Camera 206

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Louis capisce di essere davvero rovinato quando, due giorni dopo, l'unico vero motivo del suo buon umore è Micol che finalmente verrà dimessa dall'ospedale.

Si rende conto che dopo quella dannata gravidanza è stata questa la sua più grande preoccupazione, e lo sapeva, era perfettamente consapevole che non fosse niente di grave, niente di risolvibile in più di qualche giorno, lo ha sempre saputo, eppure si rende conto che da un po' di tempo ha cominciato a pensare e ad agire come... come un padre.

Le preoccupazioni inutili, le piccole gioie che solo una figlia ti sa dare, tutte cose che Louis non pensava mai di poter provare. Che credeva di non poter mai provare. Non con la figlia di qualcun altro, soprattutto.

Non vuole lasciarsi sopraffare anche da quest'altro pensiero perché è veramente affezionato a Micol e non ha intenzione di preoccuparsi per questo. Vuole soltanto essere felice per il suo ritorno a casa.

Prende un autobus di prima mattina per andare in ospedale e quando arriva trova seduti in sala d'attesa Anne e Des, e si avvicina subito a loro per salutarli. "Buongiorno, signor Styles, signora Styles..."

"Basta con queste formalità, Louis" risponde Anne, guardandolo con affetto. "Puoi benissimo chiamarci per nome. Come mai sei qui?"

Oh, bella domanda. Perché mai è qui?

"Io..." comincia, lasciando scivolare poi lo sguardo sulla busta che sta stringendo tra le dita delle mani. "Sono venuto a fare una sorpresa a Micol, e a portarle un regalo. A proposito, non è ancora orario di visite... vero?"

"Vero, ma la mattina delle dimissioni non ti dicono mai niente. Vai pure. Se qualcuno dovesse fermarti, dici semplicemente che tua... nipote, deve essere dimessa stamattina e che vuoi dare una mano."

"Grazie del consiglio, sign- uhm, Anne. Allora io vado."

Si guarda intorno con fare furtivo prima di dirigersi velocemente verso la stanza 16, ed è così preoccupato dal fatto che qualcuno possa beccarlo che non bussa neanche alla porta, si limita a sgattaiolare dentro e a chiudersela velocemente alle spalle. "Oddio, scusate l'invasione" mormora, quando finalmente si ritrova faccia a faccia con Micol, che se ne sta seduta sul letto con le gambe a penzoloni ed Harry, che sta finendo di riempire la sua borsa.

"Louis, che bello! Torni a casa con noi!" esclama Micol contenta, scendendo dal letto e correndo ad abbracciarlo. "Oddio, e mi hai pure portato un regalo. Non sono più le serie tv ad alzarmi le aspettative sugli uomini, ormai. Sei tu."

"Micol!" esclama Harry, sconvolto. "Quali aspettative sugli uomini vorresti avere tu che hai sette anni?" sbotta, interrompendo quello che stava facendo per guardare sua figlia.

"Tranquillo, papà, non sono innamorata di Louis. Lo vedo più come uno di famiglia" gli dice, mentre prende la busta che Louis gli ha portato e tira fuori un piccolo pacchetto regalo. Lo scarta e... "Louis, ma questo è il primo libro di Harry Potter!"

"Sì, piccola, lo è. Ed è una versione anche abbastanza vecchia, perché non l'ho comprato oggi... era mio. È stato il primo vero libro che io abbia mai letto, ci tengo tanto ma so che tu me lo tratterai con estrema cura. Vero?" le domanda Louis, con tono di avvertimento.

Se Zayn sapesse che ha regalato questo libro ad una bambina di sette anni lo farebbe rinchiudere in una clinica psichiatra perché sa quando lui ci tenga, ma Louis sa anche che aveva la sua stessa età quando suo cugino glielo ha regalato. Ed è contento adesso di dare qualcosa che è così importante per lui, proprio a Micol. Ha intenzione anche di darle gli altri libri se è per questo.

"Verissimo, ti prometto che non te ne farò pentire. Grazie" gli dice Micol entusiasta, alzandosi sulle punte dei piedi per abbracciarlo forte. "Ti voglio bene, Louis. Tanto."

Come un GirasoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora