16 - Catene di seta

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"E questo cos'è?", disse Dream, la pelle che ancora non aveva subito la tortura della prigione e la mente concentrata su ciò che stavano facendo in quel momento: cercare di recuperare i dischi. Anche se era una cosa stupida da fare (dei dischi del genere non erano così difficili da trovare) Dream era abbastanza sicuro che fosse una cosa perfetta per accrescere il suo potere, ne aveva bisogno, DreamXD gli aveva detto che finché non ne avrebbe accumulato abbastanza il giovane poteva scordarsi il suo aiuto, quindi, cosa c'era di meglio di cominciare una guerra che aveva alte probabilità di vincere?

George aveva abbracciato Dream da dietro con un sorriso indecifrabile, appoggiando la testa sulla clavicola dell'altro. Scosse lievemente la faccia senza dire niente, ma strinse la presa su Dream con aria affettuosa.

Il giovane con la maschera sbuffò divertito afferrando le mani dell'altro che gli cingevano lo stomaco e lasciando cadere a terra l'arco che aveva in mano. "Lo sai che sto facendo da vedetta?", disse con sorriso sornione, voltando la sua maschera sorridente verso l'altro.

"E quindi?", George spostò le mani sul volto di Dream, poggiandole ai lati della maschera e tirando piano, "Mi sto annoiando", disse mentre la cinta di cuoio che teneva su la maschera si allentava.

"Non adesso, Gogy", disse Dream ridendo, ma sotto la maschera non sorrideva più; appoggiò le mani sulle braccia di George, allontanandolo dolcemente dal suo volto.

Il ragazzo si allontanò da Dream sbuffando, si passò una mano tra i capelli bruni e poi si lisciò la maglietta con fare un po' indispettito, "Non hai mai tempo ultimamente", gli disse un po' scocciato.

Dream aveva raccolto l'arco da terra e si era riposizionato sul ciglio della torre dove si trovavano, doveva stare attento che Tommy od altri non cercassero di entrare, ma alle parole di George le sue spalle si tesero lievemente e senza volerlo abbassò lo sguardo a terra. "Non posso", disse.

"Davvero? Mi sembra-!" George si girò dall'altra parte, stringendosi con forza la maglia, sentiva il cuore battergli all'impazzata. "Mi sento usato, Dream, mi chiami solo quando ti servo", prese un grosso sospiro e poi tornò a guardare il giovane sul ciglio della torre. "Dream, tu mi ami?"

"Ma certo! Che razza di domanda è?", Dream si girò con uno scatto, guardando con aria arrabbiata George, peccato che quest'ultimo non riuscisse a vedere niente se non uno strato di ceramica bianca sorridente.

"Va bene, allora", disse piano George girandosi e scendendo per la botola sul tetto della torre.

Le cose avevano cominciato a rompersi in quel momento. Dream voleva - o forse era obbligato - ottenere più potere possibile, voleva riuscire ad usufruire di questi misteriosi poteri di DreamXD, la sua vita era stata molto diversa da quando aveva trovato quel libro nel bosco, che almeno ne valesse la pena. E George... George era stato da sempre la sua ragione di vita, stavano insieme da molto ormai ma Dream non riusciva più a stare con lui con il cuore leggero: ogni volta che si stendevano a letto, ogni volta che cominciavano a parlare Dream aveva un peso sul cuore che lo faceva allontanare per guardare come le cose stavano andando con Tommy, con Wilbur, con la guerra e alla fine, di loro due restava molto poco. George provò a lasciarlo, ma Dream disse di no, non poteva perdere anche lui, non voleva, George non poteva andarsene. La loro relazione era diventata più un obbligo, qualcosa che entrambi odiavano ma non erano in grado di abbandonare. E ora, DreamXD per l'ennesima volta stava incasinando tutto.

George stava guardando l'essere fluttuante a qualche metro da lui con occhi spenti, ormai non gli importava più di niente, sperava che quella figura se ne andasse, poi, finalmente sarebbe potuto andare a Kinoko Kingdom e vivere una vita in pace con i suoi amici. Era stanco dei suoi giochi, dei suoi regali, delle sue parole, del suo aspetto; lo stava facendo apposta? C'era Dream dietro tutto quello? George era stanco di tutto, voleva solo dormire in pace per una santa volta.

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"Com'è tuo figlio, amico?" chiese Mexican Dream seduto sul suo prato, lo sguardo alzato per guardare l'ex-presidente di L'Manberg.

Schlatt si rigirò un po' a disagio sulla sedia e all'inizio non disse niente. "Non lo so", scosse la testa mestamente, "Non lo so più".

"Com'era, allora", Mexican Dream sorrise vedendo il volto di Schlatt illuminarsi leggermente.

"Era... piccolo e rumoroso... decisamente molto rumoroso. Era curioso di tutto e amava stare con gli altri, anche se quegli altri non volevano. Era molto fedele, non tradiva mai nessuno mentre giocava... non ha tradito neanche me quando ho cominciato a bere", abbassò lo sguardo sull'uomo seduto a gambe incrociate davanti a lui, "Sai, credo che quando mi ha tradito per stare con quei rivoluzionari non l'abbia fatto con molto piacere. Prima che- prima di morire-, io- io non ho visto alcun sollievo sul suo volto".

"Questo vuol dire che quando torneremo in vita ti ascolterà quando ti scuserai con lui, amico".

Schlatt sbuffò sonoramente, "Non so se mi merito di rivederlo".

"Dipende da cosa farai".

"Sei molto sicuro sul fatto che torneremo", disse Schlatt, "Ma ti ricordo che siamo bloccati qua".

Mexican Dream balzò in piedi con un grosso sorriso, "Io ne sono sicuro al duecento per cento, amico, sai, tutte le storie devono avere il finale felice"

Schlatt accennò un sorriso, "Tu sei proprio andato".

Su un altro piano dell'esistenza, il patto cominciò a rompersi; per qualche secondo, quella figura imponente e fluttuante ritornò la piatta sagoma nera che era all'inizio, in quel secondo, capì che non rimaneva molto tempo.

Un violento scossone fece cadere a terra Schlatt dalla sedia, che girò attorno con aria terrorizzata cercando la causa di quella cosa così improvvisa.

"Cos'è stato?", disse rivolto a Mexican Dream, "Lo hai sentito? Si è mosso il terreno", l'altro annuì silenziosamente, spaventato quanto lui.

Un'altra forte scossa li prese entrambi di sorpresa, costringendoli a mettersi carponi a terra per non scivolare via, tutto intorno a loro si muoveva ma sembrava come statico. Anche se il terreno era percosso da continue scosse la bottiglia di Schlatt era ancora ferma in piedi sul tavolo; anche le fronde degli alberi di Mexican Dream erano completamente immobili.

Schlatt cercò di tirarsi in piedi ma ricadde disteso per terra, questa seconda scossa era decisamente più lunga, poi finalmente il terreno sembrò tornare al suo posto ed entrambi riuscirono a ritirarsi in piedi.

"Maledizione, cosa diavolo è stato?", disse Schlatt alzandosi con rabbia.

"Amico...", disse piano Mexican Dream, tirando i pantaloni di Schlatt per farlo girare.

Proprio davanti a loro, sul petrolio e sul campo, una gigantesca crepa aveva fatto la sua comparsa e da essa sembrava provenire una brezza fresca e forse anche quelle che sembravano delle voci,spaccava come in due i paesaggi di entrambi, di certo non era voluta. Entrambi rimasero immobili a guardare quella spaccatura del terreno, gli occhi strabuzzati. Dopo qualche secondo quella cominciò a chiudersi, fino a che il terreno non tornò alla sua forma originale.

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Quello che viene dopo || Dream SMPDove le storie prendono vita. Scoprilo ora