Era buio e la strada era illuminata leggermente dai lampioni piazzati in fila come soldati sul marciapiede. Fissai le insegne luminose dei negozi di Sidney mentre Calum schiacciava il freno per fermarsi davanti ad un semaforo rosso. Rimanemmo fermi per cinque minuti senza dire una parola, muti come pesci perché avevamo litigato.
"Pensi troppo a Carter" mi ha detto. Allora gli ho risposto che lui, invece, pensava troppo a se stesso dato che aveva intenzione di mettere in pericolo la sua salute per una gara di pugilato. Non ci pensava a me, lui era sicuro di non farsi niente e io forse mi preoccupavo troppo, ma cos'altro potevo fare?
"Mel, sei ancora arrabbiata?"
Non risposi. Certo che lo sono, cosa pensa? Il tempo non cancella tutto, si limita a cicatrizzare.
"Siamo quasi arrivati" disse stringendo nervosamente le mani al volante. "Vorrei che la mia ragazza tifasse per me."
"Allora trovatene un'altra."
Non pensavo realmente a quello che ho detto, ma dalla rabbia non facevo altro che vomitare parole che non avevano un vero senso per me. Il mix di nervosismo e collera che avevo in corpo mi faceva andare fuori di testa. In quel momento sarei stata capace persino di scendere dalla macchina e mollarlo qui, vicino alla palestra dove avrebbe dovuto combattere. Ma non lo feci.
Parcheggiò nell'ultimo posto rimasto, il parcheggio era stracolmo di automobili di ogni tipo.
"Non pensavo ci fosse così tanta gente per vedere due ragazzi che si picchiano."
Scesi facendo attenzione alle mie nuove converse bianche ancora immacolate. Calum afferrò il suo borsone nero e chiuse l'auto. Lo vidi infilarsi le chiavi dentro la tasca posteriore dei suoi skinny jeans neri che fasciavano perfettamente il suo didietro.
"Vengono qui a scommettere" disse tenendomi la porta aperta.
Entrai in quella che doveva essere una palestra e invece sembrava più un vecchio magazzino abbandonato. La puzza di alcol e di fumo che mi entrò nelle narici era talmente stomachevole che mi dovetti tappare il naso. Mi sentii come un pesciolino fuor d'acqua in mezzo a tutte queste persone e non solo perché ero l'unica ragazza nel raggio di tre metri.
Ero a disagio in mezzo a tutta quella gente vecchia e appiccicosa e, quando vidi il ring illuminato davanti a me, mi venne un colpo al cuore. Avere la consapevolezza che pochi istanti dopo Calum sarebbe dovuto salire là sopra per combattere contro qualcuno mi fece venire i brividi.
"Stai tranquilla, Mel. Non è la prima volta."
Mi afferrò la mano e io la strinsi più che potevo. Continuavo a guardarmi in giro mentre Calum mi trascinava con lui nello spogliatoio buio. C'era puzza anche lì.
"Calum, davvero lo vuoi fare?"
Non rispose e si cambiò in fretta e furia. Infilò le scarpe rosse e le allacciò con calma.
"Non è la prima volta che lo faccio, te l'ho detto."
"Ma è legale?"
"No."
Sgranai gli occhi non appena capii che sarebbe potuto succedere davvero un disastro se qualcuno avesse chiamato la polizia. Venni avvolta da una vampata di calore che mi fece diventare bordeaux dalla rabbia.
"Cosa?! Mi hai detto che era una semplice gara di routine e.." inizai a camminare davanti a Calum che, seduto sulla panca, mi guardava attentamente. "Mi hai mentito!"
"Mi danno un sacco di denaro per questi incontri, Mel. Ho bisogno di soldi."
"Dio, Calum" dissi disperata mettendomi le mani nei capelli. "Tu non ci vai là fuori."
Si alzò e vederlo lì a petto nudo sembrava un Dio greco. Inclinai la testa leggermente all'indietro per guardarlo negli occhi.
"Devo andare."
"No."
Mi parai davanti a lui e gli misi le mani sul petto, ma mi prese in braccio e mi mise sulla sua spalla prima di avermi tirato una pacca sul culo. Mi dimenavo mentre venni trasportata tra la folla di vecchi puzzolenti e rimasi ferma solo quando vidi l'avversario di Calum salire sul ring.
"Calum" mormorai quando toccai coi piedi per terra. "Non voglio che ti batti contro di lui."
Il suo avversario era il doppio di lui e con il doppio dei suoi muscoli. Si mise il paradenti e ci lanciò uno sguardo arrabbiato. Aveva un'aria cupa e assente mentre saltellava e lanciava pugni all'aria.
Calum si girò e lo guardò per un po', poi mi sorrise spensierato.
"Devo salire" disse aprendo le corde del ring e infilandocisi dentro. "Tifa per me."
Mi lasciò sola mentre venivo accerchiate da centinaia di persone che gridavano il nome di un certo Alex, doveva essere l'avversario di Calum.
Il round iniziò subito dopo il suono di una campana. Se la cavavano entrambi bene, Calum subì solo un paio di colpi mentre Alex molti di più.
"Accidenti ad Alex, perderò i miei soldi se continua così."
Tra tutte quelle grida, tra tutte quelle persone che parlavano riuscii a distinguere l'unica voce che non avrei voluto più sentire in vita mia.
Mi voltai e mi ritrovai faccia a faccia con Carter che mi guardava con quei suoi occhi glaciali.
"Melissa, strano vederti qui" disse mettendomi il braccio attorno alle spalle. "Ti va di bere qualcosa?"
"No, lasciami."
"Avanti Mel."
Avvicinò il viso ancora gonfio al mio orecchio e mi baciò il collo. Rabbrividii sotto il suo tocco e cercai di allontanarmi ma il corpo di un omone di fianco a me m'impedì di spostarmi per più di dieci centimetri.
"Dai andiamo" disse Carter afferrandomi per il polso.
Strattonai il mio braccio per liberarlo dalla sua presa ma con tutta la forza che aveva riuscì a trascinarmi per tutto il locale, fino ad arrivare in bagno.
La puzza di piscio era terribile, mi veniva da vomitare ma a Carter sembrò non interessare. Mi sbatté al muro, tenendomi ferme le mani sopra la mia testa. Mi baciò ovunque mentre gridavo e mi dimenavo. Nessuno mi sentiva, nessuno mi vedeva. Mi sentivo come un topo in trappola. Non c'erano vie d'uscite, era finita.
Ormai stavo piangendo disperatamente, sentivo le lacrime scivolarmi sulle guance fino a bagnarmi la maglia.
Carter chiuse la porta alle spalle e mi abbassò i pantaloni. Volevo scappare, andare via, ma ero pietrificata dalla paura. L'unica cosa che riuscivo a fare era piangere. Singhiozzavo come una bambina mentre Carter si slacciava i pantaloni lasciando uscire la sua erezione. Entrò in me anche se tremavo come una foglia. Venne dentro di me senza avere indosso nessuna precauzione e in quel momento sperai solo che non ci fossero conseguenze.
"Grazie, bellissima" disse risistemandosi.
Mentre si allacciava i pantaloni sentii qualcuno entrare i bagno, allora iniziai a gridare aiuto usando tutta l'aria che avevo nei polmoni.
"Aiuto!"
"Sta zitta, stai zitta!"
Mi tirai su i pantaloni e cercai di aprire la porta ma Carter mi afferrò per i polsi e mi sbatté al muro, di nuovo.
Qualcuno bussò alla porta del bagno.
"Va tutto bene lì dentro?"
La voce profonda di un ragazzo arrivò alle mie orecchie e un barlume di speranza si accese in me, anche se ormai era tutto fatto.
"AIUTO" gridai di nuovo.
Il ragazzo da fuori prese a bussare più insistentemente, poi smise.
"No, no. AIUTO."
"Stai zitta o ci farai scoprire."
Piangevo a dirotto mentre Carter mi stringeva possessivamente. Mi lasciò subito dopo e nello stesso momento la porta del bagno si spalancò. Mi ritrovai gli occhi color smeraldo in un ragazzo alto e possente.
"Hey" disse prendendo Carter di peso. "Lasciala."
Caddi sul water e mi portai le gambe al petto. Ero raggomitolata contro il muro sporco di un bagno pubblico mentre nell'altra stanza Calum combatteva ignaro di tutto questo.
"Va tutto bene amico, stavamo solo scopando."
"Sei un lurido pezzo di merda."
Carter si beccò un paio di pugni nello stomaco, talmente forti che lo fecero cadere a terra.
"Stai bene?" mi chiese il ragazzo avvicinandosi a me. "Ora chiamo la polizia."
"No, ti prego."
"Perché no? Ti ha fatto del male."
"Sì, ma non qui, ti prego. Non qui."
Si piegò sulle ginocchia vicino a me e mi accarezzo la gamba per tranquillizzarmi. Sembrava così dolce.
"Ti porto via."Eravamo a due isolati da quel magazzini abbandonato dove Calum stava ancora combattendo. Carter era ancora incosciente, sdraiato per terra sul marciapiede. Quel ragazzo lo ha preso in spalla e lo ha portato qui, voleva dire una bugia per aiutarmi.
"Comunque sono Harry" disse mentre si portava il telefono all'orecchio. "Mio padre è un poliziotto."
"Melissa" risposi stringendogli la mano.
Feci un gran respiro e mi sedetti proprio di fianco al corpo inerme del mio ex fidanzato. Le mie gambe e le mie mani tremavano ancora come foglie, ero scioccata. Era successo tutto così in fretta.
"Papà... Sì... Una ragazza è stata violentata, devi venire subito... Siamo fuori Sidney, Joey Road 7... Va bene, a dopo."
Riattaccò e si tolse la giacca di jeans per posarmela sulle spalle coperte solo da una magliettina di cotone. Lo guardai e stesi le labbra in un mezzo sorriso di gratifica.
"C-come mai il figlio di un poliziotto si trovava in un posto del genere?"
"Piccoli vizi" disse accendendosi una sigaretta. "E tu? Cosa ci faceva una brava e bella ragazza come te in un posto del genere?"
"Per il mio fidanzato. Lui combatte."
"Calum Hood?"
"Proprio lui."
"Cazzo, è un grande quel ragazzo. Scommetto sempre su di lui e non ho mai perso."
Allora era vero, il nome di Calum non era sulla bocca di tutti tanto per dire, era davvero bravo. Lui mi aveva proposto tante volte di andarlo a vedere, ma a me non allettava l'idea di vedere due ragazzi picchiarsi. Mi ero sempre fidata di lui che mi diceva che sarebbe stato capace di uccidere uno solo tirandogli un pugno.
"Arriva mio padre."
Alzo gli occhi e vedo un uomo alto venire verso di noi seguito da altre tre persone, tutte in divisa.
Si presero cura di me e arrestarono Carter. Lo hanno buttato in macchina come un sacco di letame senza valore.
Mi hanno detto che "passerà dei brutti guai quel ragazzo".
"Ti porto a casa" mi disse Harry dopo che la polizia se n'era andata.
"In realtà in questo momento vorrei solo ritornare da Calum."
"Allora ti accompagno da lui."
Tornammo in quell'ambiente angusto e squallido che s'era quasi del tutto svuotato. L'incontro era già finito da cinque minuti; sul ring non c'era più nessuno. Mi guardai in giro con la speranza vedere Calum, ma non c'era da nessuna parte, doveva già essere andato a cambiarsi.
"Vado nello spogliatoio."
"Ti accompagno, Melissa."
Feci strada ad Harry fino allo spogliatoio ed entrai: Calum era sdraiato supino sulla panchina. Sembrava stare bene, stanco ma ancora sano. Passai davanti ad uno specchio e guardai la mia immagine riflessa.
Tutto d'un tratto sembrava fossi invecchiata di dieci anni, come se in una sera mi fosse passata davanti tutta la mia vita. E in parte era davvero così, Carter mi ha strappato via un pezzo della mia vita.
"Mel" disse guardandomi. "Melissa, cos'è successo?"
Si alzò di scatto non appena vide il mio volto candido tutto sporco di trucco. Il mascara mi era colato fino alle labbra.
Fissai la sua figura riflessa dietro di me senza voltarmi. Piansi ancora, per la millesima volta quella sera, e mi stupii che avessi ancora qualche liquido in corpo.
Mi voltai e mi feci stringere tra le braccia dell'unica persona che ero sicura non mi avrebbe mai toccata per farmi del male. L'unica persona con cui mi sentivo bene, al sicuro.
"Stai bene?"
"In realtà no."
Non mentii, per la prima volta in vita mia non mentii dicendo che stavo bene anche se in realtà non era così. Sarebbe stato futile mentire, il mio corpo parlava da solo: stavo male e di sicuro non potevo negarlo.
"Cos'è successo?" mi chiese per la millesima volta.
"Io... Carter mi ha portata in un bagno e..."
Parlavo a fatica e non finii la frase, non volevo, ma soprattutto non ce n'era bisogno. Calum aveva capito, lo si intuiva in qualche modo.
Sembrava distrutto, come se avesse ricevuto mille coltellate in pieno stomaco. La faccia contorta dal dolore mi fece capire che quella sera, la vera partita, l'aveva persa. Niente pugni, niente calci. Era stato buttato al tappeto da una persona che nemmeno ha osato sfiorarlo, ma che ha toccato la cosa più preziosa che aveva: io.______________________
Non sono entrata nei dettagli della violenza volutamente, non me la sentivo proprio, anche se credo di aver reso l'idea di quanta sofferenza e paura abbia provato Melissa.
Niente, spero che il capitolo vi piaccia, è un po' più lungo del solito.
Votate e commentate se vi va, tanto sapete come fare.
A presto, bacini ('。• ω •。')

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Knockout, c.h
JugendliteraturMelissa e Calum, due amici con due storie complicate alle spalle. Paura, violenza e sesso s'intrecceranno alla gelosia e ad uno dei sentimenti più forti: l'amore. Sembra tutto così semplice e invece si rivelerà sempre più difficile di quanto si pe...