Capitolo 13- Prime soddisfazioni e caffè alla cannella

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"Pertanto secondo la legge 54, paragrafo due" precisai. "Il mio cliente ha diritto a degli incontri con i suoi figli" dichiarai soddisfatta. Brown sbatté una mano sulla scrivania, sapeva che non poteva controbattere.

Il giudice si alzò in piedi, era un buono segno, un ottimo segno. Negli occhi di Matt potevo leggere uno scintillio di speranza, e quello mi dava la forza per finire il processo.

"Ho ascoltato le due parti, e fisso la sentenza a domani, nel mio ufficio" Parlò con tono forte, alzandosi ed uscendo dall'aula.

"Questo cosa significa signorina Hall?" Chiese il mio cliente preoccupato, gli sorrisi soddisfatta.

"Domani ci darà la sua opinione, ma penso di averlo convinto Matt" il suo volto si illuminò. "Non hanno niente per non farle vedere i suoi figli.."

"V-vuole dire che rivedrò i miei f-figli?" Balbettò felice, annuii.

"Sì, ovviamente con tutte le limitazioni opportune..." precisai, era comunque giusto che fossero prese delle precauzioni. Bisognava tutelare anche la salute e l'incolumità dei bambini.

"Megan" mi voltai velocemente, ritrovandomi davanti ad Harry che aveva un'espressione felice. "Sei stata grande, niente male per una pivella come te" ridacchiò, alzai gli occhi al cielo, ero sorpresa che si stesse complimentando con me.

Raccolsi gli ultimi documenti e, dopo averli sistemati dentro la mia borsa ed aver salutato il signor Simon, mi allontanai seguendo il riccio.

"Ammetto che a metà processo ho avuto realmente paura di non farcela..." uscimmo dall'aula passando oltre alcune persone che parlavano di ciò che era appena successo.

"Hai usato il metodo giusto con Grayson, lo hai convinto parlando con il cuore, hai lasciato Brown spiazzato, se lo meritava quel viscido" ridacchiò sistemandosi i capelli dietro la fronte.

Scendemmo le scale arrivando nell'atrio dell'edificio in cui si trovava il tribunale. Harry mi aprì gentilmente la porta, in alcuni momenti si dimostrava davvero un gentiluomo. Il nostro ufficio si trovava ad appena cinque minuti in taxi, e una decina a piedi.

"Devo tornare a lavorare subito, vieni con me?" Mi chiese avvicinandosi al ciglio della strada alzando un braccio per chiamare un taxi.

"Farò una passeggiata, ho un'ora di pausa" risposi, sistemando la mia pesante borsa da lavoro sulla spalla.

"Come vuoi tu" fece spallucce. "Ci vediamo pivella" mi salutò, chiudendo velocemente la portiera dell'automobile nera. I taxi inglesi erano sicuramente più graziosi di quelli gialli ed anonimi di New York.

"Avresti dovuto dirgli subito della legge 54, avresti lasciato Brown subito senza parole per controbattere..." una voce alle mie spalle mi fece sussultare, possibile che Niall non si potesse mai annunciare con un saluto?

"Avrebbe reso il tutto più noioso, meno entusiasmante" ghignai, lui studiò il mio sguardo prima di ridacchiare.

"Come tuo primo processo te la sei davvero cavata, non vedo l'ora di vederti ancora all'opera..." Mi fece l'occhiolino iniziando a camminare nella direzione del suo ufficio.

L'aria autunnale profumava di foglie secche e caffè, proprio perché in questo periodo sono molte le bancarelle, agli ingressi dei parchi, dove sono vendute bevande calde. Lo segui accelerando il passo fino a trovarmi al suo fianco.

Voltai lo sguardo verso di lui, sembrava rilassato, un lieve sorriso appariva sulle sue labbra chiare e il suo respiro era calmo e regolare.

"Qual'è stato il tuo primo processo?" Domandai, mi morsi subito la lingua, gli avevo appena dato del tu involontariamente.

Mi guardò per un istante quasi indeciso poi fece un piccolo sorriso, senza mostrare i denti. "Contro tuo padre, difendevo la madre di Samantha Price, accusata di omicidio..."

"Oh sì" chinai il capo, mi sentivo una stupida. Lo avevano affiancato ad un altro avvocato, affidandogli un caso molto importante, e sapevo che quella era stata l'unica volta in cui non aveva vinto.

"L'ho perso, ma mi sono ripromesso che sarebbe stata l'ultima volta" chiarì con voce roca. "Tu hai inaugurato la tua carriera con un successo, è notevole" aggiunse soprappensiero.

Arrossii all'istante, se Niall Horan pensava realmente quello, allora avevo davvero fatto un buon lavoro.

"Quando avrai la cerimonia della laurea?" Domandò poi velocemente, non capivo se fosse realmente interessato oppure non volesse far calare un silenzio imbarazzante.

"Fra due settimane" risposi, due settimane dio...

"E di cosa ti occupi nella tesi?"

"Diritto di minori, è l'ambito che preferisco" gli comunicai con un sorriso soddisfatto. Annuì osservando qualcosa davanti a sé, per un attimo sembrò voler parlare ma si interruppe subito.

"Ti va un caffè?" Indicò, con un cenno del capo, uno stand dall'altra parte della strada.

"Va bene" acconsentii attraversando la strada al suo fianco.

The lawyer [n.h.] (#Wattys2015)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora