Capitolo 13

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MARTINA'S P.O.V.

Fisso il quaderno di appunti sul mio banco, mentre picchietto ripetutamente la penna su di esso. Gli appunti non si prenderanno da soli e la professoressa continua a spiegare, ma la mia testa è altrove.

Non smetto di pensare al bacio tra me e Jorge. Sembra quasi che quella immagine mi sia rimasta stampata nel cervello, con un inchiostro indelebile.

"Martina, che ti prende?" domanda Fernando, un mio compagno di corso e vicino di banco. In realtà frequentavamo lo stesso liceo, seppure in due sezioni differenti.

"Eh?" lo guardo, visibilmente con la testa su un altro pianeta.

"Sei distratta oggi, non è da te. E' forse successo qualcosa?" domanda, particolarmente preoccupato. Diciamo che, oltre a qualche colazione insieme ad altri compagni di corso e al fatto che abbia insistito per sedersi affianco a me, non abbiamo mai avuto chissà quale confidenza, ma apprezzo ugualmente l'interesse.

"No, grazie" concludo il discorso in fretta, sia perché non mi va di parlare delle mie faccende personali con chiunque, ma anche perché siamo nel bel mezzo di una lezione.

"Stoessel, Bertìn, se non siete interessati siete pregati di abbandonare l'aula senza disturbare ulteriormente" interviene a proposito, con aria abbastanza infastidita, la professoressa.

"Ci scusi" rispondo per entrambi, rivolgendo poi un'occhiataccia al biondo al mio fianco.

E con la voce della signorina Jimenez in sottofondo, riprendo a pensare a quanto successo questa mattina fuori dall'azienda dei Blanco.

Le parole di Jorge mi hanno profondamente colpita, non mi aspettavo qualcosa del genere da parte sua, soprattutto dopo tutte le cose che dicono o scrivono su di lui.
Nonostante i suoi modi da stronzo, in quest'ultimo periodo ho avuto modo di conoscerlo, più o meno, visto che riesce sempre a sorprendermi.

Mi sono resa conto che non siamo poi così tanto diversi come credevo.

JORGE'S P.O.V.

Nonostante sia carico di lavoro, non riesco a mantenere la concentrazione per più di due minuti al massimo. Anche meno, forse.

La verità è che questa mattina con Martina mi sono lasciato andare un po' troppo. Non mi sono mai aperto così tanto con una ragazza, che non fosse mia cugina o Lodovica. In generale, sono sempre stato riservato su certi argomenti.

E poi quel bacio. Se me lo chiedessero, non saprei spiegare il perché ho sentito il bisogno di farlo. Semplicemente, lo rifarei.

E' stato strano, ma bello. Come se una piacevole sensazione di calore si propagasse dal centro del petto e si espandesse per tutto il corpo.

Mi risulta difficile per sino spiegarlo.

Eppure, non me ne pento... solo, mi dispiace che lei non l'abbia presa bene.

"Signor Blanco" a riportarmi alla realtà è Candelaria, cugina di colei che oggi è al centro dei miei pensieri.

La invito ad entrare con un cenno della testa.

"Le ho portato i bilanci di questa settimana" mi porge un plico di fogli.

"Grazie" mormoro, afferrando le carte, per poi rimettermi a lavoro.

"Candelaria" la richiamo, prima che la ragazza dai capelli rossi possa svanire dalla mia visuale.

"Ha bisogno di altro?" chiede fermandosi sull'uscio della porta.

"Ehm... che tu sappia, a che ora finisce le lezioni tua cugina?" domando senza girarci troppo intorno.

"Alle 18:00" sorride maliziosa e incuriosita.

All'improvviso tu// JortiniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora