L'annuncio lanciato a brucia pelo lascia sgomenti tutti. Il pensiero di aver fatto tremare Hakan e Demet mi inebria. Ferit Aslan è tornato e ruggisce come e più di prima. È tempo che tutti si ravvedano e che il leone torni a siglare la sua vita con i suoi artigli. Mentre parlo, osservo gli astanti. Il vocio dei giornalisti si mescola agli sguardi increduli dei miei interlocutori. Non sono solito rilasciare interviste ma questa era una notizia che solo io dovevo e potevo dare. Il cuore mi si gonfia di soddisfazione e non è solo per la rivincita che sto preparando sui quei due farabutti. L'idea che Bulut possa ritornare a casa, vederlo sorridere e soprattutto crescere tra le mura che lo hanno visto felice mi scorre dolcemente dalla testa al cuore. Come un nettare, come il miele molcisce le membra. Il mio leoncino tornerà tra le mie braccia e non sarà mai più costretto a fare valigie da una casa all'altra. Una strana e rinnovata energia pervade il mio corpo. Sento il sangue fluire a ritmo sempre più regolare tra i tessuti della mia pelle. Anche i muscoli riacquistano tonicità. Una ventata di aria fresca spira nelle praterie desolate della mia anima e finalmente la brughiera si decide a prendere vita. Come esili virgulti, la speranza di giorni finalmente più sereni germoglia e spinge oltre le zolle, rompendo la scorza del terreno, reso duro dalla paura, dalla titubanza, dalla cattiveria a lungo respirate. Il lupo indietreggia. La bestia comprende che questo è il momento di trionfo del leone, che giustamente si riappropria di una nuova vita. Scuotendo la criniera, il felino gode al solo pensiero di avere nuovamente tra le sue zampe il suo cucciolo, sangue del suo sangue, vita della sua vita. Gli occhi mi si gonfiano ma, se potessero scendere, queste sarebbero lacrime di gioia, piena gioia. Le gote mi si tirano assaporando la pienezza di quel trionfo annunciato. Chi mi conosce sa bene che non parlo mai tanto per dire qualcosa. Trema Hakan, vedendosi sfuggire dalle mani la quota societaria dell'azienda. Rabbrividisce Demet, pronta a strumentalizzare un bimbo pur di stare al mio fianco. Povera donna, vittima della sua gelosia e della sua inconsistente femminilità! I suoi occhi sgranati denotano smarrimento. Conosco bene quell'espressione. Certe immagini restano impresse nella mente e nel cuore con tutta la loro raggelante potenza. Ecco...potenza! Una nuova e più consistente consapevolezza del mio potere serpeggia nella mia mente, restituendo calore alla carne e freddezza all'anima. Ora più che mai amore e calcolo devono essere alleati. Come si possano conciliare la follia di un sentimento e l'assennatezza della razionalità è certo cosa ardua da attuare, ma per Bulut sono pronto a tutto. Sarò un fiume in piena. Hakan sentirà il mio fiato sul collo. Demet sperimenterà le mie unghia sulla sua pelle e questa volta non per godere ma per languire. Troppo tempo è stato concesso al male. Troppe notti sono trascorse nella solitudine delle mie lande a piangermi addosso. Questa nuova consapevolezza di me e di quello che posso e devo fare mi restituisce il trono. Sono di nuovo padrone del mio regno. Passeggio con voluttà per i corridoi della mia reggia. Poderose mura cingono il palazzo, innalzate dalla razionalità con i mattoni dell'impegno e la malta della perseveranza. Accarezzo con gli occhi i bastioni, cementati dall'inaccessibilità e dalla fermezza. I piedi calpestano il pavimento della pazienza e dell'abnegazione al lavoro. Decine di stanze si susseguono. Le riconosco tutte, contrassegnate ognuna da una data e con dentro mille arredi non sempre splendidi. La sala del trono mi aspetta. Ampia e soleggiata ma non senza crepe, perché il successo non è senza prezzo da pagare. E poi...poi la stanza che ho sempre amato e temuto, in cui mi sono dato e ho preso. Un letto al centro ricoperto di cuscini, molti dei quali ancora con le sagome dei corpi che hanno ospitato. È strano ma questa è la sola stanza in cui ora non desidero entrare. Eppure dovrei. È come se non mi appartenesse più o forse sono io che non voglio entrarvi. Il motivo? Non lo so. Ma la repulsione è amara e forte, tanto da farmi tenere a debita distanza. Il solo passarci davanti mi inquieta. Un cedimento ora non è opportuno. Recupero la concentrazione necessaria e affondo la spada nel fianco di Hakan. Mi alzo per portare al mio fianco Nazli. Godo nell'afferrare la sua mano e nell'avvolgerla con le mie braccia. Le sue labbra rosse si gonfiano e abbozzano un sorriso, ma i suoi occhi lanciano saette ahimè ben note ai miei. La stringo con forza. Affondo le mie dita nella sua carne. Una morbidezza che mi rende pazzo. Lei si infuria e io la stringo di più. Lei cerca di divincolarsi e io la lego più potentemente a me. Le onde dei suoi capelli fluiscono sulle mie braccia, il suo respiro invade il mio e brucio nel desiderio di poterla fare mia per sempre. Perché è sì un accordo il nostro, ma la miccia che Nazli ha acceso nel mio cuore non si è mai spenta e ora più che mai sento che è pronta a divampare. Un fuoco mi attraversa le membra mentre la stringo. Per la prima volta ho il permesso del possesso su di lei. Sorrido del mio trionfo, ben consapevole che in realtà con Nazli ho poco da gioire. Conosco la sua potenza. Conosco la sua fierezza nell'affrontarmi senza darmi tregua. Conosco il suo illimitato potere su di me. Poco o niente le mie armi possono fare contro colei che ho da sempre scelto come mia signora. Incede a passo sostenuto dentro di me, atterra il leone e schiaccia la testa del lupo. Orgogliosa e audace come non mai, Nazli siede su uno scanno ben al di sopra del mio. Ma la reggia è la stessa e questo mi basta. Recuperare lucidità in un momento così platealmente intimo è cosa dura, ma il fine per cui tutto viene fatto esige coerenza e rispetto dei patti. Come due pedine su una scacchiera, mosse da una mano invisibile, io e Nazli ci diamo in pasto alla stampa. La coppia dell'anno. Il matrimonio del secolo. Lo sgomento regna sovrano nella sala, ma anche la rabbia di chi, come Deniz, credeva di avere in pugno la vita di uno di noi due e si ritrova ora con un pugno di mosche. Finalmente la tortura finisce ma non la mia...la mia bella fidanzata mi richiama, stringendomi il cravattino. Le rispondo a tono ma è innegabile la bellezza di quel suo viso mentre reclama la propria parte. Le ricordo i patti e soprattutto il motivo per cui siamo arrivati a stringerli. So che farle sentire il peso della sua colpa la schiaccia e la umilia. Riesco ad essere cattivo con lei, spesso anche senza volerlo. Ma so anche che Nazli è una ribelle e che aver trovato il suo punto debole non è stato affatto facile. Ora devo giocarmi tutto su quel punto. Bulut vale bene qualche sofferenza. La lascio alla sua furia, ma allontanarmi da lei è già un peso. Sono, forse, già innamorato perso dell'idea di averla come moglie? Può darsi. In fondo il fuoco che cova sotto la cenere è più insidioso di un incendio. Rientro nel mio ufficio ma non sono sicuro di averlo fatto con tutto me stesso. Sento ancora le sue mani sul petto, sul collo, che mi stringono e mi frugano come alla ricerca di un varco. Le sue dita sigillate sulla mia carne mi schiudono mondi lontani in cui il ricordo di un bacio resta nitido faro nella tempesta del tempo. Le mie labbra finalmente legittimate ad imprimere baci su quelle gote hanno ancora il fresco profumo della sua pelle. Assaporarne con la lingua il sapore è d'obbligo. Oh, Nazli! Cosa non sei per me! La notte sfilaccia il giorno per poi lasciarsi a sua volta ingoiare da esso. È davvero strano questo rincorrersi del tempo. Luce e oscurità, scandite dalla mente dell'uomo che si illude di poter misurare il tempo e non si accorge di essere come un criceto sulla ruota della sua gabbia. Il giorno che precede il matrimonio è sempre impegnativo per gli sposi. Sorrido alla sola idea di sposarmi con Nazli. In realtà, il mio è un sorriso non amaro, di più! Il mio più grande desiderio trasformato in una trappola con tanto di tagliola per entrambi. Non è così che immaginavo di averla. Non con un subdolo ricatto, che preannuncia una vita all'insegna del timore di essere scoperti. Se non avessi dentro di me l'amore profondo per mio nipote, mi taglierei io stesso fuori da questa situazione. O forse...il pensiero di Nazli mia mi sovviene come una lama affilata a metà petto. La sordità e il mutismo delle mie due belve mi fanno tremare. Sono davvero solo con la mia alleata di sempre, la razionalità. Ma so anche bene che questa soltanto non basta. E i fatti non tardano a darmi ragione. Una telefonata di Nazli mi raggela. Non vuole deludere i suoi. So che ha ragione. In cuor mio capisco tutte le sue motivazioni, ma la freddezza prende il sopravvento, la stessa che mi occorre ogni volta per concludere un buon affare. Cerco di assecondarla, ma è visibile l'imbarazzo di entrambi. Come sotto l'effetto di un terremoto, sento le mie stanze vibrare. È un moto sussultorio che mi rimbalza per poi farmi ondeggiare nelle incertezze. Senza di lei al mio fianco mi sento perso. È questa la verità che la mia anima realizza ora con grande lucidità. Correre da lei è la cosa più giusta. Chiederle da bere a quella fonte della quale desiderai ogni zampillo, ecco. La sua voce tremate e sconfortata risuona ancora nelle mie orecchie. Se fossi stato là con lei, le avrei afferrato il volto tra le mani, avrei solcato le sue guance con le mie dita fino a scalfire la sua pelle con la speranza di farne parte della mia. Ma...è tutto così lontano ora e il sopraggiungere della signora Ikbal aggiunge benzina sul fuoco. Tahir ha trovato un collegamento tra Hakan e Resul. I fantasmi di Zeynep e Demir tornano ad affacciarsi alle finestre della mia anima. Esigono risposte, gridano vendetta. Non posso stare ad ascoltare inerme le loro grida, mentre il loro unico figlio è tra le mani del loro assassino. Il tormento di questa che sta diventando man mano una certezza mi opprime. Sento sulle spalle un macigno impossibile da reggere. Mi sento schiacciare. Le gambe vacillano e Ferit Aslan rischia di stramazzare a terra. Il racconto di Tahir mi fa rabbrividire. Quello che finora era un sospetto sta diventando verità. La mostruosità di quell'atto fa ruggire il leone. Persino il lupo prova indignazione. Man mano che i dettagli vengono fuori, la mia pelle si stria tutta. Emergono le vene gonfie di sangue. Sento dentro di me le arterie solcate e risolcate da quel liquido vitale. Sono furioso e si vede. Vorrei ruggire a modo mio, ma non è ancora tempo per farlo. Tahir esclude il coinvolgimento di Celal, ma io questo lo avevo già intuito. Le indagini devono continuare. Siamo sulla strada giusta. L'ottimismo ritrovato mi permette di affrontare la parte più dura della giornata. Devo convincere Nazli a sposarmi. Questo mi farà guadagnare terreno per Bulut. Al ristorante trovo la mia bella signora immersa tra gli odori e i sapori della sua cucina. È bellissima mentre armeggia con i suoi utensili. I capelli incorniciano il viso e precedono ogni suo movimento, morbidi e flessuosi come seta fluente. Le sue labbra si schiudono nel raccontarmi la sua giornata, ma sono i suoi occhi a parlarmi apertamente. Per quanto delusi, spossati e provati, quegli occhi non hanno mai smesso di dialogare con i miei, raccontando tutto di sé. Anche nei momenti di tempesta, hanno brillato, scintillato ma non hanno mai odiato i miei. E io? Io resterei ore a guardarli nel vano tentativo di potervi trovare un passaggio per perdermi definitivamente in essi. Perché io voglio perdermi in Nazli, voglio che lei mi trovi e ritrovi. Mentre la osservo, mi parla dei valori della sua famiglia, del suo rapporto di figlia. Siamo così lontani in questo io e lei. La mia è stata una famiglia solo anagrafica e il mio unico legame era con mia sorella. Timori e valori impensabili per me perché mai vissuti. Capisco la sua titubanza, ma la luce che intravedo in fondo alle sue parole mi fa sussultare. Non è venuta meno la sua volontà. Non ha rinunciato all'idea di sposarmi perché non vuole ma perché non può. Da buon uomo da affare, con l'occhio attento alle debolezze dell'altro, riesco ad insinuarmi in quella strettoia che lei stessa mi lascia intravedere. Parlare con il padre di Nazli è l'ultima cosa che credevo di fare, ma per Bulut questo e molto altro. Il tempo di tranquillizzare Nazli e sono già faccia a faccia con suo padre. L'uomo che mi fronteggia è una roccia e capisco bene da chi ha preso Nazli. Parlargli con franchezza e raccontare la verità è la sola cosa da fare. Non potrà restare insensibile davanti al dramma di un bimbo. Nazli al mio fianco regge il gioco e questo mi fa sentire forte. Sento la sua vicinanza, mi è quasi addosso, o dovrei piuttosto dire dentro. Cammina con passo felpato per i meandri della mia reggia. Si attarda davanti alla porta, non per paura di me, ma in attesa del segnale di guerra che il suo capo le darà. È pronta ad abbattere i miei torrioni e ad appropriarsi di ogni spazio. La sento armeggiare al suono delle parole del padre. Una guerriglia a colpi di occhi e bocche socchiuse. La complicità di questo momento fa impressionare anche il leone, che mai avrebbe pensato di trovarsela come alleata. Strappare il consenso del padre di Nazli non è facile, ma la dignità delle sue richieste rende quest'uomo un degno avversario da fronteggiare e rispettare. L'arrivo di quel consenso mi fa trasalire. La leggerezza che provo in questo momento è indescrivibile. Vedermi vicino alla meta mi riempie di gioia. Pensare che presto riavrò tra le mie braccia Bulut mi rende euforico. Sento che sarei capace di commettere ora ogni pazzia. Ma la cosa che più mi sorprende è leggere queste sensazioni anche in Nazli. Il suo amore per Bulut è puro e sincero. Ora ne sono certo. Eppure non sono ancora capace di pronunciare quelle parole di perdono nei suoi confronti. Questo mi dilania. Da una parte la luce, dall'altra il buio. In mezzo quella stanza della quale non oso aprire ancora la porta. Raggiungiamo Bulut in sala. Con lui Hakan e Demet, più insulsi che mai. Il desiderio di dare l'annuncio al piccolino accomuna me e Nazli. C'è sul suo viso un evidente imbarazzo che fa ingrossare le sue labbra e sgranare ancor più i suoi occhi. La sua immagine in questo momento mi riempie e inebria. Nonostante l'esitazione, la mia signora non si sottrae all'incombenza, anzi...lascio che sia lei a dare la notizia del nostro matrimonio a Bulut. Il cuore batte all'impazzata mentre stringo forte il mio leoncino. I miei occhi rivolti solo a lei sono pieni di gratitudine. Una felicità palpabile risplende sul viso di Nazli. Certo, ora può rimediare al suo errore e guardare con ritrovata fierezza mio nipote. Ma è davvero questo il motivo della sua gioia? E io gioisco solo perché vedo vicino il trionfo su Hakan e Demet? Il dubbio mi assale e l'idea di non volere o saper più dare un nome ai sentimenti diventa sempre più consistente nella mia testa. L'abbraccio di Bulut unisce me e Nazli e questa ritrovata intimità mi fa stare bene. Ripercorro in un attimo i momenti vissuti insieme. Uno per uno riaffiorano nella mia mente. I ricordi si trastullano alla luce di una complicità ritrovata se non addirittura nuova. Guardo lei e in un attimo svanisce tutto. È una dimensione nuova che nemmeno io conosco e fatico a rilevare. Eppure esiste. La mia carne si ispessisce nutrita dall'orgoglio ritrovato. Lei è mia, solo mia e presto anche il mio leoncino sarà con me. Famiglia. Una parola che temo perché per troppo tempo desiderata. Nasce la mia famiglia oggi e io muoio al passato. La felicità di Bulut non offusca la sua perspicacia. Sa già tutto, dice lui. Perché? Perché io guardo Nazli con gli stessi occhi con cui Demir guardava Zeynep. Aggrotto le ciglia con un certo imbarazzo al suono di quelle parole, ma non posso fare a meno di pensarci. Chiuso in me stesso, divorato dalle fatiche quotidiane, lascio che il tempo mi consegni al nuovo destino. Il giorno mi sorprende con la sua luce abbagliante. Corro al lavoro, come sempre, per dare a me stesso e agli altri una parvenza di tranquillità e di autocontrollo. In fondo mi sposo per convenzione. Ferit Aslan sta semplicemente siglando un nuovo appalto. La freddezza che mi contraddistingue, però, cede presto il passo all'ansia. Mi ritrovo a sorridere di me stesso, mentre in un momento di esilarante euforia mi concedo alle mie due belve. Un siparietto degno di un teatro carnascialesco! Lupo e leone ammansiti e messi al legaccio. Oggi la sala del trono è aperta al pubblico e affianco al trono è pronto già un altro scanno. Mi avvicino al leone e con riverente timore affondo le mie dita nella sua criniera. Riconosco ogni singolo poro di quella pelle. Rivedo le cicatrici che il pelo ammanta ma che il corpo non ha avuto la forza e forse nemmeno la voglia di rimarginare. Perché? Perché, forse, vivere è proprio questo: sperimentare carezze e ferite e non lasciarsi sopraffare da nessuna di esse. Fare in modo che esistano per guidarci ma mai per limitarci. Affondo i miei occhi in quelli del felino. Riconosco le profondità della mente eclettica e vorace. I meandri attraverso cui fa filtrare i suoi ragionamenti. Tocco gli artigli con cui ho lasciato spesso segno nella carta del libro di qualcuno. Ricordo però anche le volte in cui mi sono stati strappati e ho dovuto leccarli per disinfettarmi dalle delusioni della vita. La belva, si concede, sapendo che non ha ancora finito di lottare. Scuote la criniera e questa volta il suo è un consenso pieno. Pieno di me, chiudo il giorno lavorativo. Sapere che Nazli è ancora a lavoro, certo, non mi tranquillizza, ma mi fido di lei. La mia uscita dall'ufficio è accompagnata dagli auguri dei miei dipendenti. La stima che provano per me mi rende orgoglioso del mio lavoro. Merito di mio padre sicuramente ma anche mio. Ci siamo! Ferit Aslan, svestiti dei panni di imprenditore e ... inizia a recitare la parte dello sposo. Altra scena, altro copione, altro pubblico. Con affianco Engin, percorro il giardino sotto gli occhi curiosi degli ospiti. Poche persone a cui, forse, sta a cuore la mia felicità e quella di Nazli. Almeno credo. La tensione emotiva che pervade le mie membra trova conforto in quella proverbiale posatezza che contraddistingue gli Aslan. Abituato a nascondere le proprie debolezze, addestrato a simulare ciò che gli altri vogliono realmente vedere in me, conduco il nuovo gioco, anelandone la fine. Mi sento così ridicolo in questi panni, eppure è la cosa che più desideravo non molto tempo fa. La volubilità degli uomini è davvero grande, o, piuttosto, dovrei dire la capacità del destino di riderci in faccia, prendendosi gioco di ogni umano desiderio? Non lo so, non riesco a pensare a niente in questo momento. Sento solo di sentirmi inadatto a questo ruolo, ma che comunque non posso abbandonare la scena per il bene di Bulut. Lontano dagli sguardi più curiosi, mi lascio andare. La mia carne cede e il sangue scorre finalmente libero, irrorando le periferie del mio corpo. Un formicolio attraversa gli arti e spinge finalmente la testa a pensare. Ho un piano. C'è un obiettivo da raggiungere. Non posso vacillare proprio ora. Se solo Nazli fosse qui! Questa constatazione di assenza mi riporta improvvisamente alla realtà. La sposa, infatti, non è ancora arrivata. Sbando all'idea di un suo ripensamento. Un sudore freddo inizia a solcare la mia schiena. Man mano che passa il tempo, la situazione diventa sempre meno gestibile. La gente inizia a mormorare. Mi sento soffocare da quella infinita solitudine. Nazli non è rintracciabile e questo aggiunge angoscia allo smarrimento. Vacilla il mio palazzo. Ruggisce il leone. Ulula il lupo. Con le mani affondo nella vergogna più miserevole e il mio non può essere che un grido di rabbia. Mi sono fidato ancora di lei, che non ha tardato a mostrare per l'ennesima volta la sua inconsistenza. Adagiato su un letto nuziale tanto sapientemente adornato, non resta che strappare le lenzuola di pazienza e i cuscini di attenzione che vi avevo posato. Dove sono i canti di gloria? Dove sono le promesse di vittoria? Tutto è stato spazzato via dalla volubilità di una donna. La mia anima si siede attonita sul campo di battaglia, ancora una volta irrisa. Ma il dolore provato questa volta è ancora più profondo, perché non è la sola ad essere stata delusa. Protesa in avanti, con la testa tra le mani, c'è l'anima del mio Bulut. Vittima più ancora di me del destino e di Nazli. Il dolore che provo per lui è immenso e non perdonerò mai colei che ne è stata l'artefice. Gli artigli dell'orgoglio dilaniano la mia pelle. Sanguino in modo sempre più evidente e ogni mia espressione denota sofferenza. Su tutto si posa il velo pietoso della pietosa commiserazione. Mi libero in parte del mio abito di scena. Mando via tutti perché l'ultima cosa che voglio è il chiacchiericcio o i discorsi di circostanza. La vergogna regna sovrana in me. Stringo i pugni, ma dentro piango perché ho voluto credere ancora in lei. Ho nutrito la mia anima di una bella illusione che ora crolla con tutta la sua evidenza. Percorro gli spazi infiniti della mia coscienza. Riconosco le camere del mio essere. Mi fermo per l'ennesima volta davanti a quella porta che non oso aprire. Afferro la maniglia e giro la chiave...manca veramente poco, ma la paura mi frena e le mani iniziano a tremare in modo convulso. Ho già provato questa sensazione molto tempo fa. Ero ancora un ragazzo e non sapevo cosa poteva nascondersi dietro la porta chiusa di una stanza da letto. Il terrore e il senso di smarrimento provati allora piovono nuovamente sull'uomo che sono ora, devastandone la volontà. Non sono bastati anni di duro allenamento per acquisire la freddezza necessaria per osservare la vita con distacco. Nelle mie vene in fondo non scorre acqua ma sangue e questo ribolle, si rimescola, si condensa per poi tornare a fluidificarsi in base alle mie emozioni. E quello che sto provando ora è un misto immondo di ogni bassezza, che esplode in una corsa sfrenata non appena Demet mi rivela dove trovare Nazli. I chilometri scorrono come fili di seta nella cruna di un ago. Le gote rosse di rabbia a stento serrano le labbra. Vorrei urlare ma la dignità me lo impedisce. Dignità, però, del tutto sconosciuta al mio lupo. Furioso e con le fauci impregnate di bava, la bestia ulula famelicamente dentro di me. Le sue zampe tengono atterrato il leone, che invano cerca di reagire. È troppo grande la rabbia del lupo, rimasto a lungo in attesa della sua preda e ora lasciato digiuno per l'ennesima volta. Raschia con le unghia la groppa del leone, portandosi via quel poco di dignità che ancora restava cucita alla pelle del felino. I suoi ululati diventano feroci e prorompono in tutta la loro mostruosità davanti al volto di una Nazli che non sa cosa dire. Fatico a prendere in mano le redini del mio io. La verità è che mi sento tradito ora più che mai nella mia virilità. Rifugiarsi a casa dell'altro nel giorno del proprio matrimonio...un'offesa che non riuscirò mai a ingoiare. La rimprovero mentre i suoi occhi si spalancano, cercando di dire qualcosa che la bocca non riesce a pronunciare. Pudore, vergogna...illustri sconosciute per questa donna. Un senso di disprezzo si affaccia all'orizzonte del mio cuore e la cosa mi spaventa. So bene che quella è una strada senza ritorno. E avrei senza ombra di dubbio sterzato in quella direzione se non ci fosse stato Bulut. Per amor suo, mi dispongo a sopportare anche questa ennesima onta da parte di Nazli. L'ultima e solo per aver indietro il mio nipotino. Poi...poi potrà dormire nel letto che vuole. Nazli non è più affar mio!
Con una violenza mai vista le chiudo in faccia le porte della mia anima. Con altrettanta fermezza la costringo a vestire i panni di scena. Il matrimonio doveva esserci e ci sarà! Niente più raffinatezze. Lei non merita. L'oscurità avvolge la casa di Deniz e il silenzio piomba come un macigno su tutti. Il rientro a casa è veloce, così come i preparativi della sposa. Prima si comincia e prima finisce questa farsa. L'arrivo di Bulut fornisce una buona motivazione al matrimonio posticipato. Con tutte le forze che mi sono rimaste, recupero una certa calma. Dentro, però, solo io so la violenza che ho dovuto usare per mettere a tacere le due belve. Sì, io sono l'una e l'altra bestia! Questi esseri sono nati con me. Io li ho nutriti e forgiati come fossero miei figli. Violentarli è stato come uccidere una parte di me. Ed è così. Accettando oggi l'ennesimo affronto di Nazli ho ucciso l'uomo, il maschio che è in me. Mettendola al mio fianco ho violato quella fedeltà del nostro rapporto che non ammetteva terzi nonostante tutto. Chi prenderebbe come sposa una donna, sapendo che ella è pronta ad andare con un altro? Un folle o io, Ferit Aslan, in nome di un vile ma necessario contratto? Ancora teso in volto mi porto in giardino. La sposa è pronta e il suo sopraggiungere è imminente. Bardato in mille precauzioni, questa volta non ci saranno sorprese. Il calice lo berremo insieme e fino all'ultima goccia. La presenza di Bulut mi restituisce sentimenti positivi. La forza e la vitalità di questo bimbo sono capaci di compiere miracoli in me. Le sue parole leniscono in parte le ferite, ma non riescono, ahimè, a rimarginarle. Così, al comparire di Nazli sulla scena, un fiotto improvviso di emozioni spinge il sangue nelle vene. Si gonfiano sotto pelle e Aslan trema. Nazli è crudelmente bellissima. Una nuvola di seta dalla grazia divina. Scende lentamente le scale e man mano che si avvicina noto i particolari di quella creatura. I capelli raccolti e intrecciati con fiori incorniciano il suo volto di bambola. Ho sempre amato il suo viso dai lineamenti femminei ma a tratti bambineschi. Le sue gote rosee e le sue labbra sono come polle da suggere. Ma i suoi occhi sono la cosa che più mi tortura. Agguerriti, luminosi e fieri. Mi guarda. Mi scruta. Mi fruga. Va alla ricerca di un varco. Cerca di capire se la tempesta in me è passata. Le sorrido ma il dolore che provo è evidente. I miei occhi scendono lungo il suo corpo. Le curve sono abilmente nascoste dall'ampio vestito, ma quella scollatura lascia intravedere parte del suo seno. Le rotondità accennate mi fanno trasalire. Il piacere negato mi torna come un tormento. Solo ora mi rendo conto che sto siglando la mia condanna. Afferro la sua mano per guidarla al tavolo degli sposi. Tutto è pronto. Poche battute e il mio:
"Sì, la voglio!"
È la mia volontà che nonostante tutto chiede il possesso di lei.
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Sotto la pelle di Aslan 2
FanfictionLa vita di Ferit Aslan è stata sconvolta dall'arrivo di Nazli. L'amore non ricambiato provoca in lui un vortice di emozioni contrastanti. Emergono le sue due nature, i suoi due istinti. Un viaggio interiore alla ricerca di un nuovo equilibrio, compi...