XI

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Il sentiero dalla rupe alla riserva non era mai stato più lungo e più quieto.
L'avevano percorso lentamente tenendosi per mano, le dita intrecciate e gli occhi puntati gli uni sul viso dell'altro, a scorgere quei piccoli particolari conosciuti da sempre, eppure nuovi, come nuovo era il loro legame.
Non avevano scambiato che poche parole: i loro occhi, da sempre, erano stati capaci di sostituirle, di colmare i silenzi, che, per quelli all'oscuro dell'intensità del loro rapporto, sarebbero sembrati imbarazzanti e vuoti.
Si erano sorrisi spesso, anzi non avevano fatto altro ogni volta che gli sguardi si erano incrociati, come se, pur non essendo necessarie le parole, avessero sentito comunque il bisogno di fare uscire dai propri corpi l'appagamento che li faceva vibrare, come se tutta quella furia di sentimenti, a lungo nascosti e repressi, avesse finalmente trovato il suo sfogo, la sua foce naturale.
- Renesmee, tesoro! - urlò Edward, nel vederli arrivare.
Li avevano aspettati per ore, in preda all'angoscia di non sapere dove fossero e chiedendosi cosa avesse impedito a Jacob di restituire alle proprie braccia la figlia, così come aveva assicurato loro.
La giovane si tuffò tra le braccia del padre, con l'impeto di una bambina che cerca conforto e perdono dopo aver disobbedito.
- Papà ... - lo chiamò, con un sussurro, affondando il viso sul petto senza vita di lui.
- Piccola mia ... - intervenne Bella, mentre si univa all'abbraccio. - Jake ... - lo richiamò, con tono di rimprovero. - Avevi detto che vi avremmo trovati qui al nostro arrivo! - continuò, carezzando, amorevole, i capelli ribelli della figlia.
- Scusa, Bells ... - si giustificò, - ... ma io e Nessie dovevamo ... chiarirci. - terminò, ostentando un sorriso malizioso e soddisfatto e rincorrendo gli occhi intimiditi di Renesmee.
- Cane! - urlò il vampiro, cogliendo nei pensieri di Jacob i particolari della loro notte. - Cane bastardo! Come hai potuto? - infierì, stringendo ancora di più le braccia intorno alle spalle della figlia, quasi dovesse proteggerla.
- Edward? - lo richiamò Bella, interdetta, frenando la rabbia del marito, di cui non riusciva a comprendere le ragioni.
- Come hai potuto metterle le mani addosso? - ringhiò, come un animale pronto ad attaccare.
- Papà ... - intervenne Renesmee, stringendolo più forte.
- La tua capacità di leggere nella mente comincia a perdere colpi, Cullen! - l'apostrofò il mezzo lupo, con lo stesso tono offensivo, che il vampiro aveva usato con lui. - Io non le ho messo le mani addosso ... - lo corresse, sfrontato, - Io ho fatto l'amore con lei! - precisò, sfidandolo e schernendolo per la rabbia che lampeggiava negli occhi del suo rivale.
- Maledetto, stavolta ti uccido ... - lo minacciò, spingendo via dalle sue braccia Renesmee, che aveva tentato invano di trattenerlo.
- E fallo ... - lo provocò con sufficienza Jacob, mantenendo fermo lo sguardo di sfida sul nemico, con il puro, sadico intento di moltiplicare il delirio di Edward. - Non fai altro che ripeterlo, senza provarci mai, Cullen ... Comincio a credere che anche tu sappia di non esserne capace. - finì, stavolta compiendo qualche passo verso di lui, con i pugni serrati e le nocche delle dita sbiancate dalla pressione.
- Jake, ti prego ... - lo richiamò la mezza vampira, interponendosi tra i due.
- Perché, Jacob? - intervenne Bella, furente. - Avevamo deciso che doveste stare lontani, per il bene di ... tutti. - concluse, abbassando il tono di voce, cercando così di calmare anche Edward.
- No, voi avete deciso ... per me e per lei. - la interruppe il giovane, - La mia colpa è stata di averlo accettato. Io volevo solo ... Io credevo di proteggerla ... - si giustificò, con più calma nella voce, comunque ancora vibrante di rabbia, stringendo la mano di Renesmee.
- E cosa è cambiato, Jacob? - chiese, nel tentativo fallito in partenza, di convincerlo, come se avesse dimenticato la sua testarda risolutezza, la profondità con cui amava sua figlia e la necessità, anche fisica, di far parte della sua vita.
- Dopo stanotte ... dopo aver sentito che prova ciò che sento io, lo stesso desiderio ... la stessa voglia di toccarmi, di avermi accanto ... di essere mia ... Dopo questo ... tutto è cambiato. - confessò, aprendo il cuore a lei, la sua amica, l'unica che sperava potesse capirlo.
Bella non poteva aver dimenticato il dolore e il senso di vuoto infinito che l'avevano consumata nei mesi in cui Edward l'aveva lasciata.
- Stai commettendo un errore, Jacob ... La metti in pericolo, le neghi la possibilità del futuro sereno e sicuro che merita ... - lo avvertì sconfitta, ma non ancora rassegnata.
- Se ti riferisci ai Volturi ... andremo via! Così metteremo al sicuro le nostre famiglie ed il branco. - intervenne Renesmee, rivolgendo lo sguardo verso Jacob, per trovare il suo assenso.
- Vi troverebbero, anche in capo al mondo, Renesmee ... e, comunque, la vostra fuga non risparmierebbe la loro sete di vendetta ... - constatò, con amarezza il padre, mentre continuava a fissare un punto indefinito della boscaglia, pur di non incontrare gli occhi della figlia, che ormai non era più la sua bambina.
- Allora combatteremo! - irruppe la voce tonante del vecchio capobranco.
- Sam ... - si voltò Jacob, che infervorato dalla faida, non si era accorto, come gli altri, della sua presenza.
Il vecchio alfa se ne stava qualche metro più indietro, circondato da tutti gli altri componenti del branco, con l'autorità e la forza che tutti ammiravano.
- Non posso chiedervi ancora di rischiare la vita per me, per noi ... - continuò Jacob, stringendosi a Renesmee.
- Questa è la tua terra, Jake. - non esitò a rispondergli. - E questa la tua famiglia. - disse indicando Embry e Quil, Paul e Jared e tutti gli altri lupi più giovani. -Combatteremo ogni tua battaglia, fratello ... - si intromise Seth, deciso, e accompagnato dall'espressione d'assenso di Leah.
- Non posso impedirvelo, ma non posso neanche accettarlo ... - commentò Edward, riportando lo sguardo d'ambra sulla figlia. - ... E tu ... - continuò, addolcendo il tono, - Sai dove trovarci ... - terminò, con l'ultimo barlume di speranza di poterla convincere.
- Non posso, papà ... sai anche tu che non si può stare lontani da chi si ama! - gli rispose con un sussurro deciso, nonostante il resto del corpo tremasse nel vedere i suoi genitori allontanarsi.
Rivolse poi i suoi occhi di cioccolato, ancora bagnati di lacrime, verso i ragazzi del branco, ringraziandoli silenziosamente con un sorriso malinconico e grato insieme.
- Ormai fai parte del branco, principessa! - le rispose, dissacrante, Leah, non nascondendo, però, un sorriso. - Se sta bene a te ... Ma sta' attenta alle pulci! - le raccomandò, fintamente acida e scostante.Jacob sorrise e con lui tutti gli altri, mentre ciascuno si incamminava verso la propria casa.
- Sta' tranquilla, piccola. Si sistemerà tutto. - le sussurrò dolcissimo, quando furono soli. - Dagli solo il tempo di abituarsi all'idea. - la rassicurò, stringendole il viso stanco e teso tra le mani calde. - Tra un paio di giorni, andrai a parlargli, tu da sola - suggerì. - Credo che la mia presenza lo faccia ... imbestialire! - rise provocatore.
- Sei stato ... - cercò di bacchettarlo Renesmee, trattenendo a stento un sorriso.
- Attenzione, miss Cullen: una signorina per bene non dovrebbe neanche pensarle certe parole ... - la interruppe, come fosse stato il suo istitutore.
- Stupido! - lo ammonì, mettendo un adorabile finto broncio. - Non fai che provocarlo ... - continuò.
- E' colpa sua! - si giustificò Jacob, alzando le mani, in un gesto teatrale, per scrollarsi da ogni responsabilità. - Eppure, nessuno più di lui dovrebbe sapere quanto ti amo. - terminò, strofinando la guancia ruvida sulla pelle d'alabastro della giovane, proprio come un cucciolo di lupo che dimostra il suo affetto.
- Forse è proprio questo il punto: non deve fargli bene sapere "quanto mi hai amato" stanotte. - spiegò, portando le mani di lui a cingerle la vita sottile, maliziosa, ma con le guancie in fiamme, come una ragazzina al primo bacio.
- Peggio per lui ... - incalzò Jacob. - Tanto al desiderio di te non c'è rimedio ... - confessò, percorrendo con le labbra e con la voce, la distanza tra il lobo dell'orecchio e la bocca di lei, pronta ad accogliere la sua.
- Sembra quasi una malattia. - lo riprese tra un bacio e l'altro, con le proprie mani che gli scorrevano lungo la cintura dei pantaloncini.
- Lo è! - precisò, compiendo con la punta delle dita lo stesso gesto sensuale, facendola avvicinare ancora di più. - E' una febbre ... ti svuota la mente, ti consuma e ti brucia ogni fibra del corpo finché non l'appaghi ... - continuò lieve e preciso, insinuando tra le sue labbra la punta dell'indice.
- Muhm ... - mugolò la ragazza. - Ed è contagiosa? - chiese chiudendo gli occhi.
- Dimmelo tu ... - le rispose con un sussurro.
- Io ... - provò a rispondere. - ... Mi gira la testa e le labbra mi bruciano e credo che ... potrei smettere di respirare, se adesso uscissi dalle tue braccia ... - spiegò confusamente, mentre corpo e mente si perdevano nel profumo di lui.
- Allora siamo spacciati! - sorrise sulle labbra di lei e le lasciò scivolare le mani nelle tasche posteriori dei jeans.
- Ci serve un dottore? - farfugliò, con la voce contraffatta dal desiderio.
- No, piccola ... ci serve un letto .... - precisò, prendendola tra le braccia ed incamminandosi vero casa.

Buonasera a tutti!
Ecco il nuovo capitolo.
Grazie, come sempre dell'entusiasmo con cui accogliete ogni aggiornamento, dei commenti e dei voti.
Alla prossima!

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Se vi piacciono le storie d'amore, di intrighi e passione, ma soprattutto le storie ambientate nel passato, date un'occhiata alla mia In nome del sangue, in nome dell'amore.
Un bacio.

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