Secondo la leggenda, stanotte una fanciulla verrà essere inghiottita dal bosco. Ecco perché mi sto addentrando tra gli alberi, verso il fitto della boscaglia, sola, cercando di fare meno rumore possibile. Sono partita munita di una pistola, dato che una giovane ragazza può essere aggredita in qualsiasi momento. Questi alberi, possono fornire una valida copertura sia a me che a qualche malintenzionato.
Le foglie scricchiolano ad ogni mio passo, gli uccellini cantano e un vento leggero mi accompagna nella camminata.
La stanchezza si fa sentire e il mio stomaco reclama le mie attenzioni, così mi siedo ai piedi di un albero ed estraggo dallo zainetto il cibo e l’acqua. Bevo una generosa sorsata per poi dedicarmi al sandwich.
Mangio velocemente, ansiosa di rimettermi in cammino, quando sento un rumore vicino a dove mi trovo. Uno scricchiolio, poi un altro e prima che possa capire cos’è, mi ritrovo con le braccia bloccate dietro la schiena.
«Ferma» ringhia una voce alle mie spalle.
«Che bell'agnellino abbiamo qui» esclama un’altra voce, divertita. Un uomo spunta da dietro un albero, scrollando il capo. È nudo, il corpo è statutario e ricoperto da una leggera peluria.
«Che volete da me?» chiedo cercando invano di liberare le braccia.
«Ferma, ti ho detto. Sto parlando nella tua lingua, non la capisci?» ringhia nuovamente l'uomo, strattonandomi.
È chiaro che non riesco a liberarmi dalla sua morsa, penso sconfitta. La mia momentanea resa, sembra divertirlo. «Oh, agnellino… non dai retta alle storie che raccontano giù in paese? Non mi dire che sei venuta di tua spontanea volontà nella tana del lupo» mi deride. «Aknà, portiamola dall'alfa» ordina all'uomo che mi ha imprigionato, che mi lega i polsi tra loro, e poi mi strattona in avanti.
«Ehi, ma che modi sono! Dove mi portate? Cosa volete da me?» chiedo a raffica, presa dal panico. Sta accadendo tutto troppo in fretta. Sono stata una stupida, la mia pistola è irraggiungibile con i polsi legati. Mi hanno preso alla sprovvista quando ho abbassato le difese. Chi sono questi uomini? Il loro aspetto rude e brutale mette in secondo piano il fatto che siano nudi e magnifici. Mi stavano seguendo o gli sono finita davvero tra i piedi per pura sfortuna?
Con troppe domande nella testa, finisco per inciampare quasi ad ogni passo. «Rallentate per favore, non ce la faccio» mi lamento ormai allo stremo delle forze. Stiamo camminando già da un po', senza bere né fermarci a riposare. Cerco il sole per orientarmi e lo vedo che sta per nascondersi al di là delle montagne. È quasi sera e comincio a tremare all’idea di cosa mi aspetta.
«Zitta e cammina» ribatte Aknà con tono brusco, strattonando la corda. Mi sbilancia e cado a terra sbattendo la fronte su una radice, provocandomi un taglio che brucia come fuoco. I due non si fermano, trascinandomi per tirarmi di nuovo in piedi. La spalla che graffia il suolo, mi fa quasi urlare di dolore.
«Siete delle bestie!» inveisco contro di loro.
L'uomo di cui ignoro il nome si volta verso di me e, posando una mano sul braccio dell’altro, lo ferma. Aknà sbuffa infastidito, mentre l’altro si avvicina e mi aiuta a rimettermi in piedi.
«Grazie» sussurro, in modo che mi senta solo lui.
«Aspetta a ringraziarmi» replica con un ghigno che scopre per un istante una fila di denti bianchissimi, togliendo una foglia impigliata tra i miei capelli. Dura un momento, poi l’espressione truce torna padrona del suo volto.
«Muoviamoci Koraj, non abbiamo tempo da perdere dietro alla ragazzina» lo riprende Aknà, dandomi una spinta sulla schiena che rischia di farmi cadere di nuovo.
Ormai ho smarrito la strada, senza la luce solare non ho punti di riferimento, mentre i miei carcerieri sembrano non avere problemi a vedere nel buio fitto del bosco e il terrore che ho represso finora, esplode dentro di me, facendomi tremare da capo a piedi. Dove mi stanno portando? Cosa mi aspetterà all’arrivo?