Capitolo 20

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Qualche giorno dopo decidemmo di partire per Asgard, dove avremmo passato le vacanze natalizie. Ero emozionata ed entusiasta della novità, per questo avevo preparato le valigie minuziosamente, nonostante Loki diceva che tutto ciò che mi stavo portando sarebbe stato inutile. Avevo anche comprato un regalo per Frigga, uno per Thor, e forzatamente anche uno per Odino. Alla dea avrei donato una collana di perle accompagnata ad orecchini dello stesso genere, Thor avrebbe ricevuto un profumo e un set per la barba, invece ad Odino avrei regalato una copia del libro che avevo scritto anni prima. 

Il ponte del Bifrost ci aveva appena scaricato su Asgard. Mi aggrappai a Loki non appena ritrovai la terra sotto i piedi e repressi un conato di vomito. Era stata un'esperienza terrificante, sembrava quasi di essere stata vomitata da un unicorno che aveva fatto indigestione.

-Benvenuta.

Esordì una voce profonda senza preavviso facendomi spaventare ulteriormente. Alzai il viso e trattenni il mio imbarazzo di stomaco. Loki posò una mano sulla mia schiena. Il Guardiano di cui avevo letto nei libri era lì, a pochi metri di distanza, con una spada più alta di me davanti al petto, posava le mani una sopra l'altra sull'elsa. Heimdall era enorme, imponente nella sua armatura d'oro; l'elmo sul suo capo si biforcava in corna massicce come quelle di un toro. Mi sentivo intimorita davanti a lui, estremamente effimera e insignificante: anche lui era un dio, probabilmente la massima espressione di quella parola. Gli occhi scintillavano di un arancione intenso, la scura pelle dell'uomo pareva ebano lucido e puro, le labbra carnose incorniciate dalla barba nera. Sollevai debolmente una mano mentre combattevo contro il mio malessere e il mio disagio.

-Buona, Heimdall, i nostri cavalli sono giunti?

Domandò Loki dandosi un tono. La sua voce risuonò tra le mura di bronzo dorato.

-Prova ad uscire e lo scoprirai da te.

Gli rispose il Guardiano. Il petto di Loki iniziò ad alzarsi e abbassarsi con frenesia.

-Perché uno stivale dovrebbe ascoltare lo stridio di una spaventata formica?

Domandò ad alta voce. Heimdall rimase impassibile. Loki sorrise e mi prese per mano.

-Andiamo.

Uscimmo. Mi trovai di fronte ad un'immagine meravigliosa: un ponte di vetro policromatico lunghissimo, il quale solcava un mare calmo e azzurro come il cielo. In fondo, alla fine del ponte, sorgeva la città, e tra i palazzi alti, le cascate idilliache, ed enormi statue che riuscivo ad intravedere grazie al sole che rifletteva sulla loro superficie, svettava il castello reale, probabilmente in oro, simile alle canne di un enorme organo. Tirai fuori il telefono e iniziai a scattare foto di tutto ciò che mi si parava davanti agli occhi meravigliati.

-Sai che qui internet non esiste?

Mi domandò. Lo guardai.

-Perché diavolo non me lo hai detto prima?

Rise.

-Ti farà bene stare senza cellulare. Puoi fare foto, se vuoi.

-Ah, sei un boomer.

Mi incamminai.

-Boomer? Che vuol dire.

-È proprio ciò che direbbe un boomer. Hey, arrivano i nostri cavalli!

Indicai in lontananza. Loki mi attirò a sé ed io mi scontrai sul suo petto.

-Cosa significa quella parola, mh?

Guardai la sua bocca stretta e sorrisi.

-Che sei vecchio e non capisci i giovani...

Si inumidì un labbro e si chinò vicino al mio orecchio.

Yes, professor {Loki//student}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora