11 Maggio
Mia sorella mi sgrida anche a migliaia di chilometri di distanza, mi urla di non rovinarle i vestiti che non indosserà più, se ha lasciato qui queste cose, un motivo ci sarà. Federico appare alle spalle di Grace "ti stai agghindando per studiare?" mi prende in giro anche lui "ciao Chicchino" rispondo solo, ignorando la sua domanda.
Porto con me in bagno il telefono con mia sorella in videochiamata, stiamo parlando da più di un'ora, più che altro mi fa compagnia. Le sto raccontando di Cesare, questo nuovo amico che è entrato nella mia routine e che è un nuovo compagno di studio mio e di Nelson.
Quel ragazzo ha qualcosa di speciale, non ho ancora capito cosa, però.
Appena prendo il blush per dare un po' di colorito al mio viso mia sorella attacca con le sue teorie "ma ammettilo che ti fai bella per lui" dice, mi giro verso il telefono e le faccio una linguaccia, "ti conosco Amiami, non mentirmi" dice, "te l'ho detto mille volte, è solo un mio amico" le dico esasperata, "e io ti ho detto mille volte che non ti credo, vedrai" mi dice e non continua, mi guarda mentre mi trucco e sorride "sai che sei più bella?" dice improvvisamente, sorprendendomi.
"Ah grazie, quindi confermi che ero un cesso prima" rispondo, prendendola in giro "che scema che sei" dice.
Controllo l'ora e inizio a correre, finisco di rendermi presentabile e riempio la borsa, "Grace, devo scappare" dico, ci salutiamo e ci mandiamo un bacio. Vorrei tanto rivedere mia sorella, non ci vediamo da 4 mesi.Mi do una veloce controllata davanti lo specchio e il telefono squilla di nuovo, è Cesare, "Ami sto passando sotto casa tua, sta venendo giù un diluvio, vieni con me" dice e non mi da il tempo di replicare "sono giù, scendi" e chiude, è gentile, a modo suo, ma anche tanto fastidioso.
Scendo giù e Cesare è davvero già qui, mi avvicino e lo trovo con il cellulare in mano a scrivere un messaggio, entro in macchina e nemmeno mi saluta, chiudo con forza lo sportello e attiro la sua attenzione "ciao" mi dice e sorride, ogni volta è un po' un colpo allo stomaco, ha un sorriso ipnotico.
"Ciao anche a te" dico e accenno mezzo sorriso, "Nelson è in ritardo" dice e agita il suo cellulare in aria, stava scrivendo a lui "come al solito" dico con voce rassegnata."Ti va di accompagnarmi in un posto?" mi chiede e mette in moto, "facciamo aspettare Nelson" dice e fa l'occhiolino, "dove andiamo?" chiedo, "vedrai" dice e alza il volume della radio, appende la conversazione così. Andiamo poco fuori la città, entra nel parcheggio sotterraneo del centro commerciale e ci fermiamo "andiamo" dice e scende dalla macchina, "mi dici dove?" chiedo incuriosita, lui mi guarda e non risponde, si limita a sorridermi e a farmi cenno di seguirlo.
Pochi passi mi separano da lui, lui cammina e io lo seguo, è disinvolto e poche volte si gira a guardarmi con la coda dell'occhio. Si ferma e appena mi avvicino mi dice "siamo arrivati", mi guardo intorno e siamo tra un negozio di intimo e uno d'arredamento per interni, mi imbarazzo al solo pensiero di me e lui in un negozio di intimo.
"Devi arredare casa?" chiedo, lui annuisce e porge la mano per far entrare prima me, "volevo assolutamente un tuo parere" mi dice, la sua espressione da duro e sicuro si addolcisce un po' dando spazio al suo bellissimo sorriso. Dannazione.
Lo guardo e gli sorrido di rimando, "come posso aiutarti?" chiedo e inizio a perdermi con lo sguardo tra tutte le cianfrusaglie di ogni tipo e per ogni stanza, mi dirigo immediatamente al reparto dedicato alla cucina, le tazze sono una mia passione, ne comprerei una a settimana.
"Volevo un tocco femminile in casa mia, ma i gusti di mia madre e mia sorella non mi convincono molto" dice e si porta una mano sulla barba, lo vedo imbarazzato, ora mi fa tenerezza. "Perchè?" chiedo incuriosita, da quello che ha detto e dalla situazione, "beh, mia mamma voleva riempirmi casa di colori accesi, delle cose orribili" ride mentre lo dice e la cosa fa ridere anche me. "Beh dai" dico "cosa ti serve?" chiedo e mi sposto tra gli scaffali, lui mi segue "tutto" risponde e lo guardo sconvolta, "non mi dire che passeremo qui l'intero pomeriggio?" dico con un tono di voce un po' troppo alto per essere in un negozio, "no tranquilla, facciamo una cosa veloce" e, di nuovo, mi sorride. Deve smetterla di farlo. Mi fa uno strano effetto.
Ci perdiamo un po' tra piatti e bicchieri, si sofferma molto di più su oggetti particolari perdendo di vista l'obiettivo principale, riempire casa sua. Gli faccio vedere un set di tazze da caffè molto semplici, annuisce e mi da il permesso di metterle nel carrello, si avvicina e mi chiede un parere su delle tovagliette da colazione, mi sta dando molta libertà.
Mi fermo un attimo a guardarlo, sembriamo quasi una coppia che sta arredando casa insieme, nel mentre lui si gira e mi guarda da lontano, occhi che cercano occhi. Sposto lo sguardo e torno a guardare le tazze, mi colpisce una tazza da tè bianca con il manico in oro, Cesare si avvicina "ti piace?" mi chiede, "molto, ma ho fin troppe tazze in casa mia" e metto giù la tazza. Controllo il cestino e per il momento abbiamo preso un po' di cose, la casa sarà pur vuota ma almeno ha qualcosa su cui mangiare.
"Andiamo?" chiedo, dice si con la testa "aspettami fuori, vado a pagare e ti raggiungo", annuisco e mi avvio fuori. Mentre aspetto recupero il cellulare, abbiamo passato più di un'ora qui e non me ne sono resa conto.
La voce di Nelson prima arrabbiato e poi offeso parla nell'infinità di messaggi vocali lasciati, mi colpisce l'ultimo "piccioncini, mi trovate al solito posto", gli rispondo dicendo che io e Cesare abbiamo fatto una piccola deviazione al centro commerciale approfittando del suo ritardo e che stiamo per raggiungerlo.
Cesare esce dal negozio con due buste belle grandi, mi avvicino subito a prenderne una e mi da quella più leggera, ha uno strano sorriso stampato in faccia e mi guarda come se volesse dirmi qualcosa, "che c'è?" chiedo, "emh, nulla" dice poco convinto, "dai andiamo, Nelson ci aspetta" e si incammina davanti a me.
Apre il cofano della macchina e sistema prima la sua busta, mi fa spazio e sistemo anche la mia, appena la metto giù noto una cosa già vista, che ha già catturato la mia attenzione.
"E questa?" chiedo, la tazza bianca e oro è nella busta, in bella vista e io me ne sono accorta solo ora, lui sorride imbarazzato, non mi guarda più, "beh, piaceva anche a me" dice e prende un'altra tazza uguale a questa, "ne ho due ora" prende quella che ho io e le porta all'altezza del viso e lo nasconde dietro le tazze. Guardo questo ragazzo che si nasconde dietro delle tazze come se fosse la cosa più dolce del mondo. La corazza di Cesare si sta sgretolando, c'è molto di più da scoprire.
Entriamo in macchina e per tutto il viaggio nessuno dei due parla, lo spio con la coda dell'occhio e vedo che è sereno, sembra quasi soddisfatto. Arriviamo al solito bar, ormai in ritardo per studiare. Parcheggia e scendiamo dalla macchina, faccio due passi verso il bar e mi chiama, si avvicina senza dire nulla, pochi centimetri separano i nostri corpi, mi guarda serio, come non mi ha mai guardato fino ad ora, "dimmi?" sussurro, quasi non emetto nessun suono, ma lui lo percepisce lo stesso per quanto è vicino.
Mi circonda con le sue braccia, mi imprigiona, il suo calore entra in contatto con il mio.
"Grazie" mi sussurra all'orecchio e fa scorrere una sua mano lungo la mia schiena, dopo una manciata di secondi di sorpresa, ricambio anche io l'abbraccio.
Restiamo così per un po', tra la gente che ci schiva e le ultime gocce di pioggia.
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koi no yokan || CC
FanfictionL'espressione Koi no Yokan non trova una vera e propria traduzione nella lingua italiana, i giapponesi usano questa espressione per indicare la sensazione provata tra due persone durante il loro primo incontro, sentendo già che essi finiranno inevit...