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17 settembre 1920 New York rifugio di Woozi ore 01.23.

"So che sei lì dentro, apri!" urla Wonwoo sbattendo il pugno contro una piccola porticina in ferro che rimbomba ad ogni tocco creando non poco rumore.
Dopo aver passato una notte insonne a causa di troppi pensieri a tartassargli la mente. La fonte di tutti era naturalmente Mingyu, non sa veramente come agire o cosa pensare di fare per risolvere la situazione, di sicuro non può lasciare andare il fidanzato così facilmente mi ha mancato di rispetto nonostante tutti gli sforzi che ho fatto per lui in tutti questi anni, mi deve il rispetto assoluto pensa tra sé e sé il moro nel mentre che la serratura della porticina scatta da sola facendola aprire.

L'occhialuto smette di bussare e osserva la porticina aperta non più troppo convinto di voler andare avanti, basta però qualche secondo che si prende coraggio e varca l'entrata di quell'apparente cantina del Queens. Non ha neanche bisogno di chiudere la porticina che quest'ultima con uno stridulo cigolio velocemente si richiude lasciando il nuovo arrivato perso nel buio.

"Maledizione" bonfocchia il ragazzo, si sistema meglio gli spessi occhiali sul naso e poi cerca nelle taschel del cappotto una piccola scatolina da cui estrae un fiammifero. Lo accende e la situazione non sembra migliorare ma almeno ora ha un minimo di luce per poter camminare senza inciampare in qualcosa. Va avanti per lo stretto corridoio da dove è entrato fino a che non scorge una stanza alla fine di esso, giusto il tempo di varcare la soglia della stanza che il fiammifero si spegne.
Non fa in tempo ad accenderne un altro che sente una risatina sinistra alla spalle che lo distrae dal suo intento. Si guarda intorno cercando di scorgere anche solo un minuscolo movimento che non trova a causa del buio troppo presente. Decide nuovamente di provare ad accendere un fiammifero ma fallisce nuovamente, questa volta a causa di una spinta sulla schiena che, colpendolo alla sprovvista li fa perdere l'equilibrio facendolo cadere a terra, perdendo sia la scatola dei fiammiferi sia i suoi devoti occhiali.

"Fatti vedere se ne hai il coraggio!" urla Wonwoo mascherando un senso di paura che si fa sempre più presente in lui. Nuovamente il ghigno si
fa sentire questa volta più lontano. Cerca gli occhiali in terreno riuscendo a trovarli dopo poco ma dei fiammiferi neanche l'ombra.

"Quello a cui manca il coraggio qui sembri proprio tu" dice la voce rivelandosi essere molto acuta a tratti quasi bambinesca.
L'occhialuto rinuncia ai fiammiferi e si alza sistemandosi per bene gli occhiali sul naso "fatti vedere" ripete con tono ferreo sentendosi preso in giro.
"Cosa ci fai qui?" domanda la voce da tutt'altra parte della stanza rispetto a dove si sentiva prima non degnano di risposta il coreano.
"Devo parlare con Woozi" afferma solamente il ragazzo.
"Come hai trovato questo posto?"
"Sono un criminale persino molto astuto aggiungerei, è stato un gioco da ragazzi incrociare qualche indizio che Woozi ha lasciato involontariamente, ora fammi parlare con lui".
"Ti ho sottovalutato Jeong, ti credevo più ottuso ma mi dovrò ricredere, comunque parla Woozi ti ascolta" afferma la vocina spostandosi nuovamente da un altro lato della stanza.
"Ti ho detto che voglio parlare con lui, faccia a faccia".
"Oh ma non lo hai ancora capito -dice ghignando- io ti sto ascoltando".
"Non farmi ridere tu non sei Woozi" Wonwoo pensa di aver in pugno le redini di quella conversazione tanto da pensare di poter ora controllare, o meglio, comandare lo sconosciuto a suo piacimento, ma si sbaglia di grosso.

Un tonfo, molto vicino all'occhialuto, si fa spazio nel silenzio appena nato, come per magia una candela si accenda mostrando così grazie alla sua poca luce l'oggetto creatore di quel rumore.
Capelli marroni tendenti al grigio coprono in parte gli occhi di quella testa mozzata in terra, la pelle pallida è colorata solamente qua e là da qualche chiazza di sangue secco e tagli lungo tutto il viso, infine la bocca rimasta aperta dalla morte corona quell'orribile quadro ai piedi del moro.
"Penso che tu ti ricorda chi sia lui" afferma la vocina con tono sempre più inquietante.
"Si è definito il tuo postino e poi mi ha urlato contro che Woozi era il mio capo, il capo di tutti, poi me ne sono andato e Woozi lo ha ucciso" le parole di Wonwoo quasi scappano dalla sua bocca mentre il caos più totale inizia a farsi spazio nella sua mente.
"Io l'ho ucciso" ribadisce il più piccolo alle spalle dell'altro.
"Non è possibile, tu non puoi averlo ucciso, tu non sei lui, non puoi essere tu Woozi" l'occhialuto quasi si sente mancare l'aria mentre ha ancora lo sguardo fisso su quella testa inerme lasciata a terra come se fosse nulla di ché.
"E questo è ancora poco, se non stai ai miei ordini ti capiterà questo o persino di peggio".
"No... No... Io non sto ai tuoi ordini e mai ci starò... Tu non puoi comandarmi io voglio uscire da tutto questo".
"Non te ne sei mai reso conto? Non sei mai stato un mio collaboratore, sei stato sotto i miei ordini tutto il tempo, basta vedere l'attentato di ieri, hai obbedito ai miei ordini senza neanche un minimo di obiezione, hai ucciso decine di persone perché te l'ho ordinato io. Sei ancora convinto del fatto che non sia il tuo capo?" la candela lentamente si spegne facendo sprofondare nuovamente la stanza nel buio privando Wonwoo di qualsiasi aiuto per fuggire.
"Non è vero stai mentendo! Stai zitto! Mi stai manipolando non pensare che non l'abbia capito! Fammi uscire!" urla il moro tappandosi le orecchie troppo disperato per poter sentir altro, le sue gambe reagiscono indipendentemente dalla sua mente facendolo indietreggiare e in seguito cadere a terra inciampando da solo.
Non riesce ad elaborare per bene la situazione, per ogni sua scelta, azione o mossa c'è sempre dietro un'attenta analisi di tutti i lati negativi e positivi di essa, ma in questo momento dove il tempo stringe sempre di più, l'impossibilità di vedere lucidamente intorno a sé, la presenza di quel criminale e la visione della testa mozzata lo hanno completamente mandato in uno stato di confusione non indifferente.

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