JORGE'S P.O.V.
Apro gli occhi, infastidito dal continuo 'bip' e dal forte odore di alcol. La vista è ancora sfocata e disturbata dall'abbagliante luce bianca appesa al soffitto.
"Ti sei svegliato" la voce di mia madre giunge alle orecchie e qualche secondo dopo la vedo raggiungere il lato del letto.
"Dove sono?" domando, ancora confuso.
"In ospedale" risponde mia madre, accarezzandomi i capelli.
"Dov'è Tini? Come sta?" mi metto seduto di scatto e un dolore acuto mi colpisce alla spalla, costringendomi a tornare disteso.
"Stai tranquillo, Martina sta bene... è nella sua stanza ora" accenna un sorriso la bionda, lasciandomi poi un bacio sulla tempia, proprio come quando ero piccolo. "Chiamo il medico" dice, lasciandomi per qualche istante da solo in stanza.
Poco dopo entra nella stanza un uomo alto e ben piazzato; il medico prende a visitarmi, facendomi qualche domanda, mentre muove la penna con la lucina vicino ai miei occhi.
"Sembra che non ci siano problemi alla testa, prenota comunque una tac cranio per escludere che la caduta abbia fatto danni" dice alla specializzanda alla sua sinistra, che segna tutto sulla cartella clinica.
"Dottore, come sta Martina?" chiedo al medico, mentre lui inizia a visitarmi il braccio, che fa ancora leggermente male.
"Martina?" mi guarda confuso. "Ah quella ragazza che veniva a trovarti ogni giorno?" sorride poi, facendo sorridere anche me.
"Veniva qui?" gli domando.
"Si, per questi giorni in cui hai fatto il bello addormentato, non ti ha lasciato un attimo" ghigna lui, mentre annota qualcosa sulla mia cartella clinica. "Bene Jorge, dopo la tac vediamo se possiamo mandarti a casa" dice, per poi uscire dalla stanza, seguito dalla sua assistente.
Qualche attimo dopo entra Martina, facendo attenzione a non sbattere la porta verde.
"Ehi" si avvicina cautamente al letto.
La scruto attentamente e noto che ha indosso i suoi vestiti.
"Come stai?" mi chiede, sedendosi al bordo del letto e prendendomi la mano.
"Bene credo" la guardo, ringraziando il cielo per non averla persa quel giorno. "E tu?" domando io.
"Io sto bene, mi hanno appena dimessa" mi accarezza la mano. "Mi dispiace per quello che ti è successo" abbassa la testa, sentendosi in colpa.
"La colpa non è tua" mi metto seduto, avvicinandomi di più a lei. "Anzi, scusami tu per averti messa in quel casino" le rispondo.
In realtà i veri colpevoli sono Stephie e Peter, ma tra me e lei, chi ha le colpe sono io. Se lei non fosse stata la mia ragazza, non le sarebbe mai successa una cosa del genere.
"Non hai colpe tu... i colpevoli ora pagheranno giustizia" mi stringe la mano, facendo incatenare i nostri sguardi.
"Per quanto tempo ho dormito?" le chiedo, cambiando discorso.
"Per ben quattro giorni, mi hai fatta preoccupare, brutto stronzo" mi da un leggero schiaffo sulla gamba, così leggero che quasi sembrava una carezza. "Il medico ha detto che l'effetto dell'anestesia e dei farmaci variano da paziente a paziente e che tu avevi stanchezza arretrata" mi spiega.
"E tu?" le sposto una ciocca ricaduta sul viso, sfiorandole poi la morbida e candida pelle.
"Io ero disidratata e in uno stato di shock, ma ora sto bene" mi sorride rassicurante. "Sono successe delle cose in questi quattro giorni" dice poi.
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All'improvviso tu// Jortini
FanficJorge Blanco, giovane imprenditore dedito alla carriera, bello e famoso, vive al meglio la sua vita da single. La sua priorità è il lavoro, tutto il resto è puro divertimento. Martina Stoessel, inguaribile romantica, dedica se stessa agli studi, in...