Nevernight: cassius

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Ero sul mio amatissimo letto, con allacciata distrattamente in vita la solita vestaglia blu. Con davanti l'ennesimo libro preso dall'Ateneo, quella storia mi stava piacendo talmente tanto che stavo trascrivendo le frasi che più mi avevano colpito.

Poi bussarono alla porta, leggeri ma decisi. Mi spuntò un sorriso spontaneo sul volto, mi passai una mano sul volto e spostati il libro sul tavolo. Non mi curai di sistemare la vestaglia, sapevo già chi c'era oltre quel legno massiccio. Mi alzai solamente e aprii la porta, lo trovai dinnanzi a me. Perfetto e immacolato nel suo solito nero dei vestiti di pelle, neri come i suoi occhi profondi, neri come i suoi meravigliosi capelli lunghi.
Non smisi di sorridere nemmeno un istante, lo afferrai per il bavero della giacca e lo tirai a me posando le mie labbra sulle sue. Le sue labbra con quell'inconfondibile sapore di miele e sangue. Le sue dannate labbra rosee e morbide mi facevano perdere la testa ogni volta.
Mi afferrò per la vita, deciso e perfetto come sempre, fece un passo, poi un altro senza mai staccare le nostre labbra, chiuse la porta con un calcio per tenere fuori occhi indesiderati, fece un passo, poi un altro. Ci buttammo sul letto.
Ormai la sua giacca era volata sul pavimento, la seguirono gli stivali e i pantaloni. Rimase solo con la camicia addosso e solo la madre sa quanto avrei voluto vederlo vestito solo di quello per il resto dei miei fottuti giorni. Si sbottonò lentamente ogni singolo impedimento che divideva le nostre bollenti pelli. Pochi secondi ancora poi fummo, ancora una volta, nudi come la madre ci aveva fatto e insieme come sarebbe dovuto essere per sempre. E poi fu dentro e fuori, un'infinità di volte, sempre più velocemente, fino a che i miei gemiti non furono a tempo con le sue dannatissime e precisissime spinte. Ogni volta colpiva sempre più in profondità. Andammo avanti così per un eternità poi finalmente un certo calore famigliare si insinuò nel mio stomaco, scendendo sempre più in basso. Lo sentivo ansimare sopra di me, venimmo all'unisono. Ci accasciammo di lato e mentre riprendevo fiato ricominciò. Quella notte bestemmiai la madre fin troppe volte-

Facemmo l'amore come mai in vita nostra, fu mistico, leggero, dolce e immensamente carico di sentimento. Probabilmente mi sentirono urlare fin dalla sala degli oratori, non mi importò. Per quella notte esistemmo solo noi, come una bolla di sapone dei bambini, che ha quei suoi attimi di perfezione e fulgore e poi tutto finisce, come nel nostro caso, esplodendo.

Quella notte finimmo dopo la prima campana del presto mattino, ci addormentammo insieme pelle contro pelle. Respiro contro respiro come fosse uno solo. Avevo la sua testa posata sul cuore, gli accarezzavo i capelli mentre dormiva, quei meravigliosi capelli d'ebano che si scontravano con la sua pelle d'alabastro. Sorrisi socchiudendo gli occhi bicolore e beandomi del calore del suo corpo e sperando in un futuro.

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