nascondo il prurito sempre più diffuso che percorre le mie mani. Sferrargli un pugno sarebbe l'ideale, ma la mia razionalità mi fa balenare che questa sarebbe una liberazione solo temporanea. L'appagamento che voglio è ben altro e ha un solo oggetto del desiderio. Parlare di oggetto in riferimento a Nazli mi fa paura. Per la prima volta concepisco un pensiero che non mi è mai appartenuto. Ho avuto molte donne, alcune delle quali mi sono entrate dentro non solo fisicamente, ma nessuna è mai stata trattata come un oggetto. Ho goduto di loro e con loro. Il solo ricordo di ciò che ero infligge il colpo di grazia al mio orgoglio. Non c'è più nulla del vecchio uomo Ferit. Una cittadella espugnata e rasa al suolo. Ma sotto le ceneri il fuoco cova ancora, in attesa della scintilla vitale. La voce di Deniz mi attraversa le orecchie come fumo attraverso le ciminiere. Annerisce le pareti della mia coscienza, intossica il cielo già plumbeo della mia vita. Sento vicina la mia reazione e non sarà certo qualcosa di leggero. Sul fronte, per sua fortuna, sopraggiunge un nuovo attore. E qui ora mi si apre uno scenario davvero da guerra mondiale. Il meccanico ci chiede di seguirlo nei box. Ha terminato la perizia sulla macchina di Demir e Zeynep. Il verdetto assesta al mio cuore il colpo mortale. L'auto è stata manomessa. L'incidente è stato provocato. Un vero e proprio omicidio. Mentre Deniz resta impietrito, io non posso fare a meno di scoppiare. Un solo nome compare nella mia mente. Hakan. Lui l'artefice, lui il mandante, lui il bersaglio della mia collera che diventa furia cieca. È chiaro anche il movente. Bulut la ciliegina sulla torta che ha farcito col sangue dei genitori del piccolo. Un vento impetuoso si alza improvvisamente sulla piana della mia anima. Le ceneri vengono spazzate via e le fiamme di un nuovo fuoco divampano in tutta la loro grandezza. Con la stessa potenza creativa di un dio, rialzo le mura della mia roccaforte. Riemergono le antiche colonne del mio palazzo, si ritessono le pareti robuste della mia corte. Come un'antica rovina portata alla luce dalle sabbie del tempo dall'arte di un archeologo, così la mia cittadella si riaffaccia sul mondo. Possente e illuminata da nuova luce, la sala del trono si spalanca. Ferit Aslan è tornato! Con le mani della rabbia accarezzo i braccioli del trono. Con gli occhi della vendetta stendo un tappeto di velluto ai piedi dello scanno. Accorrono al mio fianco gli antichi e fedeli cavalieri. Siedo nuovamente e con maggiore forza sul mio trono. Il leone e il lupo prendono posto ai lati. Al mio cospetto, la tenacia, l'ostinazione, l'attenzione, la razionalità, la perspicacia...riconosco uno per uno i miei guerrieri. Ferit Aslan è tornato e ha un solo obiettivo ora. La vendetta può attendere e avrà il suo corso ma Bulut no! Il sangue del mio sangue, il mio leoncino non resterà un minuto di più nella casa dell'assassino dei suoi genitori. Deniz mi rincorre in preda anche lui ad una sensazione a metà tra rabbia e incredulità. Capisco che per lui non è facile fronteggiare una notizia così. La sua fragilità emotiva mi fa tenerezza e nonostante tutto non riesco a non volergli bene. Mentre Deniz cerca di venire a capo della situazione, la mia mente viaggia alla velocità della luce e con essa tutta la mia persona. La vendetta restituisce vigore al corpo, fiaccato dalle eccessive sdolcinatezze recenti. La lucidità intreccia i suoi rami nelle viscere della mia mente. Una forza e un'audacia straordinarie si impossessano di me. Ruggisce il leone. Aguzza l'olfatto il lupo. C'è un verme da stanare. In pochi minuti giungo a casa di Hakan. Deniz mi segue. Oltrepassato il sentiero, mi ritrovo nel giardino della tenuta. Una strana atmosfera pervade quel posto. Pensare che Bulut vive in questa casa, respirando quest'aria mi agita ancora di più il sangue. Trovo Hakan in giardino con Demet. Tra i due c'è visibile tensione ma ora non è la cosa più importante. Il destino mi porge su un piatto d'argento l'assassino. Un'occasione davvero ghiotta per la mia indole troppo a lungo tenuta a freno. Le vene mi si gonfiano. Sento le tempie pulsare. Un calore percorre tutto il mio corpo. Il fuoco divampa e l'audacia arma la mano. Un colpo raggiunge il volto di Hakan e il sangue che ne esce inebria la mia vista. Gli urlo tutta la sua colpa e più Hakan si ostina a negare l'evidenza, più il furore mi acceca. Lo avrei steso con le mie mani se non mi avesse fermato Deniz. Percorro come una bestia in gabbia il giardino, cercando di contenere la mia sete di sangue. Gli occhi di Demet sgranati su di me e sul marito mi danno un senso di insolito disagio. Il vigliacco nega ovviamente ma le mie urla sovrastano le sue mentre gli rinfaccio il suo omicidio. Temporeggiare non è da me. Devo finirlo. Carico nuovamente il mio destro ma il sopraggiungere di Nazli mi blocca. Avanza con piede deciso nella casa di Hakan diretta da Bulut. Calpesta il pavimento e sento, come un'eco riflesso, quei passi dentro me. Nazli ha ancora le chiavi della mia anima e vi entra con la stessa consuetudine di sempre. I suoi occhi rimproverano e calmano allo stesso tempo. Riconosco quel tatto leggero che la contraddistingue in queste circostanze e la lascio fare, perché? Perché con lei non ho speranza di opposizione che valga. Mi disarma, mi disarciona, mi scuote e quando la raggiungo di sopra ogni porta si apre. Bulut le si è stretto al collo. Riconosce in Nazli la persona fidata. Già...fidata. Come posso dirgli che proprio lei è la causa della sua infelice permanenza in questa casa? Come posso mettere Nazli fuori dalla sua vita? Impossibile, almeno per il momento. In camera ci raggiungono anche Demet e Deniz. Al mio cenno Nazli porta via di peso Bulut. Non transigo questa volta: Bulut non starà un minuto di più nella casa dell'assassino dei suoi genitori. Cerco di essere più tollerante con Demet, anche lei vittima di quell'uomo, incarnazione del male. Scendendo, un ultimo sguardo e ancora qualche parola di avvertimento per Hakan...poi solo Bulut. Nazli mi attende fuori dalla casa, davanti la macchina. I suoi occhi interrogano prima ancora della sua bocca. Riesco solo ad accennarle qualcosa perché Bulut freme di andare a casa mia. Nazli ci accompagna e francamente l'idea che si prenda cura del piccolo mentre cerco di stemperare la mia rabbia mi è congeniale. Tuttavia...nemmeno le pareti di casa e la presenza di quella compagnia così familiare e sempre desiderata riescono a calmarmi. Zeynep e Demir mi riempiono gli occhi. Non trovo pace. Bulut se ne accorge...il sangue che gli scorre nelle vene è in parte quello degli Aslan. Il richiamo è forte e in un piccolo ancor più istintivo. Cerca di capire perché sono così triste, vuole spiegazioni. Ma cosa posso dirgli io? Quello che Bulut sta vivendo è già un inferno e non è il caso di peggiorare la situazione. Le solite parole per licenziarlo...mi strappo a morsi le labbra perché non voglio mentirgli ma nemmeno affondarlo di più. Fortunatamente la presenza di Nazli lo smuove e i capricci diventano richieste amorevoli di attenzione. Nazli a lui si dona ma a questo punto non so se per affetto sincero o per senso di colpa. Non riesco ancora a guardarla in faccia con distacco. La ferita è troppo fresca e non c'è sutura che tenga a evitarne il sanguinamento. Piegato in me stesso, piagato in ogni fibra del mio essere, per la prima volta dopo tanto tempo mi ritrovo gli occhi gonfi di lacrime. L'orgoglio caratteriale ha costruito argini insormontabili nel corso degli anni, ma questa sera il fiume è troppo pieno e gli argini stentano a reggerne la portata. Questa improvvisa vicinanza di Nazli mi intenerisce, ma forse sono solo stanco di guerreggiare oggi. Così, alla richiesta di Bulut, non riesco a dire di no. Nazli passerà la notte a casa con noi. Lei mi guarda con i suoi grandi occhi e io non reggo...

Sotto la pelle di Aslan 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora