Il mondo è piccolo

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"Signor Styles? C'è una telefonata urgente per lei."

"Sì, un attimo solo e arrivo" dice Harry alla sua segretaria, prima di rivolgere qualche sorriso di cortesia a queste persone che stasera si sono presentate a lui e di cui onestamente già non ricorda neanche il nome.

Harry odia le feste aziendali, soprattutto odia le feste aziendali che non si tengono a Londra e che lo costringono ogni volta ad andare fuori città. Vorrebbe solo essere a casa adesso e invece sono le undici di sera ed è in ristorante lussuoso a bere champagne con uomini che non ha mai visto in vita sua. Per fortuna ha avuto la brillante idea di portarsi dietro Liz, la sua segretaria, che con la scusa di tenere lei il suo cellulare lo sta salvando di tanto in tanto dalle chiacchiere noiose di questi uomini in giacca e cravatta.

"Se volete scusarmi..." dice ai due soci più anziani, prima di allontanarsi e raggiungere la ragazza che lo sta aspettando. Le ha sempre voluto bene come una sorellina più piccola, ma in questo momento la considera davvero la sua persona preferita nel mondo. "Grazie Liz. Mi hai salvato dalla conversazione più noiosa della mia vita."

"Si figuri, signore, ma c'è davvero una telefonata urgente. È sua madre."

Harry la guarda sorpreso, perché sua madre non lo chiama mai a quest'ora e non capisce che cosa potrebbe essere successo. Si fa passare il cellulare dalla sua segretaria e risponde alla chiamata, mentre si allontana velocemente verso la terrazza.

"Mamma, che c'è?" le chiede quando è finalmente fuori. Si chiude le porte alle spalle e va verso la ringhiera, allontanandosi sempre di più da tutto quel caos.

"Harry, amore, scusa se ti ho chiamato. Lo so che stai lavorando ma... Micol ha avuto un incubo, sta piangendo da dieci minuti e non so che cosa fare per calmarla. Non fa altro che chiedere di te."

"Cosa? Micol è con te?" le chiede Harry sconvolto e il cuore gli fa improvvisamente male quando sente il pianto di sua figlia farsi più vicino. "Rachel dov'è?"

"Non lo so, Harry, mi ha lasciato la bambina dopo che è andata a prenderla da scuola e mi ha detto che sarebbe passata a prenderla verso le sei di oggi pomeriggio, ma non è mai arrivata. Non risponde neanche a telefono, Micol era stanca e così l'ho messa a dormire in camera tua un'ora fa, ma adesso si è svegliata e..."

"Mamma, ho capito, passami mia figlia" sospira Harry, cercando di mantenere la calma e non pensare a dove sia finita sua moglie e che cosa stia facendo di così tanto importante da farle dimenticare della loro bambina.

Aspetta per qualche istante, il pianto di Micol che si fa sempre più vicino, poi all'improvviso sente la sua voce strozzata a telefono e subito dopo il cuore che si fa in mille pezzi minuscoli. È la cosa che odia di più al mondo sentire la sua bambina piangere.

"Amore mio... ehi, sono io. Sono papà. Che succede? Me lo dici che cosa hai sognato di tanto brutto?" ma Micol sta piangendo così forte che non riesce neanche a rispondere ed Harry le da qualche istante di tempo, prima di parlare un'altra volta. "Amore, chiudi gli occhi e fa finta che papà sia lì con te. Sì? Puoi farlo? Puoi fare questo per me? Chiudi gli occhi e respira."

Aspetta ancora, dall'altra parte sente il pianto di Micol placarsi appena un po' e infine il suo respiro che comincia a diventare un po' più regolare. "Brava peste, continua così. Me lo vuoi dire che cosa hai sognato? Te lo ricordi?"

"Mi ricordo solo che- che era tutto buio, ed ero sola, e poi non ricordo più niente papà. Ricordo solo che ho avuto tanta paura."

"Eri sola, hai detto?" mormora Harry, poggiandosi alla ringhiera e passandosi le dita tra i capelli. "Era solo un incubo. Dici alla nonna di accenderti la televisione, così ti tiene compagnia mentre ti riaddormenti."

Come un GirasoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora