Capitolo 10

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JORGE'S P.O.V.

Mi sistemo la cravatta davanti allo specchio, assicurandomi di essere impeccabile all'interno del mio completo nero, disegnato da mia madre apposta per il galà di questa sera.
Oggi io e Martina 'entreremo in scena', la presenterò a mia madre come la mia ragazza e mi toccherà starle vicino per tutta la durata dell'evento, non che la cosa mi dispiaccia.

"Ehi piccola, sono fuori casa tua" le scrivo dopo aver accostato l'auto in prossimità del marciapiede.

"Esco subito"
"E NON CHIAMARMI PICCOLA" risponde e subito dopo la vedo uscire dalla piccola villetta.

Cammina con sicurezza verso di me, che sono appoggiato alla macchina. Indossa un lungo abito nero, che le fascia perfettamente le curve delicate che la caratterizzano.

"Wow" resto, letteralmente, a bocca aperta. Le prendo una mano, facendole fare una giravolta e solo così noto la profonda scollatura sulla schiena, attorno alla quale vi sono degli inserti argentati.

"Chiudi la bocca, Blanco" mi riprende, spintonandomi scherzosamente.

"Sarà difficile rispettare il contratto se ti presenti ogni volta così" le sussurro all'orecchio, poggiandole le mani sui fianchi, per poi schioccarle un leggero bacio sotto il lobo.

"Smettila, cretino" si allontana da me, affrettandosi ad entrare in macchina.

"Sei pronta?" cambio discorso, dopo essere salito in auto anche io.

"Diciamo di si, anche se non so cosa mi aspetta" ridacchia in modo nervoso, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

"Stai tranquilla, piacerai sicuramente" provo a tranquillizzarla. Penso davvero quello che ho detto, come potrebbe non piacere? Studia per la laurea magistrale in economia, ha i voti più alti della media, è passionevole e carismatica, per non parlare della sua bellezza disarmante.

"E' che non sono molto a mio agio così" indica il vestito incriminato, che mi mette a dura prova.

"Scherzi spero... sei bellissima" senza pensarci poggio una mano sulla sua coscia e, seppure in un primo momento la sento irrigidirsi a quel contatto, si lascia subito andare.

Il resto del tragitto prosegue in silenzio, ma non è uno di quei silenzi tesi ed imbarazzanti, anzi, risulta essere quasi confortante. Per me, che penso a come presentare la mia prima 'fidanzata' a mia madre, e per lei, che probabilmente riflette su come comportarsi.

"E' stupendo" rompe il silenzio, riferendosi alla grande serra allestita appositamente per la cena di gala di cui siamo ospiti. L'evento di questa sera mira a raccogliere soldi per gli ospedali in Africa, una causa più che nobile.

"Si, Catherine Suarez dà il meglio di sé ogni volta" elogio la presidentessa della fondazione, che porta il suo nome, che si occupa di cure mediche nei paesi bisognosi.

"Non so chi sia, ma ha fatto un ottimo lavoro" rido in silenzio alle sue parole.

Scendo dall'auto, dopo aver parcheggiato nel posto riservato a mio nome e, da bravo gentiluomo quale sono, faccio il giro per aprirle la portiera.

Entriamo mano nella mano, attirando l'attenzione dei presenti.

"Jorge, caro, come stai?" si fa subito avanti Catherine, abbracciandomi con entusiasmo. E' una cara amica di famiglia ed è una specie di zia per me.

"Bene bene, gli affari vanno a gonfie vele e non posso desiderare di meglio" dico ancora stretto nell'abbraccio.

"E lei è?" si allontana, rivolgendo uno sguardo a Martina, che continua a stringermi la mano, mentre si guarda intorno leggermente spaesata.

All'improvviso tu// JortiniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora