Capitolo 14

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JORGE'S P.O.V.

"Dove andiamo?" domanda, una volta saliti in auto, per rompere il silenzio.

"In uno dei miei ristoranti preferiti" le dico senza pensarci troppo, sapendo che è l'unico dove non ho bisogno di prenotare. E' il migliore nel settore, e nonostante sia sempre stracolmo di gente, ho un posto assicurato. Conosco il proprietario da anni, sono un cliente abituale ormai.

"Bene, mi fido" ridacchia, allungandosi per accendere lo stereo e mettere la musica. "Ti dispiace?" chiede poi, titubante.

"Macché, mi piace ascoltare la musica mentre guido" sorrido per rassicurarla.

E pensare che poco più di due mesi fa provai ad offrirle da bere solo per portarmela al letto; non potevo immaginare che mi avrebbe fatto venire voglia di conoscere quel futuro che tanto mi spaventa.

"Com'è andata oggi?" attacco bottone, interessandomi vivamente alla sua giornata, mentre la musica passata in radio ci fa da sottofondo.

"Bene dai, anche se è stata un po' pesante come giornata" si lascia andare contro lo schienale del sedile, socchiudendo gli occhi. "E a te a lavoro?" ricambia la domanda, riaprendo gli occhi immediatamente dopo, per guardarmi.

"Mm bene... ho avuto delle cose da fare, sebbene fossi distratto abbastanza" le racconto in breve.

"Come mai?" mi aspettavo questa domanda.

"Pensavo a te... a noi questa mattina" mantengo lo sguardo sulla strada davanti a me, guardandola di sottecchi ogni tanto.

Sorrido compiaciuto, nel momento in cui la vedo arrossire fino all'attaccatura dei capelli.

Non aggiungo altro, mi limito a posteggiare la macchina, dato che siamo giunti a destinazione.

"E' un ristorante cinese?" fissa l'insegna, a pochi passi dall'entrata.

"Giapponese per la precisione" puntualizzo.

"Mm il sushi?" il suo tono di voce incerto, mi fa temere di aver fatto la scelta sbagliata.

"Non ti piace?" domando imbarazzato, forse avrei dovuto chiederglielo prima e non fare di testa mia. Sono un disastro in queste cose.

"No... cioè non lo so, non l'ho mai provato" risponde lei, ancora più imbarazzata di me.

"Allora andiamo, ti assicuro che qui si mangia da Dio" la prendo per mano, conducendola fino all'interno del ristorante. Mi mostro sicuro di me, anche se lo sono ben poco.

"Mi fido" ridacchia, lasciando in sospeso il discorso.

"Grande capo!" esclamo, salutando Shunichi, il proprietario del locale, che mi accoglie con il suo solito sorriso.

"Ehilà Jorge, era da un po' che non ti vedevo... iniziavo a preoccuparmi" ironizza, alludendo al fatto che la settimana scorsa sono venuto qui a pranzo con Diego e altri due amici/colleghi.

"Sentivo la mancanza delle tue prelibatezze, avresti un tavolo per due?" stringo la mano a Martina, che nel frattempo si guarda in giro mezza spaesata.

"Sempre" mi fa cenno di seguirlo, dopo aver controllato di avere effettivamente un tavolo libero.

"Grazie" dico poi, prendendo posto.

"Ma... come hai fatto? C'era la fila fuori" sussurra Tini, dopo che il titolare del ristorante, si è allontanato.

"Te l'avevo detto che è il mio ristorante preferito, ci vengo spesso" rido, davanti alla sua buffa espressione. "Che prendi?" domando poi, porgendole un menù.

All'improvviso tu// JortiniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora