1. Bestie pericolose

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Stare di guardia non le piaceva, uccidere non le piaceva.

Le sorelle avevano mandato lei in avanscoperta, ma Cinque era irrequieta. Madre si era spinta davvero troppo a est per generare il bozzolo di Ventitré e Cinque era costretta a starsene ogni giorno appollaiata sui rami bassi di uno degli alberi che costeggiavano il sentiero percorso dagli uomini per attraversare la foresta. Se qualcuno si addentrava nel loro territorio, lei doveva saltare da un albero all'altro senza farsi scoprire, raggiungere le sorelle e con loro preparare l'agguato: nessun estraneo doveva avvicinarsi a Ventitré.

La sorella più piccola si stava formando ormai da quattro mesi e l'autunno cominciava a impossessarsi della foresta, ingiallendo le prime foglie e incupendo l'ambiente. Cinque, però, era perfetta per gli appostamenti: la carnagione verdastra si mimetizzava tra gli aghi di pino, i lunghi capelli erano dello stesso colore della corteccia e il corpo snello poteva restare per ore nelle posizioni più assurde, in comunione con la natura.

Ogni giorno andava a proteggere il confine assieme a Uno, a Otto e a Tredici poiché loro erano le migliori nel richiedere alla foresta di muoversi in modo offensivo. La maggior parte delle sue sorelle passava il tempo a dialogare con gli animali, a raccogliere le erbe giuste per il sostentamento e ad aiutare la vita a crescere. Non loro quattro, però. Cinque, in special modo, era diversa dalle altre: le ventidue sorelle si assomigliavano moltissimo, cambiando giusto qualche dettaglio a seconda di quale albero era stato scelto da Madre per generarle, e tutte avevano il medesimo colore giallo resina nell'interezza del bulbo oculare, a parte Cinque. Gli occhi della quinta figlia, infatti, erano rossi.

Madre non aveva mai spiegato a nessuno il perché di quella caratteristica, né lei era stata trattata in modo diverso: era nata così e così sarebbe rimasta. Non era stata una sorpresa, però, quando Cinque aveva dimostrato di essere la più abile a malleare la natura a suo piacimento e aveva soppiantato persino Uno nel compito di difesa delle altre. I primi anni si era sentita speciale, ma tutto era cambiato quando aveva dovuto uccidere un uomo per la prima volta.

Era stato orribile e ancora rivedeva nei sogni quel corpo martoriato dai rami appuntiti, il sangue rosso a sporcare la terra. Si era sentita in colpa per aver spezzato una vita mortale, ma Madre era stata contenta: gli uomini erano cattivi, pericolosi, e non volevano altro se non tagliare i loro alberi, distruggere la foresta, bruciare il mondo con le loro fiamme terribili.

Sempre più spesso Cinque aveva dovuto uccidere, perché il rito annuale per la nascita di una nuova sorella portava Madre a spingersi a est, verso quel terribile sentiero.

Stando sugli alberi di confine, la quinta figlia aveva osservato che gli uomini erano di tanti colori, taglie e forme diverse e c'erano anche uomini che assomigliavano molto a Madre e a loro; aveva poi scoperto che quegli uomini si chiamavano donne. Per fortuna, Cinque non aveva mai dovuto uccidere una donna; in qualche modo sentiva che sarebbe stato ancora più doloroso.

Il nitrito di un cavallo in lontananza la riportò alla realtà e lei acuì i sensi, appiattendosi contro al tronco del suo riparo per risultare invisibile da sotto. Gli equini erano sinonimo di uomini: la maggior parte delle volte trasportavano pacchi o grossissime scatole su ruote con dentro altri uomini e Cinque sapeva che erano pericolosi solo quelli che avevano le asce. I boscaioli, così li chiamava Madre: i boscaioli dovevano morire tutti.

Cinque attese che il gruppo si avvicinasse e presto udì le loro voci, inframmezzate dal suono degli zoccoli degli animali. Erano in sei, non sembravano avere fretta ed erano diversi da quelli che passavano di solito lungo il sentiero, poiché erano ricoperti dalla testa ai piedi di un metallo così lucido che rifletteva i raggi del sole tra le fronde, infastidendo la vista. Persino le loro teste avevano uno strano copricapo di metallo e non avevano asce, ma spade appese in vita da cinture di cuoio.

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