Capitolo 4

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JORGE'S P.O.V.

La luce del sole entra dalla finestra, interrompendo il mio sonno. Apro gli occhi a fatica, sopraffatto dal mal di testa. Ci metto un po' a realizzare che non sono nella mia camera e che non sono solo.

Richiudo gli occhi, provando a ricordare quanto successo la notte scorsa. Poi ricordo; la domenica sera al bar con Diego e Facundo, alcol e poi la biondina. Sospiro e mi giro lentamente alla mia sinistra ed è lì che dorme. Come si chiamava? Angela? Angelica? Anita? Amelia?

Cautamente, cercando di non svegliare la ragazza in questione, mi alzo dal letto e raccolgo la mia roba. Mi vesto in fretta e, facendo il minor rumore possibile, esco da quella casa, tirando un sospiro di sollievo.

"Vaffanculo" impreco quando vedo passare il carroattrezzi con la mia auto caricata. "Ma che cazzo" borbotto, mentre il carro porta via la mia macchina. "Vaffanculo" ripeto, prendendo il telefono dalla tasca, che nel frattempo ha iniziato a squillare. Che inizio settimana di merda.

"Pronto?" rispondo, attraversando la strada.

"Jorge" mi richiamano dall'altro lato del telefono e riconosco la voce di Facundo. "Dove sei?" chiede poi.

"Ehm... ho avuto un imprevisto e poi ho quella conferenza alla facoltà di economia" borbotto.

"Abbiamo provato a chiamarti per dirti che la riunione con i Robinson è saltata" mi avvisa.

"Va bene, quando arrivo in ufficio ne parlo con Emma" taglio corto, vedendo arrivare un taxi.

Chiudo la telefonata, agitando la mano per far fermare il tassista. Il taxi si ferma a pochi passi da me e corro per raggiungerlo. Salgo in auto e nello stesso istante vedo salire un'altra persona.

MARTINA'S P.O.V.

Suona la sveglia, che interrompe il mio sonno beato e che mi costringe ad alzarmi dal letto per andare in facoltà. Mi tiro su a fatica e raggiungo il mio bagno, avvio la riproduzione casuale della mia playlist ed entro in doccia.

L'acqua calda mi scivola addosso e sembra portarsi via tutta la stanchezza accumulata nell'ultimo periodo. Insieme all'acqua scivola via la tensione e la preoccupazione e per un momento mi sento libera e in pace, mentre canticchio le mie canzoni preferite.

Finisco la doccia e in fretta mi asciugo e mi preparo per affrontare un'altra lunga settimana di studio.

"Buongiorno" scendo in salotto, salutando mio fratello Francisco, che sta sistemando la batteria della sua macchina fotografica.

"Ehi, buongiorno" mi sorride.

"Io vado, altrimenti faccio tardi" gli schiocco un bacio sulla guancia, per poi uscire di casa e raggiungere la mia auto nel vialetto di casa. "Maledizione" sussurro quando mi rendo conto che la mia auto ha deciso, proprio oggi, proprio in questo momento, di non partire.

Riprovo ancora e ancora, ma niente.

"Che palle" sbuffo e spero che Francisco sia ancora in casa; magari può darmi un passaggio fino in facoltà. Scendo dall'auto in fretta e raggiungo il retro della casa, ma ecco Fran che sfreccia lontano con la sua macchina. "Oh andiamo, dillo che è una congiura!" esclamo alzando lo sguardo al cielo.

L'unica alternativa è prendere un taxi, così raggiungo correndo la strada principale e chiamo il centralino dei taxi, augurandomi che non ci metta troppo ad arrivare.

Cammino avanti e dietro sul marciapiede, continuando a guardare l'orologio. Vorrei che il tempo si bloccasse o mi sarebbe comodo il teletrasporto, ma già so che arriverò in ritardo e che probabilmente non riuscirò a partecipare alla conferenza di questa mattina. Dicono che l'ospite sia un pezzo grosso, ma nessuno ha ancora rivelato il suo nome.

All'improvviso tu// JortiniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora