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La spiaggia di La Push era esattamente come la ricordava: grande, profonda e si apriva e chiudeva attraverso scogli enormi che la frammentavano, creando anfratti e insenature, dove l'acqua giocava col dare ed il togliere dell' onda e della risacca.

La sabbia era nera e fine, come terra erosa e annegata, e rendeva nero anche il mare agitato da correnti in continua guerra tra loro. Il vento costante animava la superficie dell'acqua increspandola, rendendola viva, come la pelle di un animale in movimento. Tutto era sospeso tra realtà e soprannaturale e chiunque, anche un umano del tutto estraneo ai mondi sommersi e sconosciuti che animavano quel luogo, avrebbe percepito quell'esplosione degli elementi naturali in perfetta sintonia con miti e leggende.

Quella sera i ragazzi della riserva avrebbero festeggiato l'arrivo dell'estate con un falò. I tronchi erano accatastati nell'enorme pira, che bruciava di un fuoco caldo e guizzante, con le lingue rosse che salivano nel cielo scuro.

Faceva ancora piuttosto freddo, ma nessuno sembrava farci caso: la temperatura corporea dei ragazzi era così alta da scaldare sé stessi e coloro che avevano vicino.

Jacob sedeva con la schiena appoggiata ad un grosso tronco consumato dalla salsedine e scolpito dal mare. Tra le sue gambe divaricate, Renesmee si lasciava riscaldare dal calore del mezzo lupo, le braccia distese su quelle di lui, le gambe incrociate e la schiena completamente abbandonata sul torace ampio.

Il ragazzo le cingeva la vita, in una stretta che sembrava voler annullare qualunque distanza, le mani intrappolavano quelle piccole di Renesmee ed il mento era appoggiato sulla sua spalla, rivolgendo il viso verso la linea del collo, perché potesse respirare appieno l'odore della pelle, che in quel punto, sembrava più intenso e coinvolgente.

L'attenzione di tutti era rivolta a Billy ed agli altri anziani della riserva, che a turno, raccontavano storie e leggende secolari dei Quileutes.

L'attenzione di Jacob, la sua mente, ogni centimetro del corpo e ogni estensione dell'anima, invece, erano completamente in ostaggio di Renesmee, del suo respiro, dei capelli capricciosi, degli occhi vivi e guizzanti come le fiamme del falò.

- Quanto pensi di poter restare? - le chiese, spostando le labbra e sfiorandole delicatamente la pelle.

- E tu, quanto pensi di potermi sopportare? - rispose, reclinando leggermente il capo, come per offrirgli il collo da un'altra angolazione.

- Dipende ... - ribatté, con la voce profonda, fermando ad un millimetro le labbra dal lobo.

- Da cosa? - insistette, chiudendo gli occhi e perdendosi completamente.

- Da quanto sei cresciuta! - sorrise senza cambiare posizione.

- Sono cresciuta, parecchio! Non lo vedi che sono cresciuta? - chiese maliziosa.

- Lo vedo, sarà almeno un anno che lo vedo! - le rispose, stringendo di più la presa. - Ma io intendevo quanto sei cresciuta qui ... - disse, spostando la bocca sulla tempia e lasciandovi un piccolo bacio. - Il fatto che tu sia qui implica molti cambiamenti, cambiamenti radicali, piccola! - le rivelò.

- Ti riferisci all'imprinting? Al fatto che, ora che sono adulta, anche il nostro modo di stare insieme deve ... crescere? - chiese a metà tra il malizioso e l'intimorito.

- Anche questo dipende, da te ... - cercò di spiegarle, poggiando la guancia sulla sua. - Io sono qui, sono sempre stato qui, dal momento in cui mi hai guardato la prima volta. Ho cercato di essere ciò di cui avevi bisogno: ti ho protetta e difesa come un padre; ti ho accompagnata come un fratello; ti ho ascoltata come un amico continuerò a farlo, sempre, anche ora che sei cresciuta. Sarò quello che sono stato e, se tu vorrai, sarò anche di più ... - disse deciso, anche se il cuore perdeva un colpo ad ogni frase che pronunciava.

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