7. tornare

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6 Agosto

Un raggio di sole entra prepotentemente in camera e il calore tiepido sul viso mi scalda, mi giro dall'altra parte e mi prendo qualche minuto prima di alzarmi. L'orologio sul comodino segna quasi le 11 del mattino, non sono mai stata una dormigliona, ma questa quasi vacanza da mia sorella mi sta rilassando molto.

Prendo il cellulare immaginando già la quotidiana notifica che porta il nome di Nelson, subito dopo la mia partenza improvvisata non mi ha rivolto la parola per giorni, non ha gradito nemmeno il passaggio che mi ha offerto Francesco in aeroporto, ma si è risolto tutto con un bellissimo "ma torni, vero?" che mi ha scaldato il cuore.

Tornerò, sicuramente, sto riempiendo le mie riserve di amore sincero, tra l'affetto di mia sorella, la bellezza degli sguardi che si scambiano in ogni momento lei e Federico, le risate che quasi avevo dimenticato in loro compagnia ora mi sento diversa, pronta.

Sono pronta a tornare a casa, alla mia vita prima di incontrare Cesare, di conoscere Francesco. Sono pronta a scoprire Francesco, a non privarmi niente.

Scalcio via la coperta e mi tiro su, stamattina mi sento di buon umore.

"Buongiorno, dormigliona" mi sussurra mia sorella coprendo il microfono del suo cellulare a cui sta sempre incollata, le bacio una guancia e mi dirigo verso la caffettiera che le ho regalato. Apro la chat di Nelson e faccio partire una nota vocale "buongiorno Nelsino, come stai? Io sto molto bene, e a breve tornerò a casa" invio. Mi avvicino a mia sorella che ora è fissa al computer e le chiedo se ha voglia di una pausa caffè, annuisce e preparo la sua tazza. "E' arrivato il momento di tornare" le dico aspettando una qualsiasi reazione che alla fine è la sua mano che stringe la mia "sei sicura?" mi chiede con il suo fare premuroso, lo stesso che ha avuto nelle scorse settimane, "sono sicura, ho voglia di tornare a casa" metto giù la tazzina e la guardo, mi chiede di fermarmi qualche altro giorno.

17 Agosto

I vestiti ammassati sulla sedia, altri sul pavimento, una scarpa che non troverà la sua metà per molto tempo giace sul tappeto della camera, la valigia ancora semivuota che non vede l'ora di essere riempita. Mi fermo dal mio fare e prendere mille cose tutte insieme e lasciarle lì incomplete prima che mi venga un esaurimento. Cerco di fare un briciolo di ordine mentale su come si fa una valigia, le mie cose da riportare via e qualcosina di nuovo che deve entrare a tutti i costi.

Mi viene in mente la bellissima gonna a fiori che mi ha costretto a comprare Grace ma di cui, con il tempo, mi sono innamorata. Sotto la pila di vestiti sul pavimento non si vede, nemmeno tra la montagna sulla sedia "dove sei, dove sei, dove sei?" dico ad alta voce, attirando l'attenzione di mia sorella, "la tua testa? non lo so, mi dispiace" mi strizza l'occhio poco prima di beccarsi una canotta bianca in faccia, "sei sicura di voler tornare a casa?" mi chiede mentre inizia a piegare i primi vestiti che si trova per mano.

"Si, sono sicura!" cerco di rassicurarla con un sorriso, nascondendo quel briciolo di paura che naturalmente sento. "Sei pronta a rivederlo?" non lo nomina mai, non ha mai usato il suo nome in tutto questo tempo "rivedere Cesare? credo di si" mi fermo a guardarla "ho sentito davvero un legame con lui, da subito, da quando ho incrociato i suoi occhi per la prima volta, è impossibile da spiegare, come se solo con uno sguardo ho trovato quel pezzo mancante" riesco a dire queste parole sorridendo, mi porto con me il ricordo di quella breve e bella sensazione, di quei pochi giorni in cui mi ha fatto sentire qualcosa di mai provato prima "se non è andata io non posso farci molto" tiro su le spalle e torno a guardare i vestiti che devono entrare in una valigia fin troppo piccola.

"Viene a prenderti qualcuno?" mi chiede Federico mentre chiude il bagagliaio dell'auto "devo chiamare un amico" mi avvicino a lui e poggio il gomito sulla sua spalla "è stato bello averti qui" mi dice "ti mancherò, Chicchino?" lo prendo in giro, mi mancherà anche lui "andiamo, stronzetta, domani mattina abbiamo la sveglia presto per colpa tua" mi scompiglia i capelli, con il tempo ha assunto questi comportamenti da fratello maggiore. "Vai, faccio una telefonata" vado a sedermi sul piccolo muretto nel piccolo giardino e mi prendo un po' di tempo per alzare la testa e guardare all'insù.

Due squilli e di Nelson ancora non si hanno notizie, lui che ha il telefono sempre in mano. Nel momento in cui allontano il telefono per buttare giù sento la sua voce "pronto? pronto?" e qualcosa non va.

"Nelson?" sento delle voci in lontananza "oddio, eri impegnato?" chiedo mortificata "no, Ami, no no, dimmi" sussurra e ancora qualcosa non va "perchè sussurri?" chiedo anche io sussurrando, "non sto sussurrando" mi dice alzando leggermente il tono di voce. La lampadina si accende e la situazione ora è chiara "Cesare è lì" dico e sento solo che si schiarisce la voce. "Va tutto bene, Nelson, sarò breve, io arrivo domani alle 12, vieni, vero?" chiedo calma. "Certo, ci vediamo domani Ami" dice con un tono di voce normale e sento una parola spezzata e il suono della telefonata interrotta. Non voleva farsi sentire da Cesare?

"Ami?" Federico si avvicina a voce bassa, "ma che avete tutti che sussurrate stasera?" chiedo forse un po' troppo brusca. Federico mi guarda confuso "Grace ha iniziato a piangere, è tutta per te" mi dice e cerca invano di trattenere una risata e alla fine scoppiamo insieme. "Andiamo a piangere" dico e lo prendo sottobraccio.





No, non mi sono dimenticata di questa storia.

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