Capitolo 20

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UN MESE DOPO

-Mi aspettavo cose diverse dalla mia vita, magari finire gli studi e lavorare per un giornale. Si, mi sarebbe piaciuto tanto, anche un giornale poco conosciuto. L'importante per me era scrivere. Poter esprimermi con carta e penna, discutere delle cose che accadono a questo mondo. Mi aspettavo di andare a vivere lontana da Londra, dimenticarmi di questo posto e tornare da Lukas. Con lui, avrei fatto tutto. Mi sarei rifatta una vita da capo nuovamente magari, ma sarei rimasta in contatto con Niall e Fred. Loro sono... Molti importanti per me.-Le parole scivolavano dalle mie labbra come se fossero aria.

-Vuoi raccontarmi di come ti sei sentita quando ti hanno detto dell'intervento Shirly?-Il Signor Anderson, era un comune uomo sui 40 anni. Fumava sigarette costose e si vestiva in modo elegante. la sua cravatta quel giorno era nera, mentro l'abito blu scuro, parlava come una brava persona e lo sembrava anche. Era l'unico con cui potevo parlare.

Dopo il funerale di Harry, Niall venne sempre meno spesso a trovarmi, fino a non venire più. Non capivo che stesse succedendo, ero come chiusa in una bolla di vetro alla cui poteva accedere solo il mio psicologo. Non avevo rapporti con il mondo esterno e stavo sempre peggio.

Non avevo più fame e ero irritabile con gli altri, avevo il costante bisogno di scrivere per annotare quello che mi succedeva attorno. Dovevo avere la conferma di tutto quello.

Persone che mi passavano davanti e dietro durante l'ora del pranzo, si ammutolivano dai loro discorsi quando erano nei miei paraggi e velocizzavano il passo. Non sapevo perchè, ma comunque, non mi impegnavo nel cercare una risposta.

Ero diventata come una scatola vuota e rovinata con un buco nel mezzo.

-Avevo paura, tanta. Cercavo un modo di capire tutto quello che accadeva. Mia madre mi stava lasciando in un ospedale qualunque di Londra blaterando che se ne sarebbe andata a casa, dalla mia famiglia. Mi ha mentito per portarmi qua. Io credevo di essere pazza, malata, schizzofrenica. Sentivo delle voci nella mia testa. I ricordi passavano come dei film davanti ai miei occhi impedendomi di vedere quello che mi stava davanti. Il bip costante nella mia testa poi, era la cosa peggiore che notai dopo che mi spiegarono bene tutto. Ci misero tanto per dirmi quel tutto, non era facile nemmeno per Fred, dopo tutto, lui è il figlio di quello che ha rovinato la mia vita.- Incrociai le gambe sotto di me e guardai oltre le taparelle abbassate immaginandomi una pioggia leggera, battere contro il vetro un po' sporco di quella stanza. Non disse nulla, con lui potevo parlare anche per ore.

Abbassai lo sguardo sulle mie mani sospirando.

-Quando Fred mi ha portata nella villa, credevo che tutto sarebbe stato semplice e facile. Credevo di poter stare tranquilla e crearmi una vita là dentro. Abituarmi al mio cervello e a quello che faceva, invece, non ci sono riuscita. La mia camera era così bella, così nuova e pronta per essere vissuta. Avevo deciso di riempire una parete bianca con tute delle foto, ma non ci sono riuscita e non ci riuscirò. Perchè sono qua, e l'unico ricordo che mi rimane adesso è la C.O.S.- Le lacrime bagnavano il mio volto come ogni giorno, ormai non gli davo nemmeno tanto peso.

-Perchè Niall non viene più da me?- Domandai. Anderson abbassò il capo scuotendolo, sembrava insicuro sul da farsi e preoccupato per me.

-Stai riuscendo a superare il fatto di Harry?-

-Io non lo supererò mai, non posso. Lui mi ha dato un compito, c'era quella lettera lo sai benissimo. Lui è una parte integrante di me e so che quel diario mi porterà a salvarmi da questo. Lui mi ha affidato la sua vita, non posso superarlo.- Alzai il tono di voce.

-Stanno succedendo delle cose molto... pericolose- Si allungò sulla scrivania abbassando il tono della sua voce roca, incrociò le braccia e io fui subito in piedi con le mani calcate sul bordo della sua scrivania.

-Ci sono persone, un gruppo molto ampio, vogliono rubarci tutto. Vogliono rubarci voi, voi siete la salvezza Shirly. Tu e tutti quelli che hanno quella piccola modifica al vostro cervello siete il futuro di questo mondo. Siete delle persone destinate a morire che si sono salvate grazie alla nostra tecnologia.- Si passò le mani sul volto.

-Ma loro, vogliono usarlo come esercito. Vogliono distruggere una parte di questo mondo, vogliono dar fine all'America- Continuò.

-A cosa serviamo noi?- Chiesi col fiato sospeso.

-Voi siete la nuova generazione, voi darete vita ad una popolazione di umani più forti e che sopravviveranno a tutto- Rispose con affanno.

-Niall?- Chiesi con gli occhi lucidi.

-Ha deciso di prendere parte al gruppo di persone che stiamo organizzando per fermarli.- Il mio cuore si distrusse.

-Lo avete mandato a morire- Dissi scoppiando a piangere in un patetico singhiozzo.

-Shirly, lo ha fatto per salvarti- Non potevo lasciarlo andare, non senza di me.

-Devi farmi entrare in quel gruppo- Scosse la testa in sgeno di negazione.

-Voglio lottare anche io per questo, fammelo fare. Permettimi di uscire da questo mondo, starò meglio fuori che qua dentro. Fammelo fare per Harry, lui avrebbe preso parte, anche se non era come noi.-Urlai.

-Moriresti- Rispose anche lui usando tutta la sua voce.

-Preferisco morire la fuori che suicidarmi qui dentro! Preferisco stare accanto al ragazzo che amo piuttosto che stare con delle persone che hanno il timore di parlarmi, perchè mi avete etichettata come uno stato critico!- gli scaraventai letteralmente la scrivani addosso per la rabbia ma lui la bloccò con una sola mano.

-Non ne hai le capacità, non puoi uscire di qua-

-Cosa devo fare?! Dimmelo- Urlò con rabbia.

-Saresti in grado di uccidere una persona? Anche la persona più cara se servisse?- La sua voce torna calma, i suoi occhi sono puntati nei miei. Riesco perfettamente a percepire quello che pensa e si, io sarei capace di farlo.

-Si- Rispondo avvicinandomi a lui con fare minaccioso.

-Promettimi che non perderai la voce per delle allucinazioni- Disse come se avesse accettato.

-Non succederà io sono più forte di prima- Risposi sorridendo, ero felice, anche se non credo fosse la situazione più adatta per esserlo. ma sarei uscita da lì e avrei usato il mio "dono" per qualcosa di utile.

-Sei la paziente con più coraggio che io conosca- Allargò le braccia per poi stringermi a sè.

-Promettimi ancora una cosa, solo una- Disse con la voce rotta, non potevo crederci che stesse per piangere.

-Torna, torna viva-

The White Wall |n.h.|#wattys2015Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora