Capitolo 2

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La sveglia suonò decisamente troppo presto per i suoi gusti. Cas fece dei versi di disapprovazione prima di allungare il braccio a tentoni verso il comodino e spegnerla, molto tentato di lanciarla contro il muro. Finalmente aprì gli occhi, nessuna luce filtrava dalle pesanti tende chiuse, ma chi glielo aveva fatto fare di accettare il turno di notte?

Si trascinò fuori dal letto per dirigersi verso la doccia, sperando che l'acqua fredda fosse in grado di riuscire dove la sveglia aveva fallito. In effetti funzionò, ma non bene come aveva sperato.

Uscì ancora bagnato, un asciugamano legato alla vita. Si fermò davanti allo specchio per qualche minuto contemplando l'orribile spettacolo che aveva davanti: i capelli troppo lunghi gli ricadevano sugli occhi azzurri, cerchiati da profonde occhiaie, un accenno di barba sul volto più magro del solito.

Castiel sospirò, decidendo che era arrivato il momento di radersi. Quando studiava lo faceva ogni giorno, ora non ne aveva il tempo.

Aveva pensato che finiti gli esami sarebbe stato tutto in discesa ma il tirocinio si era rivelato molto più stressante di quanto avesse immaginato, non solo perché, nonostante i pazienti in fin di vita, i medici non facevano altro che farti domande di teoria e metterti addosso più stress di quanto non fosse necessario, ma anche per la quantità di lavoro che doveva svolgere. Si ritrovava a passare quasi ogni ora di ogni giorno in ospedale, anche nei suoi giorni liberi, e quando finalmente tornava a casa doveva comunque studiare per prepararsi all'interrogatorio del giorno seguente.

E pensare che fino a qualche mese prima la sua più grande preoccupazione era come evitare di uscire la sera con Gabe.

Scosse la testa per evitare che la sua mente tornasse alla festa della sua laurea, ma ormai era troppo tardi. Quegli occhi smeraldo non la smettevano di tormentarlo.

Tornò nella sua camera in cerca di qualcosa da mettersi (non che gli importasse più di tanto il suo aspetto ormai) lasciando che la sua mente tornasse a quel giorno.

Il mattino dopo, o meglio il pomeriggio, si era svegliato in un letto vuoto, lo stomaco sottosopra e la testa che gli doleva. Si era messo seduto troppo velocemente, e aveva dato una veloce occhiata alla stanza. Nessun segno della notte precedente, persino la bottiglia che aveva portato in camera era sparita. Per un secondo pensò seriamente di aver sognato ogni cosa. Cercò di richiamare a sé i ricordi di ciò che era successo, i discorsi che aveva avuto con lui e una parola uscì inconsapevolmente dalle sue labbra, come un sussurro

"Dean"

Nemmeno lui era in grado di spiegarsi come facesse a ricordarlo ma era così. Un sorriso involontario fece capolino dalle sue labbra prima che potesse fermarlo.

Si alzò dal letto, di nuovo troppo in fretta, e scese le scale. Al piano inferiore sembrava essere scoppiata l'apocalisse. C'erano bicchieri e festoni ovunque, bottiglie vuote abbandonate su ogni superficie (sì, anche il divano) e liquidi non identificati sul pavimento. Castiel fu felice di non avere ancora abbastanza esperienza da medico per essere in grado di riconoscerli.

Sul pavimento e sulle poltrone erano rimasti anche alcuni degli invitati, fra cui suo fratello, che si era addormentato abbracciato ad un bel ragazzo dal fisico minuto e dei lunghi capelli neri che gli arrivavano fino alle spalle. Purtroppo, l'invitato che stava cercando non era lì. Il ragazzo andò verso la cucina per versarsi un bicchiere d'acqua e contemplando seriamente l'idea di assumere una domestica per sistemare quel disastro.

In quel momento sentì dei suoni provenire dall'altra stanza e dei passi striscianti che si avvicinavano.

"Che festa fantastica!" la voce era trascinata e gli occhi non ancora del tutto aperti "Nonostante il poco preavviso riesco comunque a fare miracoli!"

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