22 settembre
Il braccio di Martina penzola giù dal mio comodo divano, quello che ormai è diventato il suo ritrovo in casa mia, il suo ufficio. La sento sbuffare mentre tortura il telecomando in cerca di qualcosa in grado di attirare la sua attenzione "ho fame" ripete per l'ennesima volta. Alzo gli occhi al cielo e le lancio un pacchetto di salatini colpendola in pieno sulla schiena "per l'amor di Dio, sei una lagna". Si solleva sulle braccia "hey, tu!" urla per richiamare la mia attenzione, un broncio forzato e le sopracciglia aggrottate la fanno sembrare una ragazzina di 15 anni, lei che già di suo a fatica dimostra la sua età, raccolgo la forza dentro di me per non scoppiare a ridere alla sua vista, "non sono una lagna" si siede con le gambe incrociate, palesemente a suo agio nel mio ambiente. "No, sei solo affamata" il suo sorriso ricambia il mio, seguito di nuovo da un suo lamento "quel coglione si è perso con il cibo?" la sua domanda non è rivolta a nessuno, lascio che si sfoghi mentre sistemo acqua e bicchieri sulla tavola, perdendo il conto per un attimo, "per caso" fisso il quinto bicchiere "sai se viene anche - Cesare?" mi ci vuole sempre un respiro extra per pronunciare il suo nome. Vedo il no accennato con la testa e la sua espressione carica di compassione? Pietà? Dispiacere?
E' questo che vedono i suoi occhi? E' la stessa cosa che vede anche Francesco?
Raccolgo le posate e i bicchieri già sistemati sulla tavola e li metto via, lasciare il suo posto lì vuol dire aspettarlo, non lasciarlo vuol dire il contrario. Butto un occhio su Martina di nuovo intenta a muovere a caso le frecce del telecomando e ringrazio l'universo che non abbia assistito a questa scena che, da sola, reputo patetica.
Da qualche settimana a questa parte casa mia è diventato un punto di ritrovo per giovani vecchi che si sentono troppo grandi per fare le cose da giovani, ma non abbastanza per non fare nulla e lasciarsi abbandonare alla noia. Martina anticipa tutti e nel tardo pomeriggio è già attaccata al campanello di casa, siamo diventate confidenti.
Il citofono suona, Martina mi anticipa come una furia, mi passa davanti e riesce a far svolazzare una ciocca dei miei capelli, in poco tempo ho capito quanto ama il cibo e come diventa intrattabile quando ha fame. Esce sul pianerottolo per mettere fretta ai ragazzi sulle scale con in mano il suo cibo. Allungo leggermente il collo per sporgere l'orecchio e percepire una voce che non mi sembra di sentire. Le mie due parti separate discutono dentro me, una tira un respiro di sollievo, l'altra guarda quella corda immaginaria legata al suo dito che non reagisce a nessun movimento, segno che nessuno la sta tirando. La ragazza rientra trionfante in casa, stringendo la sua pizza come fosse un tesoro inestimabile, la guardo con tenerezza per qualche secondo, fino a quando non alzo lo sguardo su Nelson che la guarda come me, solo più intensamente.
Il biondo entra per ultimo carico come un mulo, mi avvicino per chiudere la porta dietro di lui, "aspetta, sta arrivando..." i secondi che precedono il suo nome sono sempre silenziosi, tutti i presenti in questa stanza usano quel nome con cautela, anche Francesco. Soprattutto Francesco.
Il ragazzo dagli occhi color mare si libera dai suoi pesi e si avvicina per lasciarmi un leggero bacio centrando in pieno l'angolo della mia bocca, incontro i suoi occhi e gli sorrido "è andato a parcheggiare" mi dice calmo. La mia guerra interiore ha fatto da detonatore per una sua personale rivolta, su un fronte la sua gelosia nei confronti di un ragazzo che, sa, non mi sarà mai totalmente indifferente, sul fronte opposto l'affetto inaspettato e la strana complicità creatasi con lo stesso, entrambe le parti pronte a combattere ma nessuna fa la prima mossa.
"Permesso, avanti" la sua voce suona nelle mie orecchie, a poca distanza da me, non mi ero accorta nemmeno della porta aperta, ma la corda immaginaria è stata tirata, i primi occhi che incontra sono i miei, un impercettibile sorriso muove gli angoli della sua bocca quando mette a fuoco, "non c'era posto?" gli faccio cenno di accomodarsi, non perde l'abitudine di guardarsi intorno, lui che è stato il primo di questo gruppo ad entrare in casa mia. "Ho fregato il parcheggio della signora con il cane" i commenti riempiono la stanza, tirando fuori aneddoti recenti.
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koi no yokan || CC
FanfictionL'espressione Koi no Yokan non trova una vera e propria traduzione nella lingua italiana, i giapponesi usano questa espressione per indicare la sensazione provata tra due persone durante il loro primo incontro, sentendo già che essi finiranno inevit...