Capitolo 4.

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Venere
È ora di cena e ci troviamo in mensa, sono seduta al tavolo con Ciro e  i suoi "fedelissimi", in poco tempo mi ritrovo a giocare con il purè nel piatto <<Pcchè nun magn? >> <<Non ho tanta fame Edo >> lo vedo fare un sospiro profondo <<Venere almen coccos t preg>> scuoto la testa e lo vedo sbuffare, mi perdo a guardare un punto fisso della mensa sento qualcuno scuotermi il braccio <<A che pensi? >> <<Solite cose Ciro>> poco tempo dopo ci ritroviamo di nuovo nelle nostre celle; i ragazzi sono andati nelle docce e sono rimasta da sola sul mio letto quando vedo avvicinarsi un ragazzo, in un attimo mi mette le mano al collo e stringe talmente forte fino a mancarmi il respiro, non so con quale forza urlo e urlo ancora, sentiamo dei passi e lui esce velocemente dalla cella non prima però di dirmi una cosa che mi fa congelare letteralmente.
Ciro
Siamo nelle docce comuni, sinceramente mi so scocciato pure di prendere in giro il chiattillo e il piecuro, io e Edo stiamo ridendo per una cosa quando sentiamo un urlo provenire dal nostro dormitorio in un secondo ci fiondiamo tutti fuori dalle docce per vedere cosa sia successo. Giriamo nelle varie celle ma appena arrivati nella nostra mi sento morire, c'è Venere sdraiata atterra con gli occhi chiusi, Beppe, il comandante e la direttrice che cercano di svegliarlo. <<VENERE>> Edo si fionda subito atterra accanto a lei e cerca di svegliarla <<Aspiett Edua amm purta in infermeria >> dico facendomi avanti e con il permesso della direttrice la prendo tra le mie braccia e ci abbiamo verso l'infermeria. Appena arrivati, l'infermiera mi fa poggiare Venere sul lettino e fa uscire tutti fuori; sarà una lunga nottata.

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