10.

339 29 4
                                    

È di sera che si è più coraggiosi, quando ci si trasforma in guerrieri per affrontare il buio che ci divora e ci inghiotte nel suo stomaco.

E quella notte io lo ero, coraggiosa.
Mi sentivo potente, ero decisa a farlo, dovevo farlo. Il mio corpo mi dava dei chiari segnali: stavo cedendo. Dovevo farla finita.
Il senso di malinconia s'era rintanato anche nelle parti più remote del mio corpo. S'era infilato dentro di me e mi stava corrodendo come un pezzo di ferro.

Calum sarebbe dovuto arrivare un'ora dopo e volevo fosse lui a trovarmi. Volevo fosse il primo a vedermi senza vita per potermi abbracciare un'ultima volta. Aveva bisogno di stare un po' con me, di parlarmi, ma io, da viva, che aiuto potevo dargli? Una misera poveretta come me, cosa poteva dire?
Non potevo aiutarlo. Lui gridava disperatamente aiuto e io non potevo fare niente per dargli una mano. Perché le persone, quando stanno affogando, non ce la fanno ad insegnare gli altri a stare a galla.

Stavo andando giù, c'era un peso aggrappato alla mia gamba che mi trascinava negli abissi più oscuri, stavo diventando un mostro.
Una morta che camminava, ecco cos'ero. Invecchiata di dieci anni in un solo mese. Così magra, con il viso tutto scavato dal dolore sembravo una quarantenne, una malata terminale.

Mi guardai allo specchio un'ultima volta ed entrai nell'acqua bollente della vasca. Chiusi gli occhi due minuti, uno dei momenti più lunghi della mia vita, poi mi decisi che era ora di farlo.
Guardai la lametta luccicarmi tra le dita ben ferme. Non avevo paura di morire. Forse perché ero già morta.

Appoggiai il metallo sulla pelle del mio polso e l'affondai in profondità per poi passarla fino alla fine del braccio.
L'acqua si colorò subito di rosso, bruciava, ma continuai a farlo, passai la lametta su entrambe braccia.
Carne martoriata, pronta da dare in pasto ai cani.

Svenni poco dopo ed è lì, nella vasca di casa mia, che mi ritrovò Calum.
Ero quasi in fin di vita, mi ha salvata per un pelo, maledetto.
Doveva lasciarmi morire, togliersi questo macigno che aveva sulle spalle e invece mi aveva tenuta su, nonostante il peso continuasse a crescere.
Ero un problema che non faceva altro che ingigantirsi, una macchia d'olio che s'espandeva in un bicchier d'acqua.
Ma lui non mi aveva mollata, mi teneva, continuava a prendersi cura di me come se fossi parte di lui.

Mi veniva a trovare in clinica, Calum, mi portava la pizza per farmi mangiare. E funzionò perché mi fece riprendere tutti i chili che avevo perso. In un anno ero diventata quasi come nuova, la pelle ben tirata sulle guance paffutelle, mi era ritornato il seno che era diventato piatto, inesistente. Ricomincia ad uscire senza essere terrorizzata dalla mia stessa ombra.
Non avevo più paura.

Mi ripresi, stavo iniziando a stare meglio perché non vedevo più Carter. Non lo vedevo, non lo sentivo.
Mi hanno detto che era uscito dalla clinica psichiatrica in cui era ricoverato. Era malato e a stare con gente così ci si ammala a nostra volta, così è successo a me.

"Sono contento che stia già tornando a casa, Mel" disse Calum stringendomi la mano. "Non vedo l'ora di farti vedere la mia sorpresa."
Lo guardai interrogativa mentre mi trascinava sul marciapiede che portava a casa mia, "che sorpresa?"
Non rispose fino a quando non arrivammo. Mi strappò le chiavi di mano e mi prese in braccio, facendomi cadere la borsa che avevo sulla spalla.
Mi teneva con una sotto le gambe e una dietro la schiena.
"Chiudi gli occhi."
Obbedii e sentii aprirsi la porta di camera mia, quando entrammo me li fece riaprire.
"Oh mio Dio" mormorai. "È bellissimo."

Calum aveva riempito il muro dietro al mio letto con delle foto. C'ero io da piccola, con mio padre, con Casey e poi c'eravamo io e Calum abbracciati.
Guardai attentamente ogni foto e la scritta fatta a mano dipinta in cima: stay strong for us.
La scritta azzurra e le foto piazzate sul muro bianco e triste erano come un accenno di speranza.

"Ti piace?"
Passai il dito sulle foto stampate tutte rigorosamente a colori, "l'hai fatto da solo?"
"Mi ha aiutato Luke, l'idea è stata mia. L'ho pensato per te, per quando ti senti giù e io non ci sono."
Abbassai lo sguardo su Calum che si era seduto sul mio letto, mi avvicinai e lo abbracciai, facendogli appoggiare la testa al mio petto.
"Mi piace da morire" dissi accarezzandogli i capelli. "Ti devo ringraziare, Cal."

Mi sedetti di fianco a lui mentre gli stringevo la mano tra le mie.
"Per cosa, Mel?"
"Per tutto quello che hai fatto per me nonostante non stessi bene nemmeno tu. So che ti stavo trascinando giù e tu hai fatto qualsiasi cosa per farci rimanere a galla."
Calum stava zitto mentre io continuavo a parlare, mi guardava con i suoi occhi scuri, curiosi. "Stavo facendo ammalare anche te e mi dispiace. Ho avuto paura per te."
"Io sto bene, non ti devi preoccupare per me" disse cingendomi le spalle con le braccia.
Mi posò un bacio sulla fronte e finimmo per rimanere sul letto abbracciati tutto il giorno. Parlammo di tutto, della vita, di noi. Passammo 6 ore insieme, per la prima volta dopo esser uscita dalla clinica, e non potei sentirmi meglio.

Carter era morto, così aveva sputato fuori Calum. "S'è ammazzato in clinica" m'ha detto. E in quel momento, dopo un anno, potevo dire di stare davvero bene. Mi sentivo libera, leggera, come se riuscissi a galleggiare nell'aria. I resti di Carter se n'erano andati con lui, nella bara. Mi aveva liberata dai suoi mostri che m'erano entrati dentro.

"Sto bene" risposi a Calum. "Mi sento bene."

___________________

Sì, posso dire che questo, ehm, è l'ultimo capito.
Melissa finalmente sta bene, dopo un anno di sofferenza s'è liberata del macigno che le pesava sulle spalle, anche con l'aiuto di Calum.

Volevo dire che questa storia è stata volutamente scritta in così pochi capitoli, forse sono giunta alla fine un po' affrettatamente ma volevo farvi sapere che era intenzionale.

Spero che questa ff vi sia piaciuta, se ne avete voglia potete trovarmi sempre sul mio profilo pronta con una storia da scrivere. (Malata di fanfiction).

Grazie a tutti, Martina.

Knockout, c.hDove le storie prendono vita. Scoprilo ora