La casa era immersa nel buio. Lo era sempre ormai.
Sempre?
Cas era steso sul divano, lo sguardo perso a contare le crepe del soffitto, o forse se le stava solo immaginando, avvolto dall'oscurità da troppo tempo ormai, tanto da cominciare a fargli vedere cose che non ci sono.
Sono passati solo tre giorni, idiota
Gli sembrava di essere tornato al punto di partenza, a com'era prima di conoscere Dean, solo con un costante dolore al petto in più. Una specie di regalo in omaggio che veniva lasciato ai visitatori.
Questo era stato, un visitatore che aveva potuto dare un'occhiata alla sua vita, amarne ogni secondo, e poi essere buttato fuori come un giocattolo di cui ci si stanca.
La piccola parte di lui che era rimasta a produrre dei pensieri razionali cercava di dirgli che non era così, che Dean pensava di fare quello che era meglio per lui, ma cercava di ignorarla. Il dolore che provava era già immenso, l'unico modo per sopportarlo era cercare di trasformarlo in rabbia, una rabbia inconsistente, e solida quanto un castello di sabbia.
Ne era dolorosamente consapevole, che non sarebbe mai stato in grado di odiarlo o di dargli la colpa per averlo lasciato. Cioè, sì lo aveva fatto, ma...
Ma è sempre Dean
Sentì le lacrime minacciare di scendergli nuovamente sul viso. Chiuse gli occhi, facendo un profondo respiro tremante. Di solito funzionava, in quei giorni era dovuto tornare al lavoro, il cuore a pezzi, la mente ancora un tornado di emozioni che gli sbattevano in faccia senza preavviso. Si era isolato dal mondo circostante, faceva il suo lavoro in automatico e privo di emozioni, ma quando queste tornavano a galla si isolava per qualche minuto, cercando di fare respiri profondi, di trattenere le lacrime, di non pensarci.
A volte bastava poco tempo, altre tutte quelle emozioni rinchiuse sfociavano in un attacco di panico, che questa volta avrebbe dovuto gestire da solo.
Hannah aveva cercato di parlargli, di aiutarlo, ma lui l'aveva scacciata via. Non le aveva nemmeno raccontato cosa fosse successo. Non ne aveva la forza, non ancora. Perché parlarne lo avrebbe reso reale.
Solitamente, quando tornava a casa, si lasciava andare. Piangeva, gridava, esprimeva tutto quello che era stato costretto a trattenere, ma così facendo si sentiva solo più esausto. Quei miseri tre giorni gli erano sembrati un mese intero. Per questo aveva deciso di trattenersi, di convincersi di stare bene. Di convincersi che sarebbe passata.
I suoi buoni propositi ebbero vita breve, precisamente fino a quando sentì una chiave girare nella serratura della porta dell'appartamento. Il ragazzo scattò in piedi, il cuore che sembrava aver ripreso a battere solo in quel momento
"Dean..."
Aveva pensato a diversi scenari nei quali sarebbe tornato, o lui fosse stato in grado di trovarlo. Ancora passava davanti al locale dove lavorava quando finiva il suo turno in ospedale. E nelle sue varie macchinazioni aveva ricordato che l'altro non gli aveva mai restituito le chiavi.
Da quella porta, però, non entrò Dean
"Cassy?"
La delusione lo colpì come una freccia scoccata direttamente al suo cuore. Si lasciò cadere sul divano, cercando di fare respiri profondi per far sparire quello stupido groppo alla gola
"Wow, ho visto più allegria in un cimitero"
Gabriel era entrato in casa come fosse di sua proprietà, appoggiando il sacchetto che teneva in mano e qualsiasi cosa contenesse sul tavolino da caffè, per poi superare il divano e aprire le tende con uno scatto deciso. Cas fece un verso di sconforto, più simile a un ringhio
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Sounds of Someday
FanficDestiel AU Castiel ha sempre avuto una vita tranquilla e monotona, dedita allo studio e... bè, non molto altro. E così sarebbe continuata se suo fratello Gabriel non avesse deciso di organizzargli un'indesiderata festa a sorpresa, assumendo uno spog...