Capitolo Quattro

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(Mattine e mattine dopo, Louis e Liam stanno lucidando i quadri dei precedenti Duca con spolverini e spray appositi, proprio mentre Liam dice: ''E' ancora qui dopo un mese.''

''Sono quasi due. Anzi, no. Due mesi e due giorni'' corregge Louis, dopo un'esitazione. Non smette di pulire la tela raffigurante la sua bisnonna, ma sente perfettamente la risposta:

''Oh, devo aspettarmi che tu tenga il conto, adesso? Tipo, il giorno che è arrivato hai scritto 'Harry' nella casella del calendario con tanti piccoli cuoricini attor- Fanculo'' sibila, quando Louis gli lancia uno straccio umido sulla nuca. ''Ammetti che ti stai affezionando.''

''Tengo solo vicini i miei nemici'' risponde con condiscendenza, prima di guardarsi allo specchio, il naso arricciato e la fronte aggrottata. Passa lo sguardo da lui ai quadri. ''Li, pensi che sto iniziando a somigliare a loro, in qualche modo?''

''No comment. No, così è persino peggio, Tommo'' aggiunge, quando Louis si mette di profilo ma con il volto a guardare lo specchio, la posa di ogni Duca in ogni quadro di quella stanza ''Hai passato la tua intera vita a provare a non essere come loro. Quindi non farlo.''

Le sue sopracciglia si corrugano: ''Non fare cosa?''

''Sei qui, da solo, al castello, da tanto tempo.''

''Non sono solo'' corregge il Duca con uno sbuffo ''Ho te.''

''Infatti'' Liam piega la testa, accondiscendente ''Ed eccoci qui, tutti e due. A guardare dipinti di gente che abbiamo odiato. In un castello che, ammettilo, non vedeva questo movimento da una vita. O una persona del genere che ti facesse sorridere un po', scorbutico del cazzo'' conclude, dandogli le spalle. Louis guarda il riflesso, le tele, ancora il suo riflesso disteso.

Allontana gli occhi di scatto.)

Dopo notti e notti e notti che si sono bruciate fino allo scadere di ottobre e poi entrate, dopo un frettoloso e confuso novembre, fino ai primi giorni di dicembre, Harry ha strappato ogni suo sogno che riguardava occhi blu e labbra sottili e schiuse per prendere la sua vita in mano e iniziare, nonostante la vicinanza di Natale e il magistrale ignorarsi con il Duca per più di un mese l'abbiano tentato a fare altro, a scrivere. Che è il primario motivo per cui è lì.

Come sta andando? Oh, grazie di averlo chiesto. Una vera merda.

Harry cancella l'ennesimo incipit dopo che ha scritto di venti che sussurravano a chissà cosa per quale ragione lui, di certo, non lo sapeva, prima di vedere il suo telefono illuminarsi di una chiamata e sospirare. Prende l'apparecchio, risponde, si reclina sulla sedia mormorando un docile: ''Ciao, Emily.''

''Dimmi che hai delle pagine, Harry'' prega la sua agente senza nemmeno provare di salutare.

''Ho iniziato'' concede, mentre digita un veloce Odio questa fottuta abbazia di merda, probabilmente le uniche parole su cui è sicuro. ''Ma non ho un piano preciso.''

''Allora torna a Londra!''

''Non posso'' scatta subito, drizzando la schiena ''No, no. Londra è fuori discussione. Troppa gente che sindaca sul mio lavoro e sulle mie decisioni, troppi casini personali. Sto molto meglio qui, mi concentro e ho ispirazione.''

''Quello che non puoi fare, Harry, è correre via e nasconderti in un castello nello Yorkshire.''

''Perché non posso?'' domanda, stringendo gli occhi mentre tiene meglio il telefono. Poi, li sbatte. Non sa perché, ma non riesce a respirare bene.

''Perché-'' Emily sospira ''Non voglio dirti che da questo libro dipende la tua vita, okay? Perché non è vero. Ma la tua carriera sì. Harry, sei forse uno dei pochi scrittori in circolazione che scrive perché gli piace. Hai dedicato la tua vita, a questo. Senza, cosa sei?''

A Castle For Christmas ||L.S.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora