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Sono quasi arrivata ai paddock, è il terzo. tentativo che faccio e mi sembra sempre di non riuscire mai a compiere quel progresso.

Mi fermo davanti all'ingresso.

Sono le 12 spaccate, papà e i ragazzi usciranno tardi, oggi devono parlare dei progetti, fare dei video e rilasciare delle interviste. È mercoledì.

Non chiedetemi di cosa si tratti perche sicuramente ne so meno di voi.

Sono ferma come uno stoccafisso e questa volta ho paura.

Se le volte precedenti mi sentivo invincibile, oggi ho paura.

Non voglio rivivere quel giorno nella mia mente, non di nuovo, potrei non reggere.

Sono quasi rassegnata di aver perso ormai tutte le possibilità di riuscire ad entrare a Spa Francorchamps, quando una mano si posa sulla mia schiena spingedomi leggermente avanti.

"Il primo anno che sono venuto qui dopo l'incidente ho pianto" a parlare è la voce inconfondibile di Pierre.

"Almeno tu hai avuto una reazione sana, la mia reazione è quella di non riuscire proprio a varcare i tornelli e fuggire di corsa" spiego demoralizzata.

"Credi che ogni volta che metto piede nel paddock non mi venga in mente lui? o che ogni volta che faccio l'Eau Rouge nella mia monoposto, il pensiero non vada inevitabilmente a Anthoine? Ogni volta da due anni, questo circuito mi ricorda solo ed esclusivamente quel ragazzo"

"È normale quindi? Mi stai dicendo che non sono pazza sclerotica?" chiedo titubante.

"È normale" sorride "Ci vuoi provare con me?" chiede.

Lo guardo titubante e vacillo.

Non voglio fare la figura di quella debole.

"Non credo sia il caso" ammetto.

"So esattamente cosa provi quando sei davanti a quei tornelli, so che senti il rumore dello schianto, le ambulanze, le voci delle persone che chiedono in continuazione cosa sia successo e chi siano le persone coinvolte. So che rivedi le stesse immagini che si impossessano di ogni mio incubo quindi ora, se ti fidi di me facciamo una cosa" dice prendendomi le mani.

Odio il contatto fisico, odio essere toccata, ma con lui è diverso, sembra quasi che non mi stia toccando, sembra che le mie mani siano le sue.

"Ti fidi di me?" chiede.

Non proprio vorrei dire, ma annuisco semplicemente.

Mi lascia le mani e si toglie lo zaino dalle spalle, si piega e prende delle cuffiette, me le porge per poi riportare lo zaino al suo posto.

Infilo le cuffie e prima di far partire la musica mi dice cosa devo fare.

"Ora chiudi gli occhi e lascia che ti guidi io" dice.

Questo mi spaventa e non poco, mi tolgo le cuffiette.

"Non funzionerà Pierre" dico porgendogli i due auricolari.

Lui non li prende.

"Pierre andiamo" lo imploro.

"Hai detto che ti fidi, quindi fallo, dai almeno una chance a questo piano" dice.

Forse ha ragione, sto mollando troppo presto?

Non è da me mollare.

Lo guardo negli occhi e infilo le cuffie.

È ridicolo.

Chiudo gli occhi e poi sento le mani del ragazzo sui miei fianchi.

Non passiamo dai tornelli, lo posso intuire perché non ci fermiamo mai, continuiamo a camminare.

LOVE ON THE RUNDove le storie prendono vita. Scoprilo ora