ian gallagher

11 1 0
                                    

"buongiorno splendore". la sua voce calda e rassicurante è il primo suono che sento non appena mi sveglio. ancora assonnata, apro gli occhi e, mentre allungo le braccia per sgranchirmi un po', vedo delle lenzuola sul parquet. probabilmente sono le stesse che mi proteggevano dal freddo stanotte. mentre osservo quel tessuto di un bianco candido, bruscamente appollottato ai piedi del letto, e le venature del legno lucido sul quale è poggiato, realizzo che non mi trovo in camera mia: è tutto diverso, la posizione dei mobili, le tende appese alle finestra che fanno trasparire deboli raggi di luce provenienti dall'esterno, la dimensione del letto, troppo grande per essere il mio. nonostante la mia mente si stia sforzando di ricordare il motivo per cui sono qui, vedo il lenzuolo sparire dalla mia visuale, trascinato dalla premurosa mano di un ragazzo.
"tiri un sacco di calci mentre dormi". nonostante avessi intuito che c'era qualcun altro in questa stanza non mia, la sua voce mi fa trasalire e, senza volere, emetto un lieve sussulto.
con il lenzuolo ancora tra le mani, lo vedo abbassarsi per riuscire a incontrare il mio sguardo: "scusa, non volevo spaventarti". inizialmente quello che vedo è un ragazzo dal viso familiare, i lineamenti dolci, le lentiggini, un sorrisetto stampato sulle labbra. l'elemento che però mi fa capire esattamente chi è la persona davanti a me sono i suoi capelli rossi, simili a una fiamma costantemente viva, che sprigiona contemporaneamente calore e passione.
mentre cerco di ricordarmi il suo nome, mi cadono gli occhi su quel fisico perfetto, le spalle possenti, gli addominali ben scolpiti che probabilmente si è procurato allenandosi regolarmente. rendendomi conto dopo qualche secondo che squadrarlo così potrebbe risultare offensivo, riporto subito lo sguardo verso il suo viso. dopo aver pronunciato queste parole mi porge la mano e, non appena viene in contatto con la mia, mi stupisco della sua stretta così delicata in contrapposizione al suo fisico imponente. mentre proviamo a presentarci in un modo credibile, mi ritorna alla mente tutto quello che è successo ieri sera. guardandolo in faccia, le immagini impresse nella mia testa si fanno sempre più vivide. e poi, non appena sblocco QUEL ricordo, ritraggono la mano e abbasso lo sguardo, la vergogna che cresce sempre di più dentro di me. lui, con fare preoccupato, mi chiede: "va tutto bene?". non riesco a guardarlo in faccia e, dopo infiniti secondi di silenzio passati a guardare il parquet, io faccio per scusarmi, ma lui mi precede: "non preoccuparti per ieri sera". il senso di colpa inizia a divorarmi e, sforzandomi di non piangere, con le guance che vanno a fuoco, provo nuovamente a scusarmi: "mi dispiace..."
ovviamente il mio tentativo di comporre una frase complessa per scusarmi in modo rispettabile e rispettoso è fallito miseramente. sono uscite solo quelle banali, insulse parole che le persone usano quando non sanno che altro dire. distolgo di nuovo lo sguardo da lui e mi rendo conto che indosso ancora il vestito di ieri sera, mi lascia gambe, spalle e schiena scoperte; fin troppo provocante per questa situazione, così, assalita dal panico, mi alzo improvvisamente dal letto e faccio per uscire da quella camera, tutt'a un tratto diventata soffocante.
sto per toccare la maniglia quando sento una mano stringermi il braccio "dove stai andando?". so solo che dovrei andarmene anche se vorrei restare con lui, dunque gli rispondo: "ti ringrazio per avermi portato a casa tua e per essere stato gentile con me, ma è meglio che vada". però, senza neanche rendermene conto mi avvicino di nuovo lui e sento la presa sul mio braccio allentarsi. dopo avermi lasciata del tutto, lui riprende la parola: "per me non è un problema, possiamo fare come ieri sera"
non appena sento quest'affermazione inizio a sentire l'impulso di fiondarmi sulle sue labbra e di baciarlo senza neanche la necessità di dover prendere fiato. in un batter d'occhio, le mie labbra sono sulle sue, lui esplora il mio corpo con le stesse mani che prima avevo il timore di stringere e io faccio scorrere le mani su quelle spalle possenti per poi arrivare ai suoi capelli. riesco a sentire il suo respiro, il suo profumo entra nelle mie narici per non uscire più e nel mio ventre iniziano a frullare quelle che solitamente chiamiamo "farfalle nello stomaco". il tempo si ferma, ma noi continuiamo a muoverci, proprio come ieri notte.

just thinkingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora