capitolo 16

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Purtroppo Niall si era sbagliato. Harry non dormì. I giorni che passò, fermo a letto, furono tormentati e faticosi. Infatti, si svegliava diverse volte al giorno, lamentandosi e delirando. La febbre non diminuiva e non saliva, ma Harry era costantemente scosso da brividi di freddo mentre la sua fronte era imperlata di sudore.

Louis c'era, ovviamente. C'era sempre. Era lì in ogni momento in cui Harry apriva gli occhi e iniziava a rigirarsi nel letto, tenendosi il fianco con le mani per cercare di placare il dolore e mordendo il cuscino per trattenere i gemiti sofferti. Piangeva, non poteva evitarlo. Aveva gli occhi gonfi per tutte le lacrime versate e le ciglia sempre umide. Ma Louis c'era, e appena Harry prendeva coscienza, si stendeva di fianco a lui e lo stringeva forte, come se cercasse di tenere insieme tutti i suoi pezzi, anche se anche lui avrebbe avuto bisogno di qualcuno a cui aggrapparsi.

Zayn era sempre disponibile ad ascoltarlo nei pochi momenti in cui Louis si concedeva un attimo di riposo dal vegliare su Harry. Il capitano si accasciava col volto sulle sue gambe e si lasciava scuotere dai singhiozzi. A volte stringeva forte nel pugno la pelle di Zayn, ma lui non si lamentava. Sapeva che Louis aveva bisogno di una valvola di sfogo e voleva stargli accanto. Voleva che il castano si lasciasse andare completamente con lui, così che con Harry sarebbe stato solido e pronto a sorreggerlo nel momento del bisogno. 

Di notte, per non perdersi neanche un respiro del riccio, Louis gli dormiva accanto, con un braccio attorno alle sue spalle e un altro avvolto sulla sua schiena. Harry lo stringeva a sua volta, ma Louis aveva paura che non fosse perchè lo aveva riconosciuto, ma perchè avesse bisogno di qualcosa a cui tenersi stretto e lui, in quel momento, gli fungeva da àncora. Ma la verità era che era Harry l'àncora di Louis. Lo era sempre stata.

Il capitano, adesso, era nella stanza del suo ragazzo con un piatto di pesce in mano, e mangiava lentamente mentre lo osservava. Controllava ogni movimento del suo petto, per essere sicuro che non gli accelerasse il respiro improvvisamente. Controllava l'espressione sul suo viso, accertandosi che fosse rilassata. Controllava anche le sue mani, per assicurarsi che non stesse stringendo le lenzuola tra i pugni, segno che stava provando più dolore del normale. Solitamente, questi attacchi di dolore improvvisi duravano massimo dieci minuti, perciò Louis sapeva in che modo comportarsi e quando fosse il caso di lasciare Harry a sfogare il dolore da solo, oppure invece quando dovesse fargli sentire la propria presenza. 

All'improvviso, lo stomaco di Harry ebbe una contrazione. Louis si alzò di scatto e gli si avvicinò lentamente, per valutare cosa fare. Il riccio aprì gli occhi, mordendosi le labbra e iniziando a singhiozzare. Afferrò il cuscino da dietro la sua testa e se lo strinse al petto, tuffandoci sopra la testa e tremando lievemente. Louis si sedette sul letto, vicino a lui, e gli sfilò piano il cuscino dalle braccia, infilandosi tra esse al suo posto. Baciò diverse volte la testa di Harry, mentre questo gli stringeva la camicia tra le mani e respirava convulsamente nell'incavo del suo collo.

"Lou..." sussurrò con voce tremante Harry, rafforzando la presa sulla schiena del capitano. Il capitano spalancò gli occhi. Era la prima volta che il riccio dava segno di riconoscerlo. Gli occhi gli si riempirono di lacrime.

"Harry, mi senti?" mormorò Louis, chiudendo gli occhi per trattenere le lacrime.

"Lou, tienimi. Ti prego."

"Non ti lascio," prese un respiro profondo, "Non ti lascio..."

"Voglio..." sussurrò dopo pochi secondi il riccio.

"Dimmi, amore..."

"Voglio le stelle. Dalla stanza non si vedono. Portami a vederle, per favore."

"Oh, Haz. Ma tu ce le hai le stelle...Sono nei tuoi occhi."

But you got stars, they're in your eyes - L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora