2.

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Proprio mentre stavo per addentare il mio panino, un suono forte e fastidioso attirò la mia attenzione, era il mio telefono. Lo afferrai da dentro la tasca della giacca e risposi.
< Mamma?! >
< Dove sei? > mi domandò lei con tono arrabbiato.
< Mi sono fermato a mangiare un panino con degli amici che ho incontrato al corso di specializzazione in medicina-> risposi entusiasta del fatto che finalmente avevo trovato degli amici, se così si può dire visto che ci conosciamo da meno di un giorno, ma come sempre mia madre deve rovinare tutto infrangendo tutti i miei sogni, compreso il mio sorriso.
< Torna a casa...ne dobbiamo parlare prima! > mi ordinò, come se fosse illegale uscire con altre persone oltre alla famiglia.
< Perché? Cosa c'è di male nell'uscire con gli amici-> le urlai. Ma venni interrotto dalle urla superiori della donna, sempre se si può definire umana, dall'altra parte del telefono.
< Te l'ho già detto mille volte! Ti devi impegnare nello studio de vuoi avere un bel lavoro!...io ti sto soltanto aiutando a scegliere la strada giusta, é questo il lavoro di una madre! Quindi: amicizie, fidanzate, feste, uscite serali e pomeridiane, ecc.. sono solo distrazioni e perdite di tempo! Ora torna subito a casa! > mi spiegò per l'ennesima volta, e subito dopo chiuse la chiamata lasciandomi spiazzato.

< Scusate ragazzi ma devo andare...> dissi amareggiato afferrando la mia borsa dove dentro avevo il necessario per il tirocinio.
< Perché? > domandò la ragazza dai capelli rosa pastello.
< Mia madre pensa che le amicizie siano una perdita di tempo e che il mio unico scopo nella vita sia studiare per fare il lavoro che vuole lei...ci vediamo domani! Grazie di tutto! > ringraziai, sapendo già che mia madre non mi avrebbe mai permesso di uscire nuovamente con loro, e mi alzai.
< ASPETTA! > urlò il ragazzo dai capelli celesti, alzandosi di colpo. < Prendi questo! Sono i nostri numeri così anche se tua madre non ti permetterà di vederci ci potremmo almeno sentire! > affermò posandomi un fogliettino spiegazzato in quattro.
< Perché lo stai facendo? > domandai non capendo nulla, mi sentivo un pesce fuor d'acqua.
< Perchè no?!...Siamo sempre stati un trio è ora di diventare una squadra! Che ne dici ti va? > domandò con un sorriso.
< Va bene! > affermai per poi andarmene definitivamente, lasciando i soldi del panino sul tavolo dove ci eravamo accomodati.
Che bella sensazione! Una squadra!

Circa una mezz'oretta dopo ed ero davanti alla porta di casa mia, presi un respiro profondo, immaginandomi le peggio cose che mi avrebbe detto mia madre, ed entrai togliendomi sia scarpe che giubbotto.
< Ben tornato...hai già mangiato vero? > mi domandò sentendomi entrare in casa. Che udito, peggio di uno stolker.
< Si esatto, ho già mangiato...> dissi iniziando a dirigermi verso al piano di sopra, dov'era situata la mia camera.
< Che hai mangiato? > domandò dal fondo delle scale con le mani sui fianchi. Quella è la sua posa da Sherlock, da quella posa inizia con l'interrogatorio.
< Panino con prosciutto cotto, formaggio e insalata > risposi alla sua domanda dicendo una mezza verità visto che per colpa sua non avevo nemmeno fatto in tempo ad addentare il panino, evitando completamente il suo sguardo.
< Ok, sul cibo ci siamo! Sai che voglio che segui determinate diete?!> affermò lei.
< Si mamma lo so bene > risposi infastidito. Non posso mai mangiare ciò che mi va veramente perché lei ha le fisse.
< È con chi sei andato a mangiare questo panino? > continuò con l'interrogatorio.
< Con due ragazzi è una ragazza che fanno parte del mio gruppo di specializzazione > spiegai con dettagli per farla stare tranquilla, ma sapevo già che non sarebbe servito a nulla.
< Vedi di non farti mettere i piedi in testa da quei novellini del primo anno! CHIARO?! > domandò minacciosa.
< Si...tanto non posso più vederli perché per te le amicizie sono solo delle distrazioni! > ripetei le sue parole per farle notare che era una madre orribile.
< Quanto dura la specializzazione? > domandò non ricordandosi la durata del tirocinio, credo.
< Dura sei mesi non ricordi? Ne ho fatti quattro in quattro anni di università! > specificai, facendole notare quanto è pesante questa situazione.
< Puoi uscire con i tuoi "amici" una volta a settimana...MA solo in questi sei mesi di tirocinio! Poi, dopo non se ne parala più CAPITO?!> mi concesse questo onore di avere degli amici oltre ai miei cuscini.
< Va bene! > gli risposi felice della cosa, anche se lei mi ha dato solo sei mesi per stare con loro, io non ho intenzione di perderli.

Mi chiusi in camera e mi buttai sul letto, e per la prima volta in tutta la mia vita ero felice, accennai un piccolissimo sorriso, quasi invisibile. Tra un po' non mi ricordavo nemmeno più come si sorrideva.
Chiusi gli occhi e mi addormentai, sfuggendo nell'unico luogo dove mia madre non poteva venire a distruggermi.

Quel rumore assordante, che mi penetra nelle orecchie ogni mattina, che mi riporta alla realtà, che interrompe i miei sogni proprio sul più bello.
Spensi quella maledetta sveglia e rimasi un paio di minuti a fissare il nulla.
Appena i miei occhi si abituarono alla leggerissima luce che penetrava dai minuscoli buchi della persiana nella stanza, mi alzai, aprii il mio orgoglio, il mio immenso armadio e decisi quali vestiti avrei indossato quel giorno.
Presi una semplice camicetta a scacchi bianchi e neri, un jeans nero largo. Infilai la camicetta per metà dentro al jeans e per metà restò fuori per dare quell'effetto scompigliato ma alla moda. Come accessori aggiunsi un cappello da pescatore nero, ovviamente lo avrei indossato prima di uscire.
Andai in bagno, mi lavai faccia e denti, e come ultima cosa, mi sistemai il ciuffo di capelli viola che mi ritrovavo.
A quel punto ero pronto per andare al secondo giorno di tirocinio, indossai delle Nike bianche alte, che stavano benissimo con i jeans larghi,  presi la borsa con dentro il camice e il pranzo ed uscii di casa chiudendomi la porta alla spalle, infilandomi le chiavi in tasca.

Arrivai in ospedale, mi diressi nello spogliatoio e...
< Buongiorno! > urlarono in coro i tre amici.
< Buongiorno! > risposi a mia volta con un piccolo accenno di un sorriso.
< Allora sorridi anche tu?! > dissi Alex puntandomi un dito contro, facendomi notare il mio inaspettato sorriso.
< Oh- ehm- a quanto pare- > cercai di dire imbarazzato.
< Idiota è umano pure lui! Come tutti sorride! > sgridò l'amico il "topo".
< hai ragione! Ma Stre è speciale! > cerco di giustificarsi.
Io in tutto ciò, mi stavo cambiando indossando il camice che ci avevano dato. Ma ascoltando le loro parole mi sentivo come: felice, ma imbarazzato, sorpreso, ma spaventato. Non sapevo più che emozione esprimere, ne avevo troppe in quel momento.

< Ei ragazzi! Vi sono mancato?! Non credo! Iniziamo il giro su forza! > entrò euforico il dottore James, essendo il capo degli specializzandi, cioè noi, dovevamo starci insieme tutti i giorni della specializzazione. Oltretutto si rispose da solo alla sua stessa domanda, che fastidio. Se devo essere sincero non mi è mancato affatto questo qui.
E subito dopo quella risposta così ironica iniziò a camminare verso le stanze che avremmo dovuto visitare oggi, e noi fummo costretti a corrergli dietro per non perderlo nei numerosi corridoi dell'ospedale.

~ continua...

SPAZIO AUTRICE

EI amici come state?
spero bene :)

Eccomi qua con un nuovo capitolo siete felici?
Immagino di sì :)

Allora...ho valutato i miei impegni e dovrei riuscire a pubblicare un capitolo alla settimana (in teoria).
Ma come ben sapete non posso promettervi nulla perché con la scuola sapete bene com'è :/

Comunque...
SE TROVATE ERRORI È COLPA DI ALFREDO
Ciauuu💜❤️

Insegnami ad amare...💜❤️ [StreCico]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora