Guardai le piccole insegne rettangolari di vari colori e quella della segreteria era la prima con la scritta bianca, sfondo rosso.
Girai verso destra e entrai nella aula messa a disposizione per essa.
Era una stanza grande, con le pareti bianche e le poltroncine blu. I colori che rappresentavano la scuola erano ovunque.
Persino i mobili si destreggiavano tra le due tinture
Mi avvicinai al bancone più grande degli altri, una testa sbucava dal dietro di un piccolo ripiano. capelli biondi tinti.
-Buongiorno, scusi sono la nuova alunna della 5°F...-
-Classe 24b, Letteratura- Disse interrompendomi porgendo un foglio con gli orari alla mia sinistra sul ripiano. era un ragazzo più grande di me, con gli occhiali appoggiati sul naso e lo sguardo arrabbiato.
Va bene che era Lunedì, ma qui stavano tutti con la collera nel sangue!
-Grazie- Risposi prendendolo, aspettai qualche altro secondo nel caso mi volesse dire dov'era l'aula in questione. ma ritornò a guardare il computer davanti a se e a digitare velocemente un testo a me sconosciuto.
Sbuffai leggermente e uscii da quel luogo troppo colorato e andai verso le indicazioni come pochi minuti prima.
Perché erano tutti così maledettamente sgarbati e maleducati?!La campanella suonò per l'ultima volta e anche gli ultimi studenti tra cui me entrarono in classe, la mia aula era ampia e con una facciata composta da un lungo scaffale bianco con una fila di libri da varie tonalità di colore e attaccato a quel mobile una righa di banchi piccoli e con il ripiano sotto. Verso la metà della fila c'era un banco vuoto affiancato da un altro identico. Tutti si stavano sedendo e da come avevo notato nessuno aveva adocchiato quel posto, così andai a sedermi il più velocemente possibile per non perdere il banco vicino alla finestra e i libri.
Fin da quando ero piccola, una delle mie più grandi passioni era la lettura, adoravo leggere, era qualcosa di trasportante e liberatorio per la mia mente. Leggevo come non mai, tutti i giorni avevo nella borsa o nello zaino un libro. Li divoravo come se fossero cioccolata bianca e poi ne prendevo un altro. Senza mai fermarmi.
Quel giorno avevo Colpa delle stelle, un classico in quei tempi.
Posai lo zaino per terra al fianco della mia sedia e mi sedetti appoggiando i gomiti sul banco, sorressi la testa con le mani guardando l'esterno della scuola ancora trafficato dai soliti ritardatari, che potevi trovare anche ad Atlanta.
-BUONGIORNO RAGAZZI- urlò il professore sovrastando le parole di tutti, mi girai sorpresa verso la porta e solo allora notai banco occupato al mio fianco. Una ragazza, dai capelli castani e un piccolo sorriso accennato mi stava scrutando da dietro la sua montatura di occhiali.
-Shirly- Sussurrai porgendole la mano.
-lo so, ti ho sentita nel cortile. io sono Elisabeth, piacere di conoscerti- le sorrisi mentre mi stringeva la mano con delicatezza, le sue mani erano pallide come il suo viso, portava lo smalto nero rovinato e uno sciarpone le circondava il collo riscaldandole persino le orecchie.
-Bella figura eh?- Dissi leggermente amara tirando fuori un quaderno nuovo e una penna dall'astuccio già disposto sul mio banco, lei mi imitò velocemente.
-Oh era il momento che qualcuno le tenesse testa dei novellini- Rispose ridacchiando dandomi una leggera pacca sulla spalla.
-Novellini?- Chiesi distratta dalla lezione.
-Vengono chiamati così i nuovi arrivi alla Westminster School-Rispose alla mia domanda portando il suo sguardo verso la lavagna in cui vi era una sola parola scritta sopra. Misi bene a fuoco e notai che era il mio nome. Il professore posò il gessetto sulla cattedra e puntò il suo sguardo su di me.
Merda.
-Signorina Wood, venga qui- Disse facendomi un segno con la mano, mi alzai dalla mia sedia lentamente. Le gambe cominciarono a tremare e le mie guance si tinsero di un rosso caldo.
-Salve professore- Dissi guardando per terra.
-Allora ragazzi, lei è la vostra nuova compagna di classe. Viene dall'Atlanta, Georgia. Si chiama Shirly Wodd e sembra proprio una barava ragazza, quindi siete pregati di non fare gli stupidi come al solito- Disse girandomi verso gli altri, tutti risero e batterono le mani in mio "onore".
-Vuoi dirci qualcosa di te?-Continuò posando la sua mano sulla mia spalla, mi scostai facendogli un cenno col capo per scusarmi.
-Lascerò al tempo questo grande dovere- Risposi tornando al mio posto, il prof annuì ridacchiando.
-Perfetto cominciamo la lezione.- Portai il mio sguardo fuori dalla finestra non appena mi sedetti.
Il cielo era nuvoloso, sembrava stesse per piovere. Il cortile vuoto della mia nuova scuola metteva molta tristezza in quel momento. Nonostante ci fossero persone sgradevoli, constatai che lo preferivo con gli alunni che giravano facendosi i fatti propri.
Poi fu un attimo. Il ragazzo della segreteria uscì a grandi passi dall'entrata e corse verso il cancello. Vi era una donna e un uomo più grandi ancora di lui e tra loro un passeggino. non potei non notare il sorriso del biondo non appena le sue mani si avvolsero intorno a quel piccolo fagotto che teneva un abmbino o bambina picollo. Abbracciò la donna calorosamente diede una pacca all'uomo. Poi si allontanarono tutti e quattro dalla scuola con passo lento e tranquillo.
La campanella suonò dopo svariati minuti in cui parlai con Elisabeth.
-Ti va se alla fine delle altre lezioni ci vediamo fuori da scuola e andiamo in metropolitana assieme?- Chiese mettendo le sue cose nella borsa che aveva con se'.
-va bene, perfetto. Almeno non mi perderò!- Sorrido mentre lei ride di gusto.
-Tranquilla, è facile perdersi. I primi tempi in cui mi ero trasferita qua con mio fratello non sapevo nemmeno ritornare a casa!-
-Sarà la mia stessa fine!- Mi unii alla sua risata poggiandomi una mano sullo stomaco dolorante.
-Dai ci vediamo dopo! Ora devi andare nell'aula 7b. Ci vediamo dopo! Ciao Shirly!-
-Ciao Elisabeth!-
Forse farsi degli amici dopo tutto non era male
"Certo, aspetta che ti conosca meglio"
Non adesso
Vi prego.
"Ti piacerebbe vero?"
"Essere come lei no?"
Dovevo prendere le gocce al più presto, o sarei impazzita.
STAI LEGGENDO
The White Wall |n.h.|#wattys2015
FanfictionTratta dalla storia: "-Dai, fallo per papà- Mi supplicò mentre un altro botto si fece spazio tra le mura di casa nostra. -Cosa succede?- Continuai mentre mi lasciavo bendare. -E' solo un gioco- Sussurrò con voce roca stringendo il nodo sotto la mia...